Significato Calla

La calla e il suo significato

"Le calle sono di nuovo in fiore. Un fiore strano, adatto a qualsiasi occasione. Le ho utilizzate il giorno del mio matrimonio, e ora le ho poste qui in memoria di qualcuno che è morto", spiegava Katharine Hepburn nelle vesti della protagonista Randall Terry, di elevata estrazione sociale, nella pellicola cinematografica ‘Palcoscenico’ (‘Stage Door’, 1937) diretto da Gregory La Cava. Con le sue parole riassunse l’ambivalenza della calla, iconica, ‘bella’ in greco da ‘kalos’, considerata simbolo della purezza sia della sposa all’inizio di una nuova vita a due, ma presente anche nelle corone funebri (in particolare in quelle dedicate ai giovani deceduti prematuramente) e coltivata nei cimiteri. La calla venne collegata anche alla purezza divina, alla beatitudine celeste, rappresentate nell’iconografia cristiana nei motivi sul manto della Madonna, ma anche, per la sua forma, fu considerata la tromba della Resurrezione dell’Arcangelo Gabriele. Altrettanto ambigua, oltre che sorprendente, è l’apparenza della calla fiorita in natura. Quello che sembrerebbe un fiore è un’infiorescenza primaverile solitaria composta da una vistosa spata, cioè una foglia modificata, di grossa dimensione (fino a 25 cm), colorata e brillante, lunga e a forma d'imbuto, che circonda uno spadice centrale eretto dai fiori minuscoli. Questo fu considerato un simbolo fallico dai Romani. La mitologia romana associò la calla a Venere e ai Satiri per l’ardore lussurioso: la dea della bellezza, dell'amore, della fertilità emerse dal mare e maledisse la perfezione di questo fiore temendone la rivalità, così che gli fece nascere un vistoso lungo spadice per abbruttirlo.
fiore di calla rosa

Il linguaggio dei fiori

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Simbologia

Il significato della calla diventò simbolico dell’erotismo, della sessualità e della fertilità anche tra gli antichi Greci. Secondo un mito greco, la prima calla germinò da alcune gocce del latte materno cadute a terra dal seno di Era (o Hera), dea del matrimonio, mentre da quello sprizzato in cielo si formò la Via Lattea. Successe dopo che la dea si risvegliò e adirata allontanò colui che si trovò attaccato a poppare per assimilare i poteri della divinità: era Eracle, il figlio illegittimo avuto con uno stratagemma da Zeus – il re dell’Olimpo, padre degli dei, dio del cielo e del tuono, sposo di Era – con la mortale Alcmene, moglie di Anfitrione. L’origine della calla venne però anche attribuita alle lacrime versate da Eva mentre lasciava il Giardino dell'Eden e anche a quelle sgorgate dagli occhi della Vergine ai piedi della Croce. Una credenza popolare suggeriva invece di prevedere il sesso di un nascituro invitando una donna incinta a scegliere tra una calla o una rosa: se preferiva la prima – dall’evidente spadice considerato una connotazione maschile – allora avrebbe partorito un bambino, mentre alla seconda corrispondeva una bambina. L’interpretazione della sensualità della calla arrivò fino al XIX secolo, in epoca vittoriana, periodo d’oro per la diffusione del linguaggio dei fiori. Le calle diventarono portatrici di messaggi appassionati e segreti per la persona amata, senza ricorrere alle parole, in barba ai rigorosi codici sociali vigenti.

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Il linguaggio dei fiori: Il dizionario dei fiori e il loro significato

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Miti e matrimoni

calla Eleganti ed esotiche, dal colore in forte contrasto con le foglie verde scuro lanceolate e lussureggianti, le calle sono sempre state preferite dalle spose in ogni periodo dell’anno, ma soprattutto nella stagione primaverile, in quanto simbolo di femminilità, purezza e radiosità. Tra i cristiani, il colore bianco è anche considerato sinonimo di verità, rettitudine, verginità, rinascita e, quindi, ben rappresentativo della fede e della devozione degli sposi. Nonostante l’aspetto moderno e minimalista, negli anni ’30 la calla diventò di moda per i bouquet e gli addobbi floreali dei matrimoni eleganti. Fiore maestoso, predominante in un mazzo, prediletto come solitario in un vaso lungo e stretto nelle decorazioni domestiche, di intensa soddisfazione per chi lo coltiva, ricercato dagli home designer per la sua raffinata semplicità, la calla si presta a diverse soluzioni nelle organizzazioni dei matrimoni raffinati. Alcune spose scelgono le calle bianche in miniatura oppure un’unica lunga calla di raffinatissima semplicità come bouquet. Tre calle bianche, simbolo della Trinità, attorniate da tulipani bianchi o colorati, oppure di margherite, sono alcune tra le composizioni adatte agli addobbi floreali come ornamento all’altare e alle cappelle nelle Chiese, e anche nel ricevimento nuziale. Ma se la sposa preferisce tralasciare il tradizionale monocolore bianco, con la calla si può sbizzarrire con le varietà disponibili in sfumature in tonalità di giallo, arancio, rosa, rosso, bordeaux e viola scuro.


Storia e usi

la calla La calla, pianta esotica sempreverde dai fiori dolcemente profumati, venne introdotta dall’Africa meridionale in Europa attorno alla metà del ‘600, visto che risulta essere inserita nel Giardino Reale di Parigi nel 1664. Descritta dal botanico svedese Carl Linneo nel 1753, venne classificata come nuovo genere denominato ‘Zantedeschia’, originario del Sudafrica, nel 1826 dal botanico tedesco Kurt Sprengel (1766-1833) in onore dell’amico Giovanni Zantedeschi (1773-1846), medico e botanico italiano. E’ definita spesso anche come ‘Calla Arum’ o ‘Calla Giglio anche se, in realtà, non appartiene a nessuno dei due generi Arum e Lilium, ma l’associazione con questi deriva dal candore del fiore simbolo di purezza. Ai primi del ‘900, in Gran Bretagna e in Irlanda la calla assunse anche la denominazione di ‘Giglio di Pasqua’ a livello popolare dato che era coltivata per essere commercializzata in tale periodo pasquale. Venne anche assunta a simbolo del repubblicanesimo irlandese dopo la ‘rivolta di Pasqua’ (1916). In Africa meridionale, della calla sono considerati commestibili le foglie e il rizoma oblungo, di grandi dimensioni, e tradizionalmente vengono raccolti dalle piante selvatiche, cotti e consumati come condimento. Dei rizomi si nutrono anche i cinghiali e gli istrici, mentre dei frutti maturi si cibano gli uccelli. Le foglie sono anche utilizzate come impacco in caso di mal di testa. La pianta contiene però dei taglienti microcristalli di ossalato di calcio, che possono causare irritazione ed edema delle labbra, della lingua e della gola, mal di stomaco, vomito e diarrea in caso di ingestione da cruda. A livello scientifico, è stato dimostrato che queste piante risultano efficaci per la pulire le acque reflue e per prevenire la crescita di alghe nelle zone umide artificiali.


La calla nell'arte

La prima mostra d’arte sul tema del fiore esotico della calla nella diversa interpretazione di pittori e fotografi è stata quella intitolata ‘Georgia O'Keeffe e la Calla nell’Arte Americana, 1860-1940’ organizzata dal Georgia O'Keeffe Museum e allestita presso il museo stesso nel 2002-2003. Sono state esposte 54 rappresentazioni della ‘Calla’ firmate da 33 artisti del calibro di Imogen Cunningham, Georgia O'Keeffe, Man Ray, Joseph Stella, Edward Weston, per citarne alcuni. Sulla copertina del catalogo compariva l’olio su tela ‘Calla Lillies on Pink’ (1928) di Georgia O'Keeffe. La O'Keeffe (1912-1986), studiando a Chicago e poi a New York aveva sviluppato un proprio stile pittorico, dapprima modernista e poi più vicino all’astrazione, nel quale rimaneva memoria delle sue origini nella fattoria del Wisconsin. Fortemente influenzata anche dai soggiorni nel selvaggio New Mexico, si trasferì definitivamente a Taos una volta rimasta vedova del gallerista Alfred Stieglitz, deceduto nel 1946. Diventò una delle figure chiave e forse l'artista femminile più celebrata nell’arte americana del XX secolo. Con i suoi dipinti a fiore unico in grande formato ridefinì questo dono della natura quasi come una pura forma geometrica, inducendo l’osservatore a guardare il soggetto senza alcun preconcetto. I suoi fiori diventarono portatori di una carica di mistero e di sensualità, espressione dell'ambiguità della forza e della morbidezza femminile. L’artista non ha mai riconosciuto l’attribuzione di erotismo alla sua pittura floreale e, invece, ha spiegato di avere preso a modello i fiori in quanto non dovevano essere pagati per posare per lei.


Significato Calla: La calla nella pittura

calla nei dipinti La calla, sensuale e scultorea – migliore esempio per eccellenza della rigogliosa flora del Messico – è stata celebrata più volte dal pittore e muralista messicano Diego Rivera (1886-1957), specialmente raffigurandola insieme a contadini locali o nelle feste religiose. Tra le versioni esemplari di questo popolarissimo tema all'interno della produzione pittorica di Rivera ricordiamo il ‘Giorno del Fiore’ (1925), la ‘Festa di Santa Anita’ (1931), la ‘Venditrice di calle’ (1938), la ‘Venditrice di fiori’ (1942 e 1949), il ‘Venditore di calle’ (1943), ma anche la ‘Bambina con calle’, l’Uomo carico di calle’ (1950), il ‘Nudo con calle’ e il ‘Mercato dei fiori’. Nel ‘Ritratto della Signora Natasha Gelman’ (1943) dipinto su commissione in grande dimensione, la donna, adagiata su un divano tra mazzi di calle, indossa un elegantissimo abito lungo bianco.

Il fiore di ‘Calla Lily’ campeggia solitario nelle famosissime fotografie artistiche in bianco e nero, scattate negli anni 1986-1988 dal fotografo americano Robert Mapplethorpe. Con lo stile classico e di eleganza minimale che lo contraddistinse, interpretò in senso poeticamente erotico le calle dalla forma accattivante e di grande impatto estetico, esaltandone la femminilità e la grazia concomitanti allo spadice centrale eretto, simbolico della mascolinità sessuale. Gli scatti di nudi maschili e femminili, le nature morte di fiori e i ritratti di celebrità condussero alla notorietà Mapplethorpe che, formatosi in pittura e scultura, era approdato nella ‘Grande Mela’ nel 1970. Indirizzatosi in breve tempo verso la fotografia, dapprima con collage erotici di immagini tratte da riviste, poi con un proprio modus operandi utilizzando una macchina fotografica Polaroid e preferendo per lo più il bianco e nero piuttosto che il colore di tendenza tra i fotografi negli anni ’80.


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