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La mosca bianca adulta si presenta di piccolissime dimensioni e generalmente non supera i due millimetri e mezzo. Le ali sono bianche per via di una platina farinosa che le ricopre, mentre il corpo è di colore giallo pallido. Il termine mosca si riferisce al fatto che, nonostante, il colore, questo insetto, per forma e morfologia, sembra simile alle mosche nere, anche se le specie tropicali vengono classificate assieme alle afidi o pidocchi delle piante. Le larve delle mosche bianche non sono però simili a quelle delle mosche tradizionali, quindi non si sviluppano da piccoli vermicelli bianchi, ma da un insetto chiamato neanide che rappresenta lo stadio embrionale della mosca bianca. La neanide passerà poi allo stadio di ninfa o subpupa e poi a quello di pupa da cui si svilupperà l’insetto adulto. La neanide si presenta con un corpo ovale di colore trasparente e piccole zampette. La trasparenza delle larve ne rende difficile l’individuazione, ma quando è possibile vederle sembrano simili a delle cocciniglie. I danni alla pianta vengono provocati sia dall’insetto adulto che dalle larve, perché entrambi succhiano la linfa da cui la pianta trae il suo nutrimento.
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Le piante infestate dalle mosche bianche sono tantissime: le solanacee, le leguminose, gli agrumi, i crisantemi, le dalie, le begonie, la salvia, la primula, i pomodori, i meloni , i cetrioli, i cavoli, l’azalea, il rododentro, il caprifoglio, il fico, l’olivo. Le infestazioni possono provenire da diverse specie di mosca bianca, ma non tutte sono pericolose. Quelle che, ad esempio, attaccano il fico e l’olivo sono tipiche delle zone temperate e non sono particolarmente pericolose, mentre le mosche bianche originarie delle zone subtropicali sono le più temibili. Queste ultime prediligono i climi caldi e nei periodi invernali attaccano le coltivazioni in serra, tanto da essere chiamate mosche bianche delle serre. Il nome scientifico della mosca banca delle serre è Trialeurodes vaporarium. L’insetto attacca oltre duecento specie vegetali diverse, con enormi danni alle produzioni agricole. Altrettanto pericolosa è anche la mosca bianca fioccosa (Aleurothrixus floccosus) che colpisce prevalentemente gli agrumi. La pericolosità della mosca bianca è dovuta al fatto che sue larve sono molto resistenti ai fitofarmaci e la lotta per liberare la pianta dalle infestazioni si può effettuare solo con gli insetti adulti. Questi parassiti attaccano l’apparato fogliare della pianta, specie la parte inferiore, anche se muovendosi possono attraversare tutta la struttura dell’ospite. Attraverso un apparato boccale molto appuntito praticano un foro microscopico sulla foglia sottraendo la linfa e le sostanze nutritive alla pianta colpita.
La mosca bianca non provoca la deformazione evidente delle foglie, nella pianta colpita. Il sistema fogliare non si accartoccia e non si secca immediatamente anche se a poco a poco mostra delle variazioni di colore, con macchie gialle o biancastre. Il depauperamento della linfa vegetale è, però notevole e ciò porta lentamente al deperimento della specie colpita. Negli agrumi, invece, le neonidi della mosca bianca fioccosa producono dei filamenti simili a fiocchi di lana. Altri sintomi dell’infestazione da mosca bianca sono una sostanza mielosa e gelatinosa che si deposita sull’apparato fogliare rendendolo suscettibile all’attacco di funghi, come la fumaggine che a sua volta provoca la fine della pianta. La sostanza gelatinosa viene secreta proprio dalla mosca bianca. Si tratta di una miscela di zuccheri che l’insetto produce durante il suo nutrimento. La mosca bianca, come accade in genere per le mosche, metabolizza ingenti quantità di zuccheri che vengono espulsi attraverso la sostanza gelatinosa detta melata. Quest’ultima, colando e depositandosi anche nelle altre zone della pianta, forma uno strato che attira altri agenti infestanti, come alcuni funghi che depositano sulla pianta una ulteriore sostanza fuligginosa provocando la già citata fumaggine.
Le conseguenze dell’attacco della mosca bianca possono essere diverse e tutte molto gravi. Oltre alla classica morte delle piante, gli effetti dannosi che portano sempre alla perdita di intere colture riguardano la trasmissione di virus e batteri all’interno delle foglie. La mosca bianca delle serre o del genere Trialeurodes vaporarium ha la triste fama di inoculare elle foglie virus e batteri che causano malattie alle colture rendendole inadatte alla commercializzazione per il consumo umano. Tracce di virus e batteri si sono avute in coltivazioni di lattuga e pomodori. L’ingresso dei virus all’interno della pianta viene reso possibile a causa dei piccolissimi fori che l’apparato boccale della mosca produce, fori che rendono le piante suscettibili alla penetrazione di molti agenti patogeni. Numerosi studi hanno confermato che la mosca bianca delle serre è il vettore privilegiato del Tomato chlorosis virus, agente infettivo che causa la clorosi o giallume delle foglie del pomodoro.
Debellare la mosca bianca non è semplice, perché, come già detto ai precedenti paragrafi, le larve hanno sviluppato una notevole resistenza ai trattamenti con fitofarmaci. La lotta alla mosca bianca e la cura delle piante colpite è più semplice con gli insetti della fase adulta. Su questi ultimi possono essere efficaci due metodi: la lotta chimica e quella biologica. La prima si effettua ricorrendo a fitofarmaci, cioè insetticidi con una certa tossicità che uccidono l’insetto, mentre la seconda utilizza altri insetti o agenti naturali che debellano la mosca bianca senza il pericolo di contaminazioni tossiche nella pianta.
La lotta chimica contro la mosca bianca si effettua tramite l’uso di insetticidi che agiscono sia per via esterna o sistemica. Gli insetticidi di ultima generazione consentono di combattere efficacemente anche gli stadi larvali e giovanili del suddetto parassita. Gli insetticidi che agiscono sull’insetto adulto, sia per contatto che per ingestione, sono i piretroidi, derivati sintetici del piretro, una sostanza contenuta in alcune specie di fiori. I piretroidi sintetici hanno permesso di superare i classici limiti del piretro che evapora a contatto con i raggi solari. I piretroidi di sintesi sono molto più persistenti di quelli naturali ed agiscono semplicemente a contatto con la pianta. Non penetrano nei tessuti della specie vegetale trattata e sono liposolubili. Tra i piretroidi ricordiamo il pirimphosmetyl. Attualmente esistono più di 40 prodotti a base di piretroidi di sintesi che annoverano altrettanti nomi commerciali. Gli insetticidi sintetici vengono prodotti sia sotto forma di spray che di diffusore di vapore in modalità aereosol. Negli insetti adulti dotati di apparato boccale appuntito, gli insetticidi agiscono per via sistemica, mentre nelle larve, per asfissia, attraverso un meccanismo neurotossico che paralizza le loro funzioni vitali. I fitofarmaci per debellare la mosca bianca si possono spruzzare sulla pianta oppure diffondere tramite fumigazione. Trattandosi di sostanze chimiche bisogna evitare la contaminazione delle piante, specie se trattasi di colture destinate all’alimentazione umana, come frutti, pomodori e verdure. La melata prodotta dalla mosca bianca e la successiva propagazione della fumaggine possono rendere inefficace il principio attivo dei fitofarmaci adatti a combattere l’insetto. In tal caso bisogna ricorrere proprio alla fumigazione, trattamento praticato nelle colture in serre, dove si procede inalando una miscela gassosa di pesticidi. Questa procedura va effettuata prima del ciclo colturale perché ha lo svantaggio di usare sostanze molto tossiche, alcune delle quali bandite da interventi internazionali. Tra i pesticidi fumiganti via via eliminati dalle pratiche colturali troviamo il bromuro di metile. Il trattamento con piretrine va, invece, effettuato ogni tre, quattro giorni, per evitare la ripresa dell’infestazione.
La lotta biologica alla mosca bianca sfrutta, spesso, dei metodi definiti integrati, cioè praticati usando prodotti di sintesi in abbinamento a quelli naturali, o prodotti chimici derivati essenzialmente da sostanze naturali. Il Tanacid, è, ad esempio, un insetticida a base di piretro naturale. Il principio attivo viene ottenuto modificando la molecola del piretro presente nei capolini dei fiori appartenenti alla famiglia delle composite ( crisantemi). La sostanza si estrae proprio macinando i suddetti capolini. Il piretro naturale viene associato ad un composto di sintesi, il piperonilbutossido, che ne potenzia l’efficacia e la durata. Il prodotto agisce per 3, massimo cinque giorni attraverso un’azione neurotossica che paralizza le zampe, la testa e le antenne dell’insetto. Il Tanacid è impiegato per combattere diversi parassiti delle piante, tra cui afidi, cimici e dorifora. L’utilizzo dell’insetticida integrato per combattere la mosca bianca deve seguire precise regole. Il prodotto va applicato preferibilmente la sera o nelle ore meno calde della giornata. Meglio usare attrezzi a pressione elevata per irrorare tutta la pianta e le parti maggiormente infestate. Il trattamento va eseguito rispettando le dosi consigliate e impiegando delle soluzioni a pH acido per potenziarne l’azione. Per debellare la nuova generazione di insetti si suggerisce di ripetere il trattamento ogni settimana. Per distribuire uniformemente l’insetticida integrato è anche consigliabile aggiungervi dell’olio di soia che potenzia ulteriormente l’effetto del principio attivo. Una soluzione completamente biologica per combattere le larve di mosca bianca è l’utilizzo di una vespa chiamata Encarsia formosa. Si tratta di un parassita piccolissimo, appartenente alla famiglia degli imenotteri ( api), le cui femmine depositano le uova proprio sulle neanidi della mosca bianca , le quali, dopo la schiusa delle stesse diventano più scure. La vespa predatrice si usa in ambienti caldi e ben esposti alla luce, per cui è consigliabile usarla solo nel periodo primaverile o estivo. Le larve della mosca bianca fioccosa o degli agrumi si possono combattere anche con un altro insetto predatore simile alla vespa, il Cales noacki.
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