Come detto al paragrafo precedente, la potatura della siepe ha un duplice effetto: decorativo e di contenimento. Le tecniche di potatura della siepe cambiano in base alle specie che la compongono. Queste condizioneranno le tipologie dei tagli e i periodi degli interventi. Alcune siepi dovranno essere potate intensamente, altre meno intensamente, altre, invece, potrebbero non richiedere alcuna potatura. Ecco perché, prima di procedere alla potatura, bisogna conoscere le varie tipologie di siepe. Nel giardinaggio si distinguono quattro principali tipi di siepe: quelle irregolari, lasciate crescere secondo natura, quelle difensive, formate da piante spinose, quelle ornamentali composte da piante sempreverdi e i sieponi, composti da piante con una certa altezza. Tutte le varie tipologie di siepe richiedono due diversi interventi di potatura: uno nei primi due anni di vita, per stimolare la formazione di nuovi germogli alla base, e uno dopo il terzo anno per contenere la vigoria vegetativa. Una potatura della siepe è eseguita correttamente quando questa si mostrerà compatta, uniforme, ordinata ed esteticamente gradevole.
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Le siepi con una forte vigoria vegetativa, cioè che emettono germogli non solo dai rami centrali e laterali, ma anche dai polloni basali, vanno potate alla base, durante la messa a dimora, a un’altezza di 15 centimetri e, poi, in estate, vanno cimate, cioè private delle gemme apicali, e sfoltite ai lati. Fino a due anni si effettuerà una potatura corta, cioè si lasceranno rami corti di un anno, con poche gemme, al massimo tre; mentre in estate si effettuerà la consueta cimatura e lo sfoltimento dei germogli laterali. Questa operazione si effettuerà entro i primi due anni. A partire dal terzo anno si effettueranno solo dei tagli di contenimento della vigoria vegetativa mirando a rendere uniforme la crescita dell’intera siepe ( bisogna fare il modo che le varie piante siano tutte alla stessa altezza). Le siepi formate da piante a fiore cespugliose, come il riber rosso e da alberi come il faggio e il carpino, vanno potate nella stessa maniera delle siepi con germogli vigorosi, solo che i tagli dovranno essere meno intensi e con potatura lunga, cioè i rami si dovranno tagliare di meno lasciando attaccate almeno quattro o cinque gemme. Nel secondo anno, però, visto che le piante saranno cresciute abbastanza, si dovranno tagliare di un terzo della loro altezza e nella stessa misura si dovranno accorciare anche i rami. A partire dal terzo anno si effettuerà un solo taglio di potatura a primavera o in estate, per determinare l’altezza definitiva della siepe. Le siepi formate da conifere e sempreverdi non vanno potate eccessivamente. In genere si effettua una spuntatura dei rami laterali, sia nei primi due anni che a partire dal terzo, come mantenimento.
L’epoca di potatura della siepe dipende dal tipo di piante che la compongono. Le siepi composte da specie che formano le bacche, si potano prima della fioritura, cioè in inverno; le siepi con specie sempreverdi e conifere si potano regolarmente alla fine della primavera e all’inizio dell’autunno. Le siepi lasciate crescere naturalmente, cioè quelle rustiche e composte da specie selvatiche, si potano raramente e di solito richiedono solo interventi di pulizia da eseguire entro il mese di marzo. Le siepi formate dal carpino e dalle conifere, con crescita compatta, si potano all’inizio di marzo. Se necessario, la potatura va ripetuta a giugno. Le siepi con vigorosa crescita primaverile si potano a maggio. Quando la crescita è eccessiva può essere necessario un secondo intervento nel mese di giugno. Le siepi costruite a scopo protettivo o di barriera e formate da specie che resistono ai terreni sabbiosi e marini, si potano solo a primavera con interventi poco intensi. Le siepi formate da alberi come il faggio, l’alloro o il tasso, possono dare vita a barriere sagomate dall’elevato effetto decorativo. Le siepi sagomate possono essere realizzate con qualsiasi forma. Spesso si tende a dare loro una forma ad arco. La siepe ad arco richiede degli interventi di potatura in successione, creando un’apertura di questa forma nel momento della messa a dimora. Poi saranno necessari due, tre interventi all’anno, per creare degli intrecci tra i rami che formino proprio una sagoma ad arco. L’operazione si effettua solo su piante con legno giovane, più semplice da rigenerare, mentre il legno vecchio, non sviluppando più nuovi germogli, rischia di creare degli antiestetici vuoti tra i rami che compongono l’arco.
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