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L’aleurodide è un insetto parassita chiamato anche “mosca bianca”. Originario delle zone tropicali, l’insetto si presenta con forme e dimensioni piccolissime, ma molto simili alle mosche comuni. Il corpo e le ali sono ricoperti da una specie di sostanza farinosa da cui deriva proprio il nome dell’insetto. Il termine greco “aleyron” significa, infatti “farina”. L’aleurodide si riproduce deponendo circa 200 uova all’anno sulla pagina inferiore delle foglie. Lo stadio larvale dell’insetto è caratterizzato dalle neanidi, che attraversano quattro fasi di sviluppo prima di diventare adulte. Per limitare gli attacchi dell’aleurodide è, quindi, necessario eliminare le larve dello stesso. Il tempo che trascorre dallo stadio larvale a quello adulto è di circa un mese. E’ proprio entro questa fase che bisogna uccidere le larve o eliminare le uova, in tal modo si impedirà la comparsa dell’insetto adulto e del nuovo ciclo di riproduzione.
L’aleurodide colpisce diverse specie di piante, specialmente quelle in serra, che crescono in ambienti caldi e protetti. La mosca bianca può presentarsi anche su molte piante da giardino e da balcone, tra cui begonie, surfinie, petunie, clicamini, stelle di natale e gerani. I fattori che causano la comparsa dell’aleurodide sono i climi caldi e umidi e il costante e progressivo rialzo delle temperature. L’insetto è particolarmente aggressivo in serra, dove gli ambienti chiusi e il costante calore usato per far sviluppare le colture, creano le condizioni ideali per la sua sopravvivenza. A volte, la comparsa dell’aleurodide può essere favorita dalla scarsa ventilazione tra le piante, magari perché sono coltivate una accanto all’altra o perché sono tenute al chiuso. Una norma preventiva, per evitare gli attacchi della mosca bianca, è quella di spostare le piante in luoghi ben areati e freschi, con giusta irradiazione solare, ma senza correnti d’aria. Altra tecnica preventiva, creare un certo spazio tra un vaso e l’altro, in modo da favorire il corretto passaggio dell’aria.
L’aleurodide infesta le piante per nutrirsi della loro linfa vegetale. L’insetto succhia questa sostanza partendo dalla pagina inferiore delle foglie. L’attività di nutrizione crea delle ferite nella pianta, ferite che diventano la via di trasmissione per virus e batteri. Durante la sottrazione della linfa, l’aleurodide produce una sostanza zuccherina, chiamata melassa, che si deposita sulle foglie impedendone la traspirazione e la fotosintesi. La sostanza zuccherina forma una cera nei tessuti vegetali, questa cera attira i raggi solari causando la bruciatura delle foglie e delle altre parti ricoperte dalla stessa. I sintomi nella pianta sono la presenta di macchie bianche dovute alla presenza delle uova e dell’insetto, la comparsa di una muffa grigia o nera causata dalla melassa, ferite e ustioni delle parti colpite, ingiallimento e caduta delle foglie. L’aleurodide causa anche dei danni indiretti alle piante, come la trasmissione di virus e batteri o di funghi responsabili della muffa nero-grigia detta fumaggine. Le malattie secondarie possono danneggiare ulteriormente le piante, bloccandone l’attività vegetativa, lo sviluppo e la fruttificazione. Se non curate, le malattie secondarie provocate dalla mosca bianca possono anche condurre le piante a una morte certa.
La lotta all’aleurodide è finalizzata ad evitare la riproduzione delle nuove colonie. In genere bisogna eliminare le uova e le neanidi, oppure i primi insetti che si levano in volo sulle foglie e che stanno per deporre le uova. Uccidere i pochi esemplari svolazzanti, non appena compaiono, permette di evitare le nuove generazioni di insetti e le infestazioni più gravi. Le fasi larvali, le uova e i primi esemplari di aleurodide si possono combattere con metodi di lotta biologica, ovvero usando insetti predatori, come gli imenotteri. Gli insetti predatori funzionano molto bene in serra e quando la presenza degli aleurodidi è limitata a pochi esemplari. Quando le colonie sono troppo numerose è meglio intervenire con specifici antiparassitari. Purtroppo, le nuove generazioni di mosche bianche tendono a diventare immuni agli antiparassitari di natura chimica. Ecco perché la lotta migliore è quella biologica, da attuare quando gli attacchi dell’insetto sono nella fase iniziale. I trattamenti chimici, da somministrare sempre in occasione del primo attacco, devono, invece, essere effettuati entro precise scadenze e con trattamenti ravvicinati nel tempo.
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