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L’amanita rubescens si presenta con un cappello del diametro compreso tra sei e diciotto centimetri, di colore bruno e rossastro, perfettamente convesso e con margini irregolari, poi lievemente piatto negli esemplari adulti. Lo stesso può presentare anche delle verruche rossastre sotto la cuticola, che si stacca facilmente dal cappello. Le lamelle sono bianche e tendenti al rosso nel caso di sfregamento e nei funghi più vecchi. Il gambo, del diametro di circa due centimetri, è alto anche dodici centimetri. Compatto e pieno negli esemplari giovani, il gambo diventa più frastagliato e tubolare negli esemplari adulti. Lo stesso è di colore bianco tendente al rosso nella zona dell’anello. La volva è poco evidente e collocata nella parte del bulbo come un componente marginale. L’anello, di colore bianco come il gambo, si trova nella parte alta di quest’ultimo.
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L’amanita rubescens cresce sia in pianura che in montagna. Gli esemplari maturano dall’estate all’autunno nei boschi di latifoglie e di conifere. Le spore sono bianche, massive, amiloidi e di forma ovoidale.
L’amanita rubescens è un fungo molto velenoso da crudo. Per mangiarlo, bisogna prima cuocerlo a temperature superiori ai sessanta gradi. Meglio non grigliarlo, perché le parti interne potrebbero rimanere crude. La cottura completa, invece, elimina dal fungo delle tossine termolabili chiamate “emolisine”. Queste tossine, se ingerite, possono causare una grave crisi emolitica. L’odore della carne del fungo è lieve, non rilevante, il sapore è invece gradevole, aromatico, dolce e lievemente acidulo.
L’amanita rubescens può essere facilmente confusa con l’amanita pantherina, fungo velenoso e mortale. La stessa può essere confusa anche con l’amanita spissa, fungo che presenta le stesse caratteristiche del rubescens, ovvero: velenoso da crudo e commestibile da cotto. Quest’ultimo fungo comunque è poco ricercato e consumato perché di scadente qualità.
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