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La moltiplicazione di questa pianta avviene generalmente per talea; si può procedere anche tramite semina, ma non sempre l'operazione va a buon fine. L'impianto deve avvenire in un terreno ben drenato, proprio per scongiurare i ristagni idrici precedentemente menzionati. Se si decide di far crescere l'esemplare in vaso all'inizio, si può utilizzare del comune terriccio amalgamato con della torba e con un po' di sabbia. Prima della messa a dimora, bisogna fare attenzione ad eliminare le erbe infestanti, molto fastidiose per una pianta giovane; subito dopo, invece, è opportuno effettuare una pacciamatura del suolo per renderlo più fertile e favorirne il drenaggio. La potatura non deve essere abbondante, ma è importante rimuovere i rami attaccati dai funghi, per evitare la diffusione di questi ultimi.
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La fertilizzazione deve essere effettuata durante la stagione primaverile, adoperando sostanze organiche come lo stallatico o il letame maturo, oppure servendosi di un concime a lenta cessione che bilanci tutti gli elementi di cui la pianta ha bisogno. I tre indispensabili macroelementi sono il potassio, l'azoto ed il fosforo, ma è conveniente che il fertilizzante contenga anche microelementi come il ferro ed il manganese, che supportano la sintesi della clorofilla. Il potassio aumenta l'assorbimento dell'acqua e degli zuccheri ed accentua la resistenza dell'esemplare ai parassiti; il fosforo aiuta i vari processi del metabolismo e la radicazione; l'azoto, infine, incentiva l'accrescimento delle parti vegetative e dei tessuti. Una carenza di questi elementi rallenterebbe la crescita della pianta e danneggerebbe enormemente la produzione, oltre a provocare il rischio di clorosi delle foglie.
Per quanto riguarda l'esposizione, il ginepro richiede ambienti soleggiati, ma è in grado di svilupparsi al meglio anche in posizioni ombreggiate; non teme le basse temperature ed i climi rigidi. Grazie alla sua resistenza, la pianta viene raramente colpita dai parassiti; possono verificarsi, di tanto in tanto, infestazioni di cocciniglie. Queste ultime si riconoscono per la patina con cui tendono a ricoprirsi a scopo protettivo, e determinano l'ingiallimento delle foglie ed il deperimento generale dell'esemplare attaccato. Come cura si consiglia l'olio bianco minerale, che provoca il soffocamento delle cocciniglie tramite la formazione di una sorta di pellicola. Inoltre, in caso di eccessiva umidità, la pianta potrebbe andare incontro a muffe e marciumi diffusi causati da funghi, contrastabili con appositi fungicidi.
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