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Per conoscere le caratteristiche che il nostro ambiente deve avere per essere perfetto per la nostra orchidea paphiopedilum bisogna distinguere tutte le specie del genere in due gruppi: il gruppo con foglie lucide e dal colore verde intenso necessita delle temperature più basse, ovvero di circa 15 gradi centigradi di giorno e circa 10 di notte; invece il gruppo che vede le sue foglie screziate è quello che vuole temperature di giorno intorno ai 20 gradi centigradi e più e di notte non superiori a 15 gradi. Come avrete potuto notare, è molto importante che questa specie possa godere dello sbalzo termico tra il giorno e la notte; in generale, pur non sapendo quale paphiopedilum abbiamo, possiamo basarci su una media tra le temperature citate perchè comunque questo genere di orchidea è adattabile e non molto delicato. La ventilazione deve essere presente, anche se sono assolutamente da evitare le correnti d’aria fredde. La luce deve essere sempre moderata, quindi i raggi solari diretti sono da evitare assolutamente e lo schermo fatto di tende o di altre piante voluminose risulta ideale e necessario.
Il terreno ideale per le orchidee paphiopedilum è un terreno che veda la presenza di elementi in grado di trattenere una certa dose di umidità ma allo stesso tempo capaci di lasciare che l’aria circoli anche nel substrato. A questo proposito possiamo orientativamente dire che un decimo del substrato dovrà essere costituito da sabbia grossolana, un altro decimo da pomice, quattro parti su dieci da bark ed altre quattro parti su dieci da torba da sfagno (in filamenti). Ovviamente una tale precisione ed importanza nella composizione del terreno deve far pensare che il paphiopedilum è un genere di orchidea terrestre, con normali radici e comune comportamento.
La messa a dimora del paphiopedilum consiste in un’adeguata protezione da correnti d’aria e luce eccessiva, mentre l’operazione di rinvaso risulta più semplice rispetto ad altre specie di orchidea. Ciò è dovuto al fatto che questo genere non ha radici molto delicate, quindi bisogna essere meno attenti ma comunque accorti nel trasferire la pianta da un vaso all’altro. A proposito, l’operazione di rinvaso è da effettuarsi circa ogni due anni, nel periodo tra marzo e giugno oppure in quello tra settembre ed il mese di novembre. La tempistica è indicativa, ma per essere più tecnici diciamo che dovremmo aspettare che le radici riempiano il vaso precedente, per passare poi ad un vaso solo appena più grande.
Le radici dell’orchidea paphiopedilum sono meno sensibili di altri generi di orchidea, tanto che rendono più agevole l’operazione di travaso. Non ci sono altre particolarità da segnalare.
Come la quasi totalità delle orchidee, anche il paphiopedilum si caratterizza per essere riprodotto attraverso la separazione della pianta. Questa resta comunque un’operazione delicata e da specialisti, con tante possibilità di insuccesso causate dalla delicatezza di ambiente e pianta.
L’orchidea paphiopedilum è un genere di orchidea che non presenta pseudo bulbi, ovvero non possiede quei “serbatoi di riserva” per accumulare sostanze importanti per la sopravvivenza nei periodi più difficili. Perciò la pianta in questione va annaffiata con una certa regolarità lungo tutto l’arco dell’anno, ed in particolare circa due volte alla settimana in estate e circa una volta alla settimana in inverno. Tutto dipenderà dalla temperatura ambientale, ma soprattutto bisogna garantire un terreno sempre leggermente bagnato ma mai stagnante. Ciò vale anche per l’umidità ambientale, che grazie a delle nebulizzazioni dovremo tenere sempre intorno al 70 percento. E’ importante che si annaffi e si nebulizzi soprattutto nella mattinata, in modo che la pianta possa asciugare prima della nottata quando rischierebbe di bruciare.
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