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La grandissima famiglia delle Orchidee comprende più di venticinquemila specie, gran parte delle quali è epifita; una pianta epifita è una pianta che non direziona le sue radici verso il terreno sottostante, ma o possiede radici aeree che assorbono sostanze dalla pioggia e dall’umidità atmosferica (come per esempio dalla rugiada mattutina) o non ne possiede affatto ed utilizza vari meccanismi per sopravvivere. Nel caso delle Orchidee ci troviamo di fronte a piante con radici aeree; infatti molte di queste piante o crescono sulle cortecce di grossi alberi, o su rocce con un sottile strato di muschi e licheni, oppure sono coltivate in cesti appesi al soffitto e molto decorativi. Insomma, ciò che vogliamo dire è che le Orchidee per splendere al loro massimo hanno bisogno ancora di più rispetto alle altre piante d’appartamento dei concimi in quanto la loro natura di piante epifite non le permette di sfruttare le sostanze nutritive di un terreno equilibrato a disposizione.
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Tutte le piante, e non solo le Orchidee, hanno bisogno in primis di tre elementi fondamentali: idrogeno, carbonio ed ossigeno; essi vengono prelevati dall’acqua assorbita e concorrono nella fotosintesi clorofilliana. Invece ci sono poi le altre sostanze nutritive che vengono prelevate dalla pianta dal substrato: azoto (N) e fosforo (P), che hanno importanti funzioni plastiche e cioè di costruzione della pianta vera e propria ed anche dell’immagazzinamento dell’energia, potassio (K) che ha un ruolo fondamentale nel metabolismo di acqua soprattutto, magnesio (Mg) che è importante nella creazione della clorofilla, calcio (Ca) per le pareti cellulari e poi zolfo (S). Inoltre ci sono poi microelementi vari, chiamati così perché meno fondamentali e soprattutto perché assorbiti e necessari in quantità molto minori rispetto ai precedenti, tipo molibdeno, ferro, boro, zinco, rame, cloro, sodio ed altri. Tutto ciò, per l’Orchidea non può venire dall’assorbimento nel substrato, quindi è fondamentale ricorrere alla concimazione.
L’Orchidea, come tutte le altre piante, vive momenti diversi durante tutto l’arco della sua vita e soprattutto ciò accade in modo evidente anche solo durante un anno solare, perché la pianta attraverserà almeno due fasi totalmente contrapposte: la stagione fertile e la stagione di riposo vegetativo (di riposo). Ovviamente le sostanze di cui avrà bisogno la nostra Orchidea durante queste due fasi sono diverse ma soprattutto le quantità che necessita sono molto diverse, e ciò è fondamentale da tenere bene in mente quando provvediamo a concimare la pianta perché altrimenti rischiamo di sovraccaricarla e quindi bruciarla oppure di lasciarla senza sostanze. Inoltre dobbiamo ricordare che l’Orchidea è epifita, quindi non assorbe le sostanze nutritive dalle radici ma dall’acqua (nelle varie forme) che gliele trasporterà.
I concimi che l’Orchidea preferisce sono i concimi generici, dove ci siano i microelementi già citati ma soprattutto i tre elementi principali: azoto, potassio e fosforo.
Le quantità da versare nella nostra Orchidea dipendono dalla fase in cui si trova. Vediamo che per favorire la ripresa vegetativa (tipicamente in primavera) si usa una formula 30:10:10, cioè 30 parti di azoto, 10 parti di potassio e 10 di fosforo, infatti è l’azoto a dare la spinta di rinnovamento alla pianta. Invece, per favorire la fioritura si usa una formula simile alla 10:20:30, ovvero si diminuisce l’azoto ma si aumentano gli altri due elementi (soprattutto il fosforo) per energizzare i germogli dei fiori. Durante i periodi di transizione si usano formule bilanciate come la 20:20:20.
Sempre in forma idrosolubile, si possono utilizzare quelli per via radicale oppure quelli per via fogliare, cioè attraverso nebulizzazioni abbondanti; sono vie totalmente equivalenti.
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