L’amanita muscaria è un fungo che compare in autunno nei boschi di conifere e latifoglie. E’ ampiamente diffuso nel Nord Italia, nei paesi dell’Est e con le giuste condizioni climatiche si trova abbondantemente un po’ dappertutto. Gli esemplari si presentano con il classico cappello circolare dei funghi. Questa struttura ha un diametro che va da sei a venti centimetri, è colorata di rosso e presenta delle verruche biancastre che rappresentano i resti del velo. La cuticola è umida o viscida, il gambo è cilindrico e abbastanza stretto o slanciato. Lo stesso presenta anello e volva e raggiunge anche un’altezza di venticinque centimetri. La sua base è bulbosa, poi cava, con delle squame simili alla forfora. Le lamelle sono fitte, separate tra l’una e l’altra con all’interno delle lamellule. Queste strutture sviluppano l’imenio, parte fertile del fungo che emette le spore, di solito bianche, massive e di forma ovale. L’amanita muscaria ha una carne inodore, dolciastra, bianca, soda e giallastra sotto la cuticola e il cappello. Nella fase giovanile, il fungo si presenta come una sfera simile a un uovo. Questa sfera, dopo la maturazione, si apre assumendo la classica forma del cappello. Da questa caratteristica deriva anche il nome comune del fungo, che viene chiamato anche “ovulo malefico” oppure“ovolaccio” Altro nome comune dell’amanita muscaria è “cappero allucinogeno”. Esistono diverse varietà di amanita muscaria, circa sette. Una di queste, l’amanita muscaria aureola, con cappello arancione e senza verruche bianche, può essere facilmente confusa con l’amanita caesarea, fungo commestibile.
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L’amanita muscaria è un fungo velenoso, non si può quindi consumare. La sua non commestibilità dipende dal fatto che contiene delle sostanze in grado di agire sul sistema nervoso e neurologico causando sintomi psicomotori, come allucinazioni, deliri e tremori. L’ingestione casuale del fungo provoca anche la cosiddetta “sindrome panterina”, dal nome di un altro fungo velenoso, l’amanita phalloides. Questa sindrome comprende anche disturbi gastrointestinali ( non sempre presenti), dilatazione delle pupille, modifica del battito cardiaco, allucinazioni olfattive e visive, depressione, sensazione di sognare e mania di suicidio. Le sostanze neuroattive del fungo sono l’acido ibotenico, il muscimolo e il muscazone. La concentrazione di muscazione varia in base alla zona di raccolta del fungo e non permette di identificare tutti i disturbi che è in grado di provocare nell’uomo. La muscarina invece è sempre presente in tutti gli esemplari. Questa sostanza viene completamente eliminata con le urine, che la contengono intatta, cioè con la sua formulazione originaria. In passato,infatti, i popoli antichi bevevano l’urina di chi aveva mangiato l’amanita muscaria per provare sensazioni allucinatorie. Altre sostanze psicotrope isolate nel fungo sono l’atropina, responsabile delle dilatazioni pupillari e la bufotenina, altra sostanza neuroattiva presente in una razza di rospi che in passato veniva usata per preparare i filtri delle streghe.
Per i suoi effetti psicotropi, l’amanita muscaria è stata da secoli usata per i riti di iniziazione degli sciamani. Fin dai tempi remoti era noto che il fungo provocasse allucinazioni. Nei riti di iniziazione si usava quindi bere l’urina di chi aveva mangiato amanita muscaria. In genere si beveva la quinta o sesta emissione di “pipì”, poiché questa conteneva sostanze allucinogene, ma non tutte le altre sostanze tossiche del fungo. Agli inizi del Novecento, alcuni scienziati usarono l’amanita muscaria per estrarre un preparato che uccideva le mosche, da qui deriva probabilmente il nome “muscaria”. Non tutte le mosche trattate con gli estratti dell’amanita però morivano. Si vide invece che gli estratti bloccavano la crescita delle larve di drosophila melanogaster o moscerino dell’aceto. Alcuni popoli, invece, considerano l’amanita muscaria commestibile. Accade in Giappone, dove l’amanita muscaria viene consumata in salamoia dopo averla lavata più volte o bollita a lungo. In Sud Africa e in Nord Europa, l’amanita muscaria viene usata come farmaco stimolante.
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