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L’agaricus campestris si presenta con un cappello sferico, globoso, del diametro di circa venti centimetri, poco depresso, a volte piano, di colore bianco giallo, con lamelle incurvate, non legate al gambo, di colore rosa o vinaccio. Il gambo è cilindrico, sodo, bianco e affusolato verso la base. L’anello del fungo è bianco e piegato come se formasse un doppio collare. La carne è soda, fragile bianca, con venature rosa al taglio. Il sapore della stessa è dolce o lievemente piccante. L’odore è molto gradevole, simile alla mandorla. Le spore del fungo sono massive, ovoidali e brune.
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Il prataiolo o agaricus campestris cresce nei campi, nei prati, nei pascoli e nei boschi ben concimati. Il periodo di maturazione di questo fungo va dall’estate all’autunno. La commestibilità di questo fungo è ottima e consente di prepararlo in tanti modi. Il prataiolo si può infatti usare per condire primi piatti e risotti, ma anche per creare condimenti a parte. Molto buoni sono i prataioli triofolati in padella. Il cappello del fungo, lavato e tagliato, si soffrigge in padella con olio, sale, pepe, prezzemolo e aglio. Poco prima di spegnere il fuoco, si aggiunge del vino bianco e il gioco è fatto: si potrà gustare un contorno davvero gustoso.
L’agaricus campestris può essere scambiato con specie anche molto tossiche e velenose. Tra queste, l’amamita phalloides (mortale), e altri agaricus tossici, come lo xanthodermus, che si distingue dal campestris per la carne color giallo cromo alla base del gambo (la differenza di colore emerge in caso di sezionamento). La confusione con le specie tossiche nasce dal fatto che gli inesperti raccolgono i funghi recidendo il gambo. L’unico modo per distinguere il prataiolo dall’amanita phalloides, ad esempio, è la presenza della volva, che nella specie mortale rimane attaccata alla base del gambo. Se quest’ultimo viene reciso, la volva rimane nascosta nel terreno e non si ha più modo di capire se si tratta di una specie commestibile o mortale. In caso di dubbi, inoltre, meglio far controllare gli esemplari raccolti dai micologi della Asl.
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