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Il carciofo si adatta a diversi tipi di terreno. La sua predilezione, tuttavia, va a terreni calcarei e argillosi, ben dotati inoltre di silice. Essi dovranno essere preferibilmente ricchi di sostanza organica, profondi e a medio impasto. I lavori rivolti al terreno saranno da effettuarsi nella stagione estiva o autunnale , a una profondità di mezzo metro circa e con un successivo affinamento. In questa fase si agisce anche con l'arricchimento di letame o altra sostanza organica umidificata.
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Il carciofo ha bisogno in particolare di una buona dose di azoto, di potassio, utile ad aiutare la pianta a difendersi dal gelo, e anche di fosforo, assai utile per aumentare la resistenza dei capolini. E' importante comunque non esagerare con l'aggiunta di azoto che potrebbe provocare in dosi troppo abbondanti a fitopatie. In genere si utilizzano 5 quintali circa di composto o letame maturo per ogni 100 metri quadrati dii coltivazione.
E' pratica diffusa associare alla carciofaia piante di olivo o filari. All'inizio della coltivazione del carciofo può essere utile consociare alla pianta anche lattughe, porri, fagioli o ravanelli. Si può tenere la carciofaia sul medesimo terreno per un periodo massimo di 8 anni circa, consigliabile è tenerla per 4 anni circa. Alcune varietà sono infatti capaci di fornire produzioni assai diverse se coltivate per un solo anno o se mantenute nella carciofaia anche per 8 anni.
Si esegue l'impianto della carciofaia o nella stagione estiva o in autunno, usando i germogli alla base delle piante, chiamati polloni ( o carducci ), e anche gli ovuli in buche profonde 30 centimetri circa con un diametro di circa 20. Nella buca si metterà inoltre terriccio insieme al letame. Successivamente, i carducci saranno da interrarsi tra il mese di marzo e aprile, oppure tra settembre e novembre. Invece gli ovuli vanno interrati tra il mese di luglio e agosto. L'impianto avrà una distanza, a seconda delle diverse varietà da un metro tra le file e 75 centimetri sulla stessa fila per le piante di piccola taglia, oppure di un metro e trenta circa tra le file e un metro circa sulla stessa fila per quelle di maggiore taglia. I carducci si preleveranno tra le piante più forti che abbiano compiuto almeno due anni, allorché le foglie abbiano raggiunto 20 centimetri nel loro sviluppo. Dopo il prelievo, detto scarducciatura, si utilizzeranno i carducci con una buona radice e 5 foglioline circa da cimarsi a metà della lunghezza. Per quanto riguarda gli ovuli, questi andranno prelevati tra luglio e agosto e poi mantenuti per un paio di giorni sotto paglia oppure erba e vanno inoltre bagnati tre volte al giorno per incentivare i germogli.
Si opera di norma effettuando irrigazioni ogni dieci giorni o poco meno. L'irrigazione si fa importante specie in quelle zone meridionale a clima caldo al fine di avere un anticipo per ciò che riguarda le produzioni della pianta in autunno.
Pericoli per la pianta arrivano dagli afidi che si avversano con opportune pacciamature, annaffiature o l'utilizzo di coccinelle o forbicine. La nottua del carciofo è un nemico molto pericoloso. Si tratta di una farfalla di piccole dimensione con larve che attraversano le foglie e arrivano ai capolini provocando seri danni. In questo caso si dovrànno asportare le foglie e i fusti che hanno subito l'attacco e spargere esche composte da un etto e mezzo di bacillus thurgiensis, 1 chilo di zucchero, 1 chilo di crusca, e acqua sufficiente per amalgamare il tutto.
I capolini si raccolgono da ottobre, fino a giugno per le coltivazioni tardive. Si produrranno almeno 50 kg di capolini ogni 100 metri quadri di coltivazione. Nei casi migliori fino a 120-125 kg.
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