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Il terreno che garantisce la crescita migliore al porro è un terreno sciolto, a medio impasto, profondo e con una buona dotazione di sostanza organica. Non gradisce particolarmente quelli più compatti a cui si accompagnano fastidiosi ristagni di acqua.
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Come accade all'aglio e la cipolla, anche il porro non gradisce troppo una concimazione di letame: in particolare, una eccessivo arricchimento di concime potrebbe causare facilmente una minore resistenza alle gelate. E' consigliabile intervenire con 4 quintali circa di letame o concime maturo ogni 100 metri quadri di coltura. In seguito il trapianto sarà buona norma irrorare con un buon macerato di ortica, al fine di rendere maggiormente robuste le piantine in sviluppo.
Le migliori consociazioni si hanno con le piante di sedano, invidia, lattuga, cipolla e pomodori. Non è consigliata invece un associazione con fagioli e piselli. Una pratica interessante è alternare tra le file colture di piante di porro e piante di carote. In questo modo si scongiureranno maggiormente gli attacchi delle mosche delle carote e delle mosche del porro. Consiglio importante è invece non effettuare una nuova coltivazione della pianta nel medesimo terreno entro i tre anni successivi.
La semina si inizia tra dicembre e gennaio, all'interno di letti caldi. In seguito si procede con il trapianto che avverrà ad aprile con la raccolta dal mese di giugno in poi. Altro periodo per la semina si può collocare tra il mese di aprile e di maggio. Può avvenire in semenzaio, in questo caso si procede con il trapianto a scalare tra luglio e la prima metà di agosto, nei tempi in cui le piantine hanno raggiunto un diametro all'incirca di 1 centimetro. Oppure la semina può avvenire a dimora, a spaglio o in file continue con una distanza tra loro di mezzo metro. In questo caso bisognerà operare con diradamento, distanziando le piantine di circa 5 centimetri.
Una malattia che spesso può cogliere la pianta è la cosiddetta “ruggine del porro”, o puccinia porri. E' causata da un basidiomicete, o fungo delle ruggini, che attacca anche la cipolla. In caso di attacco di questo fungo si presenteranno delle macchie di colore giallastro sia sulle foglie che sul fusto. In questo caso di dovrà procedere bruciando le foglie che hanno subito l'attacco e agire con dei trattamenti con maneb o zineb. Altri pericoli possono arrivare da parassiti come l'anguilulla, la crociera, il tignolo, pericolosi anche per la cipolla. Si dovrà anche in questo caso bruciare le piantine colpite per evitare la diffusione del problema e intervenire con un trattamento di bacillus thuringiensis.
Dopo circa 6 mesi dalla semina e a 4 circa dal trapianto si assisterà alla fase di maggiore ingrossamento dei fusti del porro. Se la semina è avvenuta a gennaio, come detto, il raccolto inizierà a maggio, mentre in caso di semine in autunno si procederà con il raccolto fino all'estate. La pianta si raccoglierà da quando mostrerà un diametro di circa un dito. Per la raccolta del porro anche in seguito a gelate del terreno ( e la pianta, si è detto, è molto resistente ai climi rigidi ), si dovrà ricoprire il terreno con strati di erba secca o, in alternativa, di paglia.
Un modo favorevole per la conservazione del porro avviene in cantina: recidere in questo caso le foglie della pianta e stiparle, prendendosi quindi cura di coprire la loro base con della sabbia, o terra o torba inumidita. Così facendo si conservano i porri per due mesi buoni.
Si distinguono quattro varietà di porro, in relazione alla stagione della raccolta. Troviamo dunque il porro estivo, il porro autunnale, caratterizzato da una bassa resistenza al freddo; il porro invernale, che al contrario ha un ottima resistenza a climi freddi e anche a gelate e può svernare in pieno campo. Infine i porri cosiddetti “bastoncini”, più sottili, da seminarsi alla fine dell'estate con raccolta nel mese di maggio.
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