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Il Lycium barbarum è un arbusto dal portamento selvatico e cespuglioso. Il su habitat originario sono le valli dell’Hymalaia, a metà tra il Tibet, la Cina e la Mongolia, dove l’albero è maggiormente coltivato. La pianta può assumere altezze ragguardevoli, anche superiori ai quattro metri. Nelle coltivazioni di massa, si tende però a mantenere l’albero a un’altezza media che non superi i due metri e mezzo. Questa altezza consente di potarlo con regolarità e più facilmente. L’albero produce rami e foglie molto intricate e simili ai rovi a alle viti selvatiche. Questi rami tendono a incrociarsi troppo l’uno sull’altro, impedendo il passaggio della luce e la successiva maturazione dei frutti. Ecco perché i coltivatori asiatici preferiscono allevare l’albero con delle forme obbligate e con altezze standard. Le forme regolari facilitano, infatti, la maturazione dei frutti e la successiva raccolta. Prima di coltivare il goji bisogna dunque decidere il metodo di allevamento, ovvero la forma da dare all’albero. Se si decide di coltivare l’albero per fini ornamentali, lo si può anche lasciare crescere al naturale, cioè con la forma a cespuglio; mentre se si propende per una coltivazione finalizzata al consumo dei frutti, bisogna impostare delle forme obbligate.
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La coltivazione del goji finalizzata alla produzione e al consumo delle bacche prevede l’impostazione di una specifica forma di allevamento. La forma più utilizzata è quella a “fusetto”, forma adottata anche dalle aziende asiatiche e usata spesso anche nella coltivazione della vite. Il fusetto consiste in un albero di altezza non superiore ai tre metri e con un numero predefinito di rami. In pratica, partendo dalla base e a un’altezza di ottanta centimetri, si lasciano al massimo quattro rametti. Dopo cinquanta centimetri, si lasciano, invece, due rametti, e sempre altri quattro, dopo altri cinquanta centimetri, continuando con la stessa distanza e lo stesso numero di rami fino ad arrivare alla cima dell’albero. La pianta così impostata dovrà essere potata in inverno rimuovendo i rami in eccesso e lasciando sempre lo stesso numero di rametti ( quattro o al massimo cinque) a una distanza di quaranta o cinquanta centimetri tra un palco ( altezza) e l’altro. Il goji necessita anche di una potatura primaverile. In questo caso andrà effettuata una “spollonatura”, ovvero la rimozione dei polloni verticali che sottraggono energia alla pianta. La spollonatura favorisce l’emissione di nuovi rami laterali che produrranno sia fiori che frutti.
L’albero di goji si può acquistare in vivaio già impostato nella forma di allevamento che abbiamo appena descritto e messo a dimora in vaso. Man mano che la pianta cresce si può rinvasare in un contenitore più grande o coltivare a pieno campo. Le condizioni climatiche e del terreno influenzano notevolmente lo sviluppo della pianta e la sua futura fruttificazione. Basta pensare che in Italia, l’albero di goji fruttifica solo dopo quattro o cinque anni dalla messa a dimora. Per “accorciare” questo tempo di maturazione, si consiglia di acquistare piante di goji già adulte e allevate nella forma a fusetto. Il goji va curato come qualsiasi altra pianta, ricorrendo all’irrigazione e alla concimazione. La pianta giovane, o in fase di allevamento, va irrigata con regolarità, mentre quella adulta, più raramente, poiché è in grado di usare da sola l’acqua piovana. Nella pianta matura, le irrigazioni potrebbero essere necessarie in caso di siccità prolungata. Il goji va concimato ogni 30 giorni, con fertilizzanti azotati, da maggio ad agosto. Attenzione a non eccedere con l’azoto: potrebbe ustionare le foglie uccidendo l’intera pianta. Il Lycium barbarum è una specie molto resistente alle malattie; si presenta suscettibile solo per alcuni tipi di parassiti, come le lumache, che divorano velocemente tutte le foglie della pianta. Questi molluschi si possono combattere spargendo cenere o sabbia alla base del goji o costruendo altre barriere fisiche per impedirne la risalita o acquistando molluschicidi biologici, molto rari da trovare e costosi.
Nonostante gli innumerevoli benefici che possiamo ricavare dall’utilizzo delle bacche di goji, esistono anche delle controindicazioni e degli effetti collaterali che non dobbiamo sottovalutare. Per prima cosa è bene ricordare che come tutti gli alimenti, anche le bacche di goji possono causare reazioni allergiche e possono non essere tollerate da alcuni individui. L’assunzione potrebbe causare nausea e vomito. Inoltre, durante la gravidanza o l’allattamento è sconsigliato assumere bacche di goji per i suoi alti contenuti di betaina che, se assunti in maniera eccessiva, sono nocivi per l’uomo. E’ bene sottolineare inoltre di non assumere le bacche se si assumono regolarmente farmaci come antidepressivi o anticoagulanti. Potrebbero alterare il nostro stato di salute e peggiorarne lo stato fisico.
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