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Il fabbisogno idrico dei prodotti orticoli dipende da numerosi fattori inerenti la pianta, come la specie e la varietà di coltura, la fase di vegetazione, la riserva idrica che ha disponibile e direttamente utilizzabile nel terreno, lo stato del suolo e dell’umidità presente, le condizioni climatiche locali nella zona di coltivazione. I maggiori consumi di acqua al mondo sono pertanto attribuiti al settore agrario e assorbono circa il 70%, ma soprattutto nei Paesi in via di sviluppo l'intensità di irrigazione – dettata in particolare da clima, tipologia di raccolti e di metodi agricoli – può innalzarsi fino al 95% dell'impiego globale.
Determinare la qualità dell'acqua disponibile (superficiale di ruscelli, pozzo, ecc.) per l’irrigazione è un presupposto fondamentale preliminare ad ogni progettazione di orto. Le analisi di laboratorio determinano la concentrazione dei sali disciolti (sodio, ecc.) e di elementi pericolosi per la salute (fitotossicità, contaminazioni batteriche, ecc.) contenuti nelle acque a disposizione per l’agricoltura e che rimarrebbero nello stesso terreno irrigato. Il recupero e il riciclaggio delle acque piovane a temperatura ambiente tramite una serie di serbatoi collocati sotto le grondaie, contenitori capienti in posizione laterale nell’orto, o impianti modulari specifici, rappresentano la soluzione più naturale, ecologica ed economica per irrigare laddove le condizioni climatiche lo permettono. Rete resistente per coltivare fiori da giardino: piselli verdi, cetrioli, pomodori Prezzo: in offerta su Amazon a: 9,36€ |
Di solito l’orario più adatto per l'irrigazione è al tramonto o ad inizio mattinata, a volte anche di notte, ma comunque quando il terreno non è riscaldato dal sole, evitando forti contrasti termici, così l’acqua vi permane più a lungo e l’umidità evapora con maggiore lentezza. Durante la stagione estiva conviene annaffiare verso sera, o anche di notte, qualora l’acqua disponibile sia piuttosto fredda (per es. corrente da acquedotto), per consentire alle colture di mantenersi più rinfrescate nel corso delle ore notturne, pronte ad affrontare meglio la successiva calura diurna. In questo periodo caldo, durante il quale l’acqua ha tendenza ad evaporare con rapidità al momento del contatto con la superficie del terreno, l’irrigazione a scopo agricolo deve prolungarsi per riuscire a inumidire il substrato in modo tale da non rischiare di incorrere in conseguenze deleterie dovute a radici rimaste all’asciutto (es. stress idrico segnalato dall’avvizzimento della pianta seguito dallo scurirsi della punta e dei bordi delle foglie). Con il protrarsi o con l’iniziale abbassamento delle temperature nelle stagioni primaverili ed autunnali, è allora conveniente l’irrigazione mattutina, ma non eccessivamente di buon’ora, a meno che non si stiano utilizzando acque fredde (es. di pozzo), mentre con quelle a ottimale temperatura ambiente (es. riserva da piogge) si può procedere di pomeriggio e di sera.
L’effettiva frequenza delle irrigazioni è suggerita innanzitutto dall’evidente aspetto che assumono le colture orticole, pur dovendo tenere presente che la distribuzione deve avvenire a scadenza regolare per consentire alle piante di accrescersi nel modo migliore senza trovarsi periodi di acqua disponibile con l’irrigazione alternati bruscamente ad altri in stato di carenza o di siccità. I terreni a prevalenza sabbiosa richiedono comunque intervalli di irrigazione più ravvicinati rispetto a quelli a tendenza argillosa, che sopportano limiti di qualche giorno consecutivo senza acqua (al massimo 6-7 giorni, a seconda dei casi). Succede, infatti, che nel terreno sabbioso l'acqua percoli con facilità e si infiltri negli strati più profondi del terreno, cosicché gli apparati radicali delle colture rimangono a secco entro breve tempo mentre, al contrario, l’argilla trattiene più a lungo le acque a livello superficiale. In un suolo dal terriccio sabbioso, per esempio, gli apparati radicali per la maggior parte superficiali di orticole come broccoli, cavoli, lattuga, patate, ravanelli, sedano, necessitano di frequenti irrigazioni più in superficie rispetto a bietole, carote, cetrioli, fagioli, okra, peperoni, pomodori, zucchine.
In occasione del verificarsi di impreviste condizioni climatiche che potrebbero ritenersi di entità tale da pregiudicare la resa colturale in atto nell’orto, si procede eventualmente con irrigazioni di soccorso per reidratare il terreno gradatamente tramite somministrazioni sotto dose ripetute fino a ritrovare lo stato di umidità ideale. Un’operazione ausiliaria di irrigazione supplementare viene invece riservata a sostegno di quelle orticole (es. pomodori) che si vengono a trovare in particolari condizioni di debolezza (es. stress da trapianto, idrico, ecc.) o in fasi critiche di sviluppo (germinazione, fioritura, maturazione, ecc.) a fronte di un periodo di carenza o di mancanza di precipitazioni atmosferiche, così che i modesti quantitativi di acqua apportati in via compensativa sono mirati a stabilizzare il rendimento.
Le diverse esigenze idriche naturali degli ortaggi inducono a effettuare un'irrigazione diversificata che risulta agevolata laddove la coltivazione è stata progettata a zona in base a questo genere di criterio. Per bagnare in modo mirato i semenzai e gli orti familiari di superficie ridotta può bastare un tradizionale innaffiatoio o un tubo estensibile di gomma collegato all’estremità con un polverizzatore d’acqua o con un’idropistola multifunzionale a getto regolabile. L’acqua distribuita a getto diretto o tramite irrigatori a pioggia potrebbe creare un ristagno idrico sulle foglie rimaste irrorate in luogo della base delle piante creando condizioni favorevoli allo sviluppo di infezioni da funghi terricoli. Infatti, l’irrigazione a pioggia con dosi somministrate in modo regolare ed uniforme è più raccomandabile in presenza di colture estensive (es. campi di barbabietole) su superfici di terreni permeabili, in zone luminose e non ventose. Anche in orti non perfettamente pianeggianti, soprattutto con estese coltivazioni a largo fogliame (pomodori, melanzane, peperoni, zucchini, ecc.), è funzionale annaffiare con un sistema di gravità per infiltrazione laterale a deflusso riempiendo d’acqua soltanto piccoli avvallamenti a solco separati e predisposti (con la zappa o con la vanga) vicino alle piante, in modo tale che l’assorbimento avvenga lentamente nel condotto.
L’utilizzo di gocciolatori emanatori di pioggia a goccioline nebulizzate è una tra le pratiche ambientali permanenti più corrette a titolo di prevenzione fungina con piante come quelle di peperoni, pomodori, melanzane, ecc., mentre insalata e sementi appena interrate devono essere innaffiati delicatamente dall'alto con micronebulizzatori applicati su tubi collettori o su astine rigide che emanano una pioggia finissima a nuvola d'acqua polverizzata. A risparmio idrico rispetto ai sistemi tradizionali, il sistema di impianto di irrigazione a goccia attraverso tubi microforati di piccolo diametro disposti fuori terra sfrutta la pressione dei flussi di acqua con un’aspersione lenta, prolungata, controllata, localizzata in modo capillare, diretta alla radice o in contiguità alla pianta, automatizzabile con timer programmabili, può essere installato in qualunque tipologia di terreno (anche in pendenza). Con la più avanzata tecnica irrigua su misura rappresentata dalla subirrigazione sotterranea mediante ali gocciolanti interrate di pochi centimetri, a seconda della profondità dell’apparato radicale delle colture, la gestione ottimizzata della distribuzione a microirrigazione a goccia d'acqua, a bassa erogazione e con precisione, mantenendo uno strato di terreno costantemente umidificato contiguo ai filari senza incorrere in fenomeni di saturazione, è applicabile anche su aree estese di coltivazioni con timer automatizzati a orario programmato. Associata all’irrigazione, la tecnica della pacciamatura è consigliata per mantenere il terreno umido vicino a piante dalle specifiche esigenze di acqua e il substrato abbastanza rinfrescato, oltre che risultare vantaggiosa per controllare le erbe infestanti, proteggere dal gelo, ecc.
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