Apprezzata già dal popolo Maya, in Salvador, la tapioca predilige come luoghi natali l'Africa, a seguire Asia, America centrale e America del sud. La manioca selvaggia raggiunge i 4 m, coltivata rimane ad un'altezza di 2/3m. La raccolta avviene a mano, dopo almeno un anno dalla coltivazione, sollevando il fusto ed estraendo le radici, ricca fonte di carboidrati e amido. Attenzione a non confondere due tipologie, quella dolce commestibile da quella amara tossica, che necessita di trattamenti preventivi al consumo. Le foglie della manioca, sensibili all'umidità dell'ambiente, compaiono quando il periodo secco cede il posto a quello delle piogge; contengono vitamine A e C e sono ricche di proteine e ferro. Per coltivare la tapioca si utilizza un terriccio sabbioso, mischiato a dell'argilla espansa. Saranno sufficienti dei pezzetti di tubero, facilmente reperibili, oppure tuberi interi se di dimensioni ridotte. Ricoperti di terra andranno tenuti in un luogo caldo e dopo il primo mese nasceranno le gemme che daranno vita ai primi germogli.
La tapioca cresce bene su terreni vulcanici, che si presentano molto fertili grazie alla varietà di minerali che contengono, non ancora consumati da altri esseri biologici. Per dare un aiuto alla pianta di tapioca, utilizzando concimi, è bene considerare quelli attentamente bilanciati: una percentuale di azoto eccessiva potrebbe causare una crescita limitata delle radici della manioca, che costituiscono la parte maggiormente utilizzata. Alleato della tapioca è il potassio (K), che favorisce l'assorbimento di acqua, mantenendo quindi il turgore delle cellule, aiutandole anche in molti processi enzimatici. E' bene considerare di concimare nei periodo più difficili, ovvero quelli più secchi, somministrando piccole dosi ogni trenta giorni.
La tapioca rappresenta un alimento fondamentale per molti Paesi, soprattutto in Africa, dove oltre a consumarla durante i pasti, si lavora al fine di ricavarne farina o amido. Lo sviluppo della medicina permette di studiare il DNA delle piante e selezionare quelle più forti e resistenti alle malattie da cui sono comunemente attaccate. E' la Cornell University che si occupa, oggi, di garantire in futuro una resa soddisfacente di tapioca. Questo tubero è particolarmente sensibile all'attacco di afidi o di Cocciniglia Phenacoccus Manihot. Quest'ultima ha origini africane, attacca i tessuti della tapioca deteriorandoli, e ha maggiore probabilità di infestare la pianta durante periodi di clima secco. Se vediamo alcuni esemplari radi di Cocciniglia, è possibile eliminarli utilizzando un batuffolo di cotone imbevuto in sapone o alcool, per pulire la zona della pianta ferita. Nel caso di un'infestazione massiccia meglio utilizzare un insetticida indicato e consigliato.
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