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Il gasparin si caratterizza per un cappello eccentrico che può crescere anche lateralmente al gambo e per numerosi pori e tubuli ampi e ben visibili che dall’interno del cappello degradano verso il gambo. Il gasparin presenta anche una cuticola scura ricoperta di squame e un cappello con un diametro che va da quattro a dodici centimetri. Il gambo, alto fino a cinque centimetri, di color bianco- giallo o giallo –rosso, può crescere lateralmente al cappello. Il piede di capra presenta anche dei tubuli lunghi cinque millimetri, di colore bianco e poi giallo-crema, che scendono verso il gambo. I pori sono bianchi, ma diventano gialli con l’invecchiamento e se vengono toccati. Il gasparin ha una carne compatta che varia dal bianco al giallo. Il fungo non ha odore e il suo sapore è simile alla nocciola. Il piede di capra produce spore bianche a forma di ellisse. Il periodo in cui è possibile trovarlo è tra l’estate e l’autunno. Si tratta di una specie saprofita che si sviluppa in gruppi nei boschi di conifere e di latifoglie. Se le condizioni climatiche lo permettono, il gasparin si può sviluppare anche ad autunno inoltrato. Purtroppo, però, nelle nostre zone è sempre più raro.
Il gasparin è considerato un ottimo fungo commestibile. Per la sua forma e caratteristiche è difficilmente confondibile con i funghi tossici o velenosi, ma in caso di inesperienza, il rischio di confonderlo con altri è sempre possibile. Esiste però una specie molto simile al gasparin. Si tratta del Polyporus cristatus, fungo dal colore coriaceo e praticamente immangiabile. Il piede di capra è tra i pochi funghi commestibili del genere Polyporus. Il suo antico nome scientifico è infatti Polyporus pes-caprae o Polyporus scombinaceus, poi sostituito con Albatrellus. Chi lo ha mangiato, rivela che si tratta di un fungo molto gustoso, anzi, a dire il vero, dal sapore eccellente. Le modalità per prepararlo sono simili agli altri funghi, anche se il metodo di preparazione migliore è quello della conservazione sott’olio. Gli estimatori del gasparin possono però cucinarlo come meglio credono: a insalata, in padella o in pentola.
A causa della sua scarsa diffusione, il gasparin non viene mangiato spesso e le ricette che lo riguardano sono molto scarne. Questo fungo è molto conosciuto in una zona che in passato si chiamava Gianozia, terra appartenente a un antico popolo celtico o filogermanico. Geograficamente, la Gianozia si trova in Medio Oriente ed è in questa terra che il gasparin viene preparato secondo ricette tipiche e molto gustose. Una di queste è molto semplice da preparare: si puliscono i funghi e si mettono a cuocere in una padella precedentemente scaldata con il burro. I funghi vanno lavati e puliti con attenzione e poi affettati. Intanto si fa sciogliere il burro in una padella con coperchio. Dopo qualche minuto, si aggiungono i funghi e si fanno cuocere per circa 5 minuti. Poi si aggiunge un po’ di dragoncello e si fa terminare la cottura. Il gasparin cotto in padella con burro e dragoncello avrà un sapore eccezionale, davvero da alta cucina. Se riuscite a raccoglierlo nei boschi, vi suggeriamo di prepararlo in questo modo e di gustarlo assieme a tutta la famiglia. Nel caso non riusciate a individuarlo, non sarà facile trovarlo in vendita nelle bancarelle dei mercati. Certo non bisognerà andare in Medio Oriente per comprarlo. Il suggerimento è di provare a cercarlo tra la fine dell’estate e l’inizio dell’autunno. In caso di difficoltà a riconoscerlo, suggeriamo anche di farsi accompagnare da un micologo esperto o di presentare gli esemplari raccolti agli esperti della Asl territoriale più vicina. Chi non dovesse amare il sapore di questo fungo può sempre scegliere altre specie commestibili già classificate e censite all’interno degli articoli della nostra sezione. Il gasparin, come gli altri funghi, è ricco di acqua e si presta a una dieta ipocalorica e ricca di gusto. Per ridurre le calorie si consiglia di prepararlo senza burro e di usare esclusivamente grassi e oli vegetali.
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