Il presepe napoletano, abbiamo detto, allarga i suoi orizzonti proponendo scorci di vita quotidiana ma profondamente legati al mondo cattolico, rispetto ad un presepe tradizionale quello napoletano ha sviluppato alcuni luoghi che sono tipici di questi presepi. Il mercato è sicuramente uno dei luoghi più importanti, da sempre centro economico di ogni città, il mercato rappresenta tutte le arti ed i mestieri, che vengono presentate anche con uno schema tipico mesemestiere così composto: gennaio, macellaio o salumiere; febbraio, venditore di ricotta e formaggio; marzo, pollivendolo; aprile, venditore di uova; maggio, una donna che vende ciliegie; giugno, panettiere; luglio, venditore di pomodori; agosto, venditore di cocomeri; settembre, contadino o seminatore; ottobre, vinaio; novembre, venditore di castagne; dicembre, pescivendolo. Il fiume, simbolo di collegamento tra la vita e la morte, con chiaro riferimento all'Acheronte. Il ponte, simbolo del passaggio tra il mondo dei vivi e quello dei morti. Il pozzo, ancora un collegamento tra due mondi, questa volta per la precisione tra mondo sotterraneo e superficie; sono tutti e tre simboli ricorrenti nella cultura popolare napoletana. Il forno, collegamento profondamente cristiano, dato che rappresenta il pane, uno dei due simboli dell'eucarestia. L'osteria, edificio importantissimo non presente nei presepi tradizionali, come si sa la storia raccontata dal vangelo racconta del rifiuto di molti ostelli di ospitare la Sacra Famiglia, il presepe napoletano estremizza al massimo tale concetto facendo rappresentare all'osteria tutti i mali del mondo. L'ultimo luogo tipico del presepe napoletano è la Chiesa con il crocefisso, questo edificio è chiaramente anacronistico e non presente nei tradizionali presepi, dato che con esso si intende celebrare la nascita di Gesù che poi morirà sulla croce trenta tre anni dopo.
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Il personaggio forse principe di questo presepe è Benito, la sua importanza risiede nel fatto che tale personaggio rappresenta il legame tra il popolo (rappresentate il mondo reale) ed il presepe, Benito è infatti colui che sogna il presepe. Il vinaio e Cicci Bacco, il vinaio rappresenta, insieme al forno ed al fornaio, l'eucarestia (il pane ed il vino) mentre Cicci Bacco è la sua esatta contrapposizione, poiché rappresenta in una parola la mitologia pagana. I due compari, intesi come Zì Pascale e Zì Vicienzo, rappresentano il Carnevale e la Morte, e sono legati profondamente alla cultura popolare napoletana. La meretrice, questa figura è molto importante perché rappresenta la contrapposizione con la purezza della Vergine nella capanna, la meretrice ha una sua precisa collocazione, la sua statuina va infatti messa nei pressi dell'osteria, che come abbiamo già detto è il simbolo del male del mondo, inoltre essa deve essere di spalle rispetto alla capanna dove nasce Gesù bambino. Il monaco, questa figura rappresenta molto semplicemente l'unione tra sacro e profano, come la chiesa ed il crocifisso è una figura anacronistica. Il pescivendolo, o pescatore di anime, è una figura anche essa legata alla cultura popolare, ma è legata anche alla cultura cristiana, essendo il pesce uno dei primi simboli della religione cattolica. La zingara, figura chiave che rappresenta il percorso della vita di cristo, essa sa predire il futuro ed è rappresentata con una scatola di arnesi, tra i quali i chiodi che rappresentano la crocifissione. I Re Magi sono personaggi che conosciamo molto bene, nel presepe napoletano questi personaggi vanno posizionati ad oriente, ossia da dove si pensa essi siano arrivati per venerare il nascituro. L'ultimo personaggio è Stefania, giovane vergine che si reca ad adorare Gesù Bambini ma respinta da una ragazza che ancora non è madre, Stefania inganna poi gli angeli avvolgendo una pietra in delle fasce simulando un bambino, il 26 di dicembre, la pietra, la cospetto di Gesù si trasforma in un bambino vero, che poi diverrà Santo Stefano.
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