A seconda delle esigenze e necessità, occorre procurarsi il materiale essenziale per seminare e germinare al chiuso: sementi di ottima qualità; terra da semina già miscelata (torba finemente sminuzzata e sabbia in parti uguali, oppure composti a prevalenza di torba e di perlite, con vermiculite, sfagno, ecc.) e di pronto uso nella fattispecie di sacchetti di soffice e leggero terriccio disinfestato, a elevata percentuale di germinabilità, tale da garantire un drenaggio ottimale, in vendita a sacchetti nei negozi specializzati; un fertilizzante completo solubile; contenitori (provvisti di fori di drenaggio nel fondo per evitare marciumi): germinatoi alveolari piuttosto grandi a forma di vassoio mobile e leggero da spostare, suddiviso in tanti compartimenti a cellette singole (12, 40 cellette, ecc.) utilizzabili anche per colture diverse in contemporanea senza entrare in concorrenza, fabbricati in polistirolo espanso (polistirolo), plastica flessibile, sughero, in fibra di torba pressata termoformata, oppure, per monocoltura, per lo più vasetti anch’essi in torba o dischetti dello stesso materiale, pressato e disidratato da espandere in acqua. I semenzai in fibra di torba biodegradabile sono molto pratici si possono anche tagliare seguendo l’impronta a cellette e trapiantare insieme alla piantina germinata, senza essere costretti a procedere a un rinvaso che rischierebbe di compromettere le radici che magari stanno perforando il fondo, come nel caso di specie (es. Cucurbitaceae) particolarmente sensibili a quest’operazione di passaggio a dimora, quali cetrioli, pomodori, peperoni, zucche.
La seminiera deve essere riempita per circa ¾ con l’apposito terriccio che, una volta pressato e compattato, è da ricoprire con un altro strato di 1-2 mm di substrato, al quale imprimere un'ulteriore pressione, quindi si passa a livellare la superficie battendo un paio di volte il contenitore sul piano di lavoro per evitare che si vengano a formare delle bolle d’aria. Spruzzato d’acqua il composto, leggermente e con cautela per non scalzare il letto di semina finito di preparare oppure, ancora meglio, immerso il semenzaio con il fondo nell’acqua in un contenitore in modo da inumidire completamente il substrato tramite assorbimento, si procede alla semina. Aperto con un dito il terriccio in ogni compartimento nei vassoi ad alveoli o create delle minuscole buche nei vasetti, vi si alloggiano con cura i semi: 1-2 semi di maggiore dimensione o 3-4 piccoli semi per volta alla profondità riportata per ogni specifica specie di orticola sul retro della corrispondente bustina di semi, ma al massimo equivalente a 3 volte la misura del diametro, come nel caso di fagioli o piselli. Completato il riempimento di tutti i fori del contenitore, occorre coprire con circa 1-2 mm di substrato setacciato premendo di nuovo per assicurare un’assoluta coesione tra terriccio e semente. Un sistema pratico suggerisce di segnare ogni punto di semina con un’etichetta riportante scritto (con una penna o un pennarello indelebili) il nome della varietà di ortaggio e la data di avvio come riferimento. Coprendo i contenitori con una lastra di vetro o di plexiglass, con un foglio o con un sacchetto di plastica trasparente richiusi del tutto, viene ricreato un effetto da serra in miniatura mantenendo all’interno una temperatura più elevata e l’umidità che favoriscono la germinazione. I contenitori vanno collocati in un luogo protetto da correnti d'aria, luminoso e caldo, ma non colpito dalla luce solare diretta fino a quando non spuntano i germogli per assicurare una temperatura di circa 18-28° C , a seconda delle specie, tale da evitare fenomeni di disidratazione o di eccessiva umidità che potrebbe indurre i semi a marcire. Per non inaridirsi troppo rovinando il germinare in atto, il substrato necessita di essere trattato con un’irrigazione frequente fornendo acqua in modeste quantità e a temperatura ambiente per evitare choc termici. In considerazione che il getto d'acqua diretto anche se molto fine sposterebbe i semi nel letto di semina, ancora meglio di un piccolo annaffiatoio risulta lo spruzzo a nebulizzazione. Con queste condizioni ottimali, controllando ed eventualmente scoperchiando per poche decine di minuti qualora tendesse a crearsi una condensa eccessiva oppure bagnando il composto in caso di superficie prossima ad asciugarsi, si procede fino alla germinazione delle piantine. Qualora nei vassoi ad alveoli sia germogliato più di un seme per celletta, occorre lasciarvi alloggiata soltanto una piantina a vano mentre, nei contenitori a monocoltura, quando sono spuntate 3-4 foglie sulle piccole orticole bisogna estrarre quelle in eccesso per trapiantarle in vasetti singoli o in un'altra sede separandole a una distanza di circa 5 cm l'una dall'altra. Una volta scoperchiato, occorre diradare l’eccessivo sovraffollamento tagliando con attenzione le piantine alla base con un paio di piccole forbici. I contenitori devono venire spostati davanti a una finestra rivolta a sud, in posizione soleggiata ma, in caso di nottate ancora molto fredde e gelide, è meglio spostarli in un luogo più caldo. Esistono anche propagatori riscaldati a elettricità, mentre i fogli di agritessuto a semi di verdure da foglia incorporati, sistemati e mantenuti inumiditi su vassoi davanti ai davanzali delle finestre, producono fresche e tenere foglioline di insalata fresca (bietole, catalogna, cavolo cinese, radicchio, ravanelli, spinaci, ecc.) e di erbe aromatiche (aneto, crescione, dragoncello, erba cipollina, menta, rucola, ecc.). Le seminiere più complete e professionali – modulari a incastro, con vaschetta raccogli acqua – chiuse da un coperchio trasparente, riproducono in miniatura l’indispensabile microclima come nelle serre. Condizioni di partenza ottimizzate sono offerte a livello domestico dalle prestazioni di stazioni di crescita costituite da vassoi di plastica e tettuccio regolabile con lampade fluorescenti a risparmio energetico ad effetto fitostimolante per mantenere una temperatura di 25-28° C e coltivare lattuga, peperoncino, ecc. in qualunque periodo dell'anno.Dopo quasi un mese dalla semina, quando le piantine si sono stabilizzate, si possono trattare un’unica volta con un fertilizzante completo solubile in acqua. Coltivate in condizioni protette al chiuso per circa due mesi senza avere mai affrontato l'intensità diretta dei raggi solari, non possono essere spostate direttamente al di fuori: lo stelo è ancora troppo debole per sopportare i rigori del vento e, in generale, l’impianto stesso non è preparato al calore del sole e rischia l’essicazione. Trascorsi circa due mesi al chiuso, per almeno 15-30 giorni è meglio acclimatare le piantine spostandole in uno spazio all’esterno in pieno sole per almeno un paio di ore al giorno, aumentando gradatamente il tempo di esposizione eventualmente ombreggiandole leggermente per un periodo variabile fino a comprendere la notte (se non troppo fredda). Con il trapasso progressivo nel nuovo ambiente, le piante trapiantate con tutta la zolla di terra attorno all’apparato radicale (per mantenerlo completamente intatto) sono predisposte a continuare il ciclo di vita più sane e resistenti. Dapprima il fogliame è frammisto, con foglioline verdi chiare cresciute piuttosto piatte e allargate al tempo del confinamento per cercare di assorbire una maggiore quantità di luce, mentre quelle nuove spuntate all’aperto sono invece di dimensione minore, ma presto le piantine inizieranno a mostrare un aspetto da crescita in piena attività.
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