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Il coprinus comatus si sviluppa dalla primavera all’autunno su resti di materiale organico. Cresce isolato o a gruppi, negli orti, nei terreni agricoli sabbiosi, sciolti e ricchi di sostanza organica. A volte il fungo attecchisce anche nei suoli ricchi di truciolati o resti organici di legna in decomposizione o segatura. Per queste caratteristiche e ricreando le stesse condizioni del terreno, è molto semplice coltivarlo. Il coprinus comatus presenta un cappello stretto, dritto, lungo, bianco e pieno di squame. L’altezza di questa struttura è compresa tra cinque e venti centimetri, mentre il diametro è tra tre e sette centimetri, la sua forma è tondeggiande e campanulata. Per avere un’idea basta immaginare un ombrello chiuso. La cuticola è bianca e squamosa. Dapprima bianca e setosa, questa parte si indebolisce subito frammentandosi in squame di colore bianco o scuro su sfondo bianco. Gli esemplari giovani mantengono il cappello e le squame bianche, mentre quelli adulti presentano squame più scure e un cappello meno solido che produce una specie di inchiostro. Le lamelle sono sottili, diseguali, non legate al gambo. Prima bianche, diventano più scure fino ad assumere un colore rosato. Con il tempo diventano “deliquescenti”, cioè tendono a secernere una sostanza simile all’inchiostro. Il gambo è slanciato, cavo,cilindrico, bianco, serico, ingrossato alla base, staccabile dal cappello, ben radicato al suolo e segnato da fibre sottili sempre di colore bianco. L’anello centrale o basale è membranoso, mobile, bianco negli esemplari giovani e più scuro in quelli maturi che emettono le spore. Queste sono lisce, massive, ovoidali o ellittiche e di colore bruno. La carne del coprinus comatus ha un odore e un sapore non proprio particolari, ma comunque gradevoli. L’odore è più intenso negli esemplari esposti al sole.
Il coprinus comatus è un ottimo commestibile, a patto che si consumino solo gli esemplari giovani e che siano cotti appena raccolti. La carne, infatti, tende a deteriorarsi immediatamente. Sconsigliato, invece, il consumo degli esemplari vecchi. Questi tendono a emettere una specie di inchiostro che contiene una tossina, la coprina, in grado di causare la sindrome caprinica. Non si tratta di una patologia letale, ma sicuramente pericolosa per coloro che soffrono di malattie croniche o che sono debilitati da altre patologie. Gli esemplari giovani e freschi, quelli con il cappello bianco, si possono cucinare in padella con aglio, sale e burro. Si tratta di un classico metodo di preparazione per il coprinus comatus. E’ anche sconsigliato abbinare questo fungo alle bevande alcoliche. La presenza della coprina, infatti, si può attivare anche a distanza di ore dal consumo del fungo. Piccole quantità di tossina vengono attivate proprio dall’assunzione di alcool. Si dice anche che il coprunus comatus sia commestibile anche da crudo. In attesa di prove certe, è però consigliabile consumarlo esclusivamente da cotto.
Il coprinus comatus sembra possedere proprietà antiossidanti, immunostinolanti e anticancro. Alcuni studi hanno rivelato che l’inchiostro emesso dal fungo adulto conterebbe sostanze in grado di inibire le cellule del cancro al seno. Altre sostanze sembrano siano anche utili contro le malattie della prostata. Nei corpi fruttiferi del fungo è stata inoltre isolata una proteina che potrebbe inibire anche il cancro allo stomaco. Alcuni polisaccaridi estratti sempre dallo stesso fungo sembrano avere la proprietà di potenziare il sistema immunitario. Il coprinus comatus è anche consigliato ai diabetici per il suo effetto ipoglicemizzante.
Il coprinus comatus può anche essere coltivato in proprio. Cresce infatti nei terreni agricoli ricchi di sostanza organica. Per produrre gli esemplari di questo fungo basta avere una piccola porzione di terreno che contiene il micelio del fungo. Questa struttura deve essere mantenuta a temperatura e umidità costante per qualche giorno, fino a quando non si assiste allo sviluppo del carpoforo, cioè alla maturazione del fungo vero e proprio. Per facilitare la comparsa del coprinus comatus si può arricchire il terreno con legna in decomposizione, trucioli o segatura. Questi materiali favoriscono l’attecchimento del micelio e la diffusione delle spore.
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