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Come già accennato il Cisto comprende numerose varietà di specie diverse. Tra di esse bisogna innanzitutto ricordare il più famoso: il Cistus monspeliensis. Viene chiamato anche Cisto Marino o Cisto di Montpellier perché è possible trovarlo spesso in prossimità delle zone costiere, soprattutto della Sardegna. E’ una pianta che si adatta bene anche a climi molto aridi, secchi e caldi; proprio nei periodi con maggiore siccità estiva le sue foglie si colorano di marrone e sembrano morte ma, con le prime piogge, si ricolorano di verde e riacquistano energia. Si presenta con fusto peloso, inizialmente eretto che degrada fino a diventare cespuglio. È, infatti, il tipico rappresentante della cosiddetta macchia a cisto (cioè una formazione monofloristica, o comunque a larga prevalenza della pianta stessa, che si estende su vaste superfici). Viene spesso utilizzata come pianta colonizzatrice di aree collinari degradate, in quanto previene l'erosione e la desertificazione. Un'ultima curiosità: dal Cisto marino si estrae un una resina, chiamata ladano, molto utilizzata in profumeria come fissativo. Citiamo brevemente alcune, altre, varietà di Cisto: Cistus albidus, dai fiori lilla, Cistus ladaniferus, dalle proprietà insetticide, Cistus laurifolius, il più resistente al freddo e infine Cistus salvifolius, con foglie simili alla salvia.
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Il Cisto teme molto il freddo, per questo è bene posizionarlo in un luogo riparato dal vento e piuttosto soleggiato. Le basse temperature rischiano di condizionare lo sviluppo della pianta e le gelate invernali possono causarne la morte. Per questo motivo un ottimo consiglio è quello di proteggere l’apparato radicale coprendolo con un manto costituito da paglia o fogliame secco. E' consigliato piantarlo in aprile e solitamente viene coltivato a terra; presenta uno sviluppo abbastanza moderato, è possibile creare macchie di colore uniforme nel giro di pochi anni. E' anche possibile la sua coltivazione in vaso ma, in questo caso, la pianta avrà bisogno di maggiori attenzioni: innanzitutto non sopporta il trapianto e bisognerà evitare la formazione di ristagni d'acqua molto temuti dalla pianta. L'annaffiatura, in ogni caso, deve essere poco frequente,soprattutto nel periodo invernale: il Cisto si accontenta di ricevere l'acqua piovana. Sempre per consentire il drenaggio dell'acqua è consigliabile aggiungere al terreno concime organico ben maturo a rilascio graduale. Segnaliamo infine che bisogna procedere alla potatura, in marzo, sia dei giovani arbusti (per aumentarne la ramificazione) che delle piante adulte (per eliminare i rami secchi).
Se invece di acquistare una pianta volete procedere direttamente alla semina, essa andrà fatta a fine inverno in cassoni o a metà primavera direttamente in piena terra. I semi del Cisto sono piccoli e scuri. La semina presenta comunque alcune difficoltà: queste piante si ibridano facilmente, per questo motivo se il vostro obbiettivo è ottenere una pianta specifica non è detto che il risultato sia quello sperato. Questo discorso si riferisce unicamente alle specie tipo, perché gli ibridi non si possono seminare. Per gli ibridi è necessario ricorrere a talee semilegnose che si prelevano tra luglio e agosto e si fanno radicare in un composto di torba e sabbia, mantenuto umido e alla temperatura di 16 gradi. A radicazione avvenuta andranno poi trapiantate in vasi contenenti terriccio, torba e sabbia. Tenute in cassone per tutto l'inverno, andranno trasferite in vasi di 10 cm all’inizio della primavera. I vasi dovranno essere interrati all’aperto e, successivamente, riportati in cassone freddo per l’inverno. Solo nella primavera successiva potranno essere messe a dimora definitiva.
Il Cisto non necessita di cure particolari ma teme gli afidi, alcune malattie fungine e il marciume delle radici causato dai ristagni di acqua.
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