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Il terreno preferito dall'asparago selvatico è sciolto e sabbioso, fresco ma non eccessivamente umido, né troppo calcareo. E' importante inoltre che il terreno abbia una buona dotazione di calcio e che sia sprovvisto di sassi e ghiaia. Queste presenze infatti impediscono uno sviluppo ottimale dei turioni. La pianta non ha particolarmente timore di freddi intensi, per quanto, tuttavia, può subire danni causati dalle gelate.
L'asparago selvatico non necessità di grandi quantità di letame o di un terreno particolarmente fertile per crescere bene. Tre quintali circa di letame maturo o di composto ogni 100 metri quadrati di coltivazione garantiranno una buona crescita della pianta. Ma sarà utile, come detto, arricchire il terreno di calcio, poiché la pianta ne è molto esigente. Ad esempio un elemento utile po' essere la cenere di legno, caratterizzata da una notevole ricchezza di calcio, il cui utilizzo prevede che sia interrata e non distribuita lungo la superficie del terreno. In questo caso la sua presenza potrebbe causare dei danni, in particolare a quei terreni ricchi di argilla.
E' sempre consigliabile attendere un lungo periodo di tempo tra la coltivazione dell'asparago selvatico e il successivo: anche 8 anni tra una pratica e l'altra. Inoltre al fine di evitare dannosi problemi di rizoctomia è utile anticipare la coltivazione dell'asparago con una di porro. Invece consociazioni favorevoli con la pianta di asparago selvatico, da associare nei primi due anni della crescita, sono colture di lattuga, prezzemolo, pomodoro e cetriolo.
L'impianto per la coltivazione dell'asparago, per la composizione di una tipica asparagiaia, inizia dalle “zampe”, ottenute dal seme, da utilizzarsi dopo all'incirca 20 mesi dalla loro raccolta. Per ciò che riguarda l'impianto a dimora collocato in pieno campo si scaveranno trincee della profondità di 40 centimetri, larghezza di un metro circa, distanziate l'una all'altra almeno mezzo metro. Al fondo di queste trincee saranno da mettere ogni metro quadro una buona quantità di perfosfato, almeno 70 grammi, 25 grammi circa di solfato ammonico e ancora 25 grammi di cloruro potassico. Successivamente saranno da collocare a dimora quelle zampe più chiare e ricche di radici, posizionate a una distanza di circa mezzo metro da ricoprirsi con poca terra e 30 centimetri di letame ben maturo. Sopra il letame si metterà ancora poca terra. Nei due anni che seguiranno, l'asparagiaia sarà ancora improduttiva, ma in questo periodo le cure continueranno: sarà infatti necessario seguire la pianta difendendole da arrivi sgraditi di erbe infestanti e intervenire inoltre con opportuni arricchimenti di concime minerale, per la precisione ancora circa 20 grammi di solfato ammonico, un uguale quantità di cloruro potassico e ancora 60 grammi di perfosfato. Alla fine della stagione invernale, per tutti gli anni successivi, si arricchirà la coltivazione con letame maturo e terreno sabbioso al fine di migliorare la qualità dei turioni.
E' consigliabile fare un intervento di potatura durante la stagione autunnale. In questo periodo dell'anno sarà bene intervenire tagliando ogni fusto che si è sviluppato fuori dalla terra durante la stagione estiva. I fusti visibilmente secchi dovranno inoltre essere asportati, almeno per 4 o 5 anni dopo l'inizio della coltivazione, sempre durante la stagione autunnale.
La definitiva raccolta dei turioni sarà da farsi con particolari attrezzi chiamati sgorbie, un tipo di coltelli, con i quali si riuscirà più facilmente ad asportare la parte commestibile delle piante lasciando completamente intatte le zampe.
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