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L’amanita phalloides, esteticamente, si presenta come un bel fungo. Alto, slanciato, con gambo sottile in alto e al centro, e ingrossato alla base. Il cappello, prima cavo, sferico, simile a quello di moltissimi altri funghi, con la crescita diventa concavo e attorcigliato come il cappello del sombrero messicano. La cuticola del cappello è verdognola, con variazioni che vanno dal grigio-verde, al grigio-giallo e o giallo-bruno. Le lamelle sono bianche, alte e libere dal gambo. Quest’ultimo è sempre bianco e a volte può presentare delle linee verdastre. Con la maturità, il gambo, da pieno, diventa vuoto e bulboso. La carne dell’amanita phalloides è sempre bianca, soda e con un colore che non muta al contatto con l’aria. L’odore del fungo e della sua cane è inesistente negli esemplari giovani, simile al miele negli esemplari adulti, e puzzolente negli esemplari vecchi. Spesso è possibile associare questo odore a quello dell’ammoniaca. Il sapore è simile a quello delle nocciole, anche se all’inizio è nullo. Le spore sono bianche, tonde e massive. L’amanita phalloides si sviluppa dall’estate all’autunno tra le fronde degli alberi. A volte è presente nei confini alberati di pascoli e praterie, anche se il suo habitat ideale sono le querce e i boschi di conifere.
La fama dell’amanita phalloides dipende dalla sua estrema pericolosità. Il fungo, infatti, è classificato tra le specie velenose e mortali. La semplice e casuale ingestione di un milligrammo per ogni chilo di peso di chi lo mangia, può causare la morte. La tossicità dell’amanita phalloides dipende da due classi di sostanze: aminitine e falloidine, molecole che bloccano la sintesi delle proteine facendo esplodere le cellule e mandando in necrosi il fegato. Queste sostanze non si disperdono nemmeno dopo la cottura, la conservazione o l’essiccazione. L’amanita phalloides è quindi un fungo da evitare. Va evitata anche l’ingestione casuale di piccole parti di fungo. Molti cercatori, per accertarsi della commestibilità degli esemplari da raccogliere, usano assaggiarne piccoli pezzetti. Nel caso si assaggino pezzi di amanita phalloides, meglio avere a portata di mano abbondante acqua per risciacquare immediatamente e più volte la bocca. Le sostanze tossiche dell’amanita phalloides si trasmettono anche ai funghi vicini. Quindi, se una specie commestibile si trova accanto all’amanita phalloides, è bene non raccoglierla e non assaggiarla. I danni da ingestione di amanita phalloides sono di solito irreversibili: le cellule si aprono rilasciando iodio e riempiendosi di potassio; il fegato si blocca e va in necrosi perché non è più in grado di assorbire le proteine. Quello che accade al fegato dopo aver mangiato amanita phalloides è simile ai sintomi dell’epatite virale fulminante. I sintomi, che danno vita alla cosiddetta “sindrome falloidea”, si manifestano entro 12, 24 o 48 ore dall’ingestione del fungo. Se si interviene immediatamente, è possibile evitare la morte, ma i danni epatici sono sempre irreversibili e richiedono il trapianto di fegato.
L’amanita phalloides, il cui nome latino Phalloides deriva dalla forma di fallo del fungo giovane, è facilmente confondibile con altre specie di funghi, sia tossici e sia commestibili. Quelli commestibili sono l’amanita cesarea, l’amanita vaginata ( commestibile da cotto) e alcuni funghi del genere russula virescens. La confusione con la russula avviene quando l’amanita phalloides viene raccolta senza la volva. Questa sacca, che ricopre il gambo del fungo, permette invece di poter distinguere l’amanita phalloides dalla russula virescens. Si confonde con i funghi buoni anche la varietà alba di amanita phalloides, che presenta un cappello giallo-bruno simile a quello dell’amanita cesarea. L’amanita phalloides è confondibile anche con altre specie velenose, tra cui l’amanita virosa, fungo altrettanto mortale. Allo stadio giovanile, quando l’amanita phalloides presenta la forma di un ovulo ( da cui deriva anche il nome comune “ovolo bastardo”), può essere confusa con i funghi appartenenti al genere Lycoperdone, ovvero le vesce. Altri nomi comuni dell’amanita phalloides sono “coppa della morte” e “angelo sterminatore”.
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