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Gli alberi si possono sottoporre a diversi tipi di potatura che essenzialmente si dividono in interventi obbligati e liberi. La potatura obbligata si effettua per alberi cresciuti in contesti pubblici, dove è necessario eliminare parti pericolanti o rimuovere alcune parti della chioma per darle una forma specifica da adattare al contesto storico e urbanistico in cui gli stessi alberi si sviluppano. Questi interventi di potatura tenderanno a dare all’albero una forma geometrica ben precisa, per esclusive finalità estetiche e di integrazione paesaggistica, mentre la potatura libera tende a mantenere inalterata la forma dell’albero ed a conseguire specifici obiettivi, come eliminare le parti vecchie e improduttive, stimolare la crescita di quelle deboli, rafforzare la ripresa vegetativa e aumentare la produzione nel caso degli alberi da frutto. All’interno della potatura libera si distinguono diversi tipi di potatura: di trapianto, di allevamento, di mantenimento, di ringiovanimento e di contenimento. Tutte le tipologie di potatura indicate si effettuano tramite dei tagli.
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Gli alberi, in linea di massima, si potano attraverso dei tagli che possono riguardare interi rami, branche o porzioni di essi. Se i tagli tendono ad asportare completamente i rami si parla di potatura di eliminazione, mentre se tendono ad asportare solo una parte delle stesse parti si parla di potatura di accorciamento o raccorciamento. I tagli della potatura degli alberi, sia di eliminazione che di accorciamento, vanno praticati in maniera netta e precisa, con attrezzi ben affilati e disinfettati. I tagli netti evitano di formare sbavature nella corteccia del legno e facilitano il processo di cicatrizzazione, mentre i tagli scorretti o imprecisi lasciano dei residui legnosi e vegetali che possono seccare o marcire favorendo una mancata cicatrizzazione e l’ingresso di agenti patogeni che possono dare vita al marciume del legno. Tra i tagli di potatura degli alberi va assolutamente evitata la capitozzatura.
Per lungo tempo gli alberi sono stati potati con il metodo della capitozzatura. Si tratta di un taglio di accorciamento che si è rivelato molto pericoloso per la salute delle specie arboree. Solo di recente si è capito che capitozzare un albero non solo è inutile, ma addirittura dannoso. La capitozzatura consiste nell’asportare la cima dell’albero ed i suoi rami principali, lasciando delle parti monche, come se l’albero fosse stato “decapitato. In pratica si tratta di asportare la chioma dell’albero lasciando solo il fusto con dei monconi. Questa pratica compromette la ripresa vegetativa dell’albero indebolendolo ed esponendolo all’attacco di malattie funghine. Le chiome degli alberi sono state capitozzate nell’ambito di potature obbligate, per rimuovere chiome disomogenee ed eccessive che danneggiavano alcuni contesti urbani. Con il tempo si è visto che la capitozzatura non migliora la struttura dell’albero, perché dai rami monchi si assisterà a una ripresa vegetativa intensa, tesa a colmare la “perdita” della chioma precedente. Questo vigore vegetativo farà sviluppare una chioma disomogenea ed esteticamente più sgradevole di quella asportata. La lunga esposizione del fusto monco all’azione degli agenti esterni, causa anche una ritardata cicatrizzazione delle ferite e spaccature che favoriscono l’ingresso di agenti patogeni. Le infezioni prolungate e non curate possono, inoltre, portare alla morte della pianta.
La potatura di trapianto rappresenta un’alternativa più seria rispetto alla capitozzatura, anche se attualmente viene praticata molto di rado e solo in contesti urbani. Questa potatura si effettua nel momento della messa a dimora dell’albero, asportando i rami della parte più bassa della chioma, in modo da riequilibrarla e favorirne uno sviluppo più omogeneo. I tagli della potatura di trapianto non devono asportare un numero eccessivo di rami perché si rischia di danneggiare l’apparato radicale dell’albero, con compromissione dello sviluppo generale della pianta.
La potatura di allevamento si pratica per gli alberi giovani, in genere con due, tre anni di vita, in modo da regolarne lo sviluppo. I rami vanno tagliati in modo da dare la forma scelta alla pianta. Per evitare errori, meglio non tagliare mai i rami opposti l’uno all’altro e alla stessa altezza. Il taglio dei rami permetterà di sviluppare nuove branche, per cui se a queste si vuole dare una forma e una direzione più “equilibrata”, bisogna effettuare i tagli dei rami che formano una biforcazione, procedendo in modo sfalsato e tagliando, dunque, quello alto e poi quello basso o viceversa. Se le biforcazioni sono composte da tre rami, mai tagliare quello centrale, per non deturpare la futura forma dell’albero. Vanno, invece, tagliati i rami troppo vigorosi, malformati, sovrapposti, troppo vicini o che si incrociano con gli altri. La forma ideale dell’albero è quella che consente una giusta distanza tra un ramo e l’altro e la continuità tra quelli superiori e inferiori. L’adeguata disposizione della cima, rispetto alla parte bassa, garantirà una buona ventilazione dell’albero e una corretta esposizione solare.
La potatura di mantenimento è una tecnica colturale praticata per gli alberi adulti. Si tratta semplicemente di eliminare i rami secchi e improduttivi, in modo da agevolare la germinazione di quelli ancora fertili. L’intervallo della potatura di mantenimento è abbastanza lungo, forse più di cinque anni. Per la caratteristica di eliminare i rami secchi questa potatura viene chiamata anche di “rimonda”.
Anche la potatura di ringiovanimento riguarda gli alberi adulti o in condizioni di palese invecchiamento. A differenza del taglio di mantenimento, in questa particolare tipologia di potatura vengono effettuati dei tagli che eliminano i rami secchi dalla chioma dell’albero. La “sfoltitura” può anche essere abbondante, specie sei i rami obsoleti e improduttivi superano quelli sani. In ogni caso, per non danneggiare irrimediabilmente la struttura dell’albero, bisogna fare attenzione a non asportare i rami secondari. I tagli devono, infatti, indirizzarsi solo sui rami secchi principali e non su quelli secondari.
Se l’albero ha una crescita eccessiva ed i suoi rami creano disagi alle porzioni della casa o ad altri angoli del giardino, si deve eseguire la cosiddetta potatura di contenimento o equilibratura. Questo tipo di potatura si realizza asportando i rami laterali dell’albero o quelli verticali o entrambi. Per contenere le dimensioni della pianta basta eliminare solo i rami eccessivamente sporgenti o pericolanti. Non è necessario procedere ad eliminazioni drastiche o eccessive, perché gli interventi estremi rischiano di danneggiare o modificare irrimediabilmente la naturale forma della pianta.
La cimatura è una tecnica di potatura adatta sia agli alberi che alle piante erbacee. Con la cimatura si asportano i germogli della parte apicale della pianta, stimolando lo sviluppo delle gemme laterali. La cimatura si pratica su alberi giovani o nella cosiddetta fase di allevamento. La cimatura consente di raggiungere diversi obiettivi: se praticata a primavera permette di anticipare l’emissione delle gemme laterali, se viene effettuata a fine estate provoca una maggiore lignificazione del fusto dell’albero.
La potatura degli alberi avviene solitamente con i tagli, ma a volte, si possono praticare delle potature accessorie che evitano di ricorrere ai drastici tagli dei rami e delle gemme. Le potature senza tagli sono l’incurvatura e l’inclinazione. Queste ultime consistono nello spostare manualmente alcuni rami che, per posizione e forma, infastidiscono gli altri compromettendo lo sviluppo della pianta. L’incurvatura consiste proprio nell’incurvare i rami che sporgono eccessivamente dalla chioma, dando loro una forma semisferica, mentre l’inclinazione sposta solo lievemente i rami, in modo da abbassarli ulteriormente rispetto alla loro forma originariamente scorretta.
Come accennato all’inizio del nostro approfondimento, non tutti gli alberi si potano allo stesso modo e non tutti hanno le stesse necessità di potatura. Esistono, inoltre, delle tipologie di potatura più adatte per alcune specie di alberi e meno adatte per altri. Tra le tipologie di potatura che abbiamo elencato ai paragrafi precedenti, ricordiamo che le potature di allevamento e di trapianto si possono effettuare su alberi che perdono le foglie, come salice e pioppo, specie in grado di sopportare anche potature intense e con un’elevata capacità di cicatrizzazione delle ferite. Le potature obbligate, cioè quelle che servono a dare una forma ben precisa all’albero, per esclusivi fini ornamentali, si praticano, tra l’altro, nell’acero campestre, nel platano, nel tiglio e nell’olmo, ma anche tra specie sempreverdi, come l’alloro, il cipresso e il leccio. Per gli alberi da frutto ornamentali e per quelli coltivati, si pratica la potatura di produzione che serve ad anticipare la fioritura o la fruttificazione dell’albero a fini commerciali o estetici. La potatura di produzione si esegue con il cosiddetto “taglio di ritorno”, cioè con l’asportazione parziale di rami al centro della chioma e di branche laterali. Con la potatura di produzione si potano pesco, melo e pero. I tagli vanno effettuati solo sui rami superiori di due anni e in correlazione a un ramo di un anno, mentre non vanno effettuati sui rami superiori di un anno collegati a rami ancora più giovani. Se il taglio di ritorno viene praticato correttamente si riequilibra la chioma e si favorisce una buona produzione dei frutti, mentre in caso contrario si rischia di provocare un eccessivo sviluppo di rami legnosi.
La frequenza della potatura varia in base al tipo di tecnica utilizzata. Per gli alberi da frutto e ornamentali da giardino, in cui non è necessario praticare alcun intervento di potatura obbligata, si può intervenire nella fase di allevamento delle piante giovani, in modo da garantirne il corretto sviluppo. Le altre tipologie di potature, come il mantenimento o il ringiovanimento, si possono effettuare solo in caso di effettiva necessità, come presenza di rami secchi e improduttivi e malattie della pianta. Gli interventi straordinari si possono effettuare anche ogni cinque o dieci anni e comunque solo se si verificano le condizioni di emergenza che li rendono necessari, mentre la potatura di allevamento, tra cui rientra anche quella di produzione o di ritorno, si può effettuare in due periodi, ovvero in inverno o in estate. Nel primo caso si parla si potatura invernale. Questa coincide con la fase in cui la pianta perde le foglie ed entra in riposo vegetativo, nel caso di specie spoglianti, o nella fase compresa tra l’autunno e la primavera per le specie che non perdono le foglie. La potatura estiva, detta anche verde, si effettua nel periodo della ripresa vegetativa della pianta e cioè in quello compreso tra primavera ed autunno.
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