Albicocco tardivo

vedi anche: albicocco

L'Albicocco tardivo

Nell’ambito della coltivazione familiare l’albicocco è uno dei fruttiferi più richiesti ed apprezzati.

Al momento della pianificazione è opportuno tenere presente diversi aspetti: è consigliabile puntare su di una raccolta scalare per coprire un arco temporale il più ampio possibile. In secondo luogo è bene ricordare che la fioritura dell’albicocco è particolarmente delicata e una gelata tardiva (che sfiori anche solo -2°C) è capace di annullare la produzione di quell’annata. Per evitare questi inconvenienti, specialmente se viviamo nelle regioni settentrionali o in aree pedemontane, inseriamo cultivar a fioritura e maturazione tardiva.

Albicocco tardivo

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Albicocco: origini ed esigenze

Il Prunus armenianica appartiene alla famiglia delle Rosaceae: originario dell’Asia centrale, venne introdotto in Europa già dai Romani. Trovò subito condizioni ideali nel Centro-sud Italia dove, nonostante la sua fioritura precoce, non subiva gli effetti del freddo. È una pianta dallo sviluppo abbastanza veloce che può cominciare a dare buoni raccolti già dopo 4 anni dall’impianto.

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Impianto e cure colturali nell'albicocco

cure colturali nell'albicocco Per una crescita rapida è importante scegliere posizioni soleggiate in ogni stagione, ma riparate dai venti. Operiamo all’inizio dell’inverno scavando una buca profonda e larga almeno 50 cm. Importantissimo è curare il drenaggio sul fondo, oltre a inglobare della sabbia nel substrato, specie se risultasse compatto. È sempre gradita una buona dose di stallatico maturo. Se l’impianto è multiplo lasciamo almeno 6 metri in ogni direzione tra gli esemplari.


Mantenimento dell'albicocco

È un fruttifero abbastanza autonomo che si accontenta di un’abbondante concimazione di fondo autunnale e di qualche intervento di potatura. Le irrigazioni non sono quasi mai necessarie.

Le potature si effettuano a metà autunno o ad inizio primavera, ogni 2 o 3 anni: si cerca di aprire il centro privilegiando quattro branche principali.


Scegliere la varietà di albicocco

albicocco Come abbiamo detto la scelta della varietà è di estrema importanza per garantire la riuscita della coltivazione. I fattori primari da tenere in considerazione sono: il periodo di fioritura, il periodo di raccolta e l’autofertilità. Per quest’ultimo aspetto si rimarca che ormai quasi tutte le coltivar in commercio non necessitano di impollinazione incrociata, ma è comunque consigliabile avere più di una per garantire una maggiore e migliore produzione.


Le varietà tardive

albicocco bella venosta Soprattutto nel Centro-nord la scelta ricade quasi sempre sulle varietà tardive sia nella fioritura sia nella maturazione. L’albicocco è particolarmente sensibile alle gelate tardive, ma anche le forti piogge primaverili possono mandare a monte quasi completamente l’impollinazione, rovinando l’annata.

Ecco alcune delle più conosciute tardive, tutte con maturazione nel mese di luglio

Bella Venosta coltivata tradizionalmente nel Nord Italia, ha frutti di grandi dimensioni arancioni e rossi, molto dolci.

Bergeron cultivar di origine francese che sta avendo molto successo in Italia. Adatta alle regioni settentrionali, resiste bene al freddo e ha crescita veloce senza bisogno di impollinazione incrociata. I frutti sono di medie dimensioni, molto consistenti e dolci.

Boccuccia varietà tradizionale, tardiva ma più adatta alle regioni meridionali. I frutti sono grandi, molto succosi e aromatici. Adatti al consumo da fresco o per la trasformazione.

Cibo del paradiso albicocco molto diffuso in Puglia, caratterizzato dalla crescita veloce ed espansa. I frutti sono grandi, poco sodi e dal sapore leggermente acidulo. Ideale per avere un raccolto scalare.

Luizet interessante per l’eccezionale vigoria e l’abbondante produttività. I frutti sono molto grandi, compatti e dolci.

Pisana dalla crescita media con frutti grandi gialli e rossi, aromatici e succosi.

Valleggia varietà antica molto diffusa in Liguria, longevo, rustico e adattabile. Molto adatto al frutteto familiare nel settentrione perché ha fioritura tardiva, ma scalare. I frutti sono piccoli, ma con polpa soda e molto aromatica.


Albicocco reale d'Imola

albicocca reale d'imola Si tratta di una varietà tradizionale molto diffusa nella zona di Imola e nei dintorni di Bologna. È stata apprezzata a lungo per le sue qualità organolettiche, ma negli ultimi anni è stata soppiantata da nuove varietà. Soffre di alcuni difetti che la portano ad essere poco adatta al trasporto e alla conservazione: alla maturazione diventa velocemente morbida e difficilmente manipolabile. In compenso la pianta è molto vigorosa, entra velocemente in produzione, anche se non è adatta a tutti i climi e alle volte risulta discontinua. La raccolta è scalare, da metà luglio.

Il frutto è eccezionalmente morbido e leggermente acidulo, cuoriforme, dal calibro medio-grande (65 g), adatto al consumo da fresco, ma anche per la produzione di marmellate e succhi. Una caratteristica peculiare è il nocciolo non aderente che contiene una armellina molto meno amara del solito e che può essere utilizzata per la realizzazione di dolci e di croccanti.




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