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La mucuna pruriens contiene principalmente un aminoacido L-dopa o levodopa, un precursore della dopamina, il neurotrasmettitore che ha effetti psicogeni a livello cerebrale, regalando e potenziando le sensazioni di benessere e di piacere. I semi maturi della mucuna pruriens contengono dal 3 al 6% di levodopa, mentre le foglie solo lo 0,5% che rappresenta una quantità trascurabile a livello officinale. L’importanza erboristica della mucuna pruriens e dei suoi semi è dovuta proprio alla presenza di levodopa che ne ha permesso l’impiego come stimolante del desiderio sessuale, quindi per usi afrodisiaci, dove la stimolazione del piacere e del desiderio è strettamente correlata all’azione della dopamina e per il trattamento del morbo di Parkinson, patologia scatenata da una carenza di dopamina nel cervello. L’impiego della mucuna pruriens in medicina ayurvedica è molto antico e risale a circa 4500 anni fa. A quel tempo la pianta si usava come foraggio per gli animali, per curare il morso di serpente, per stimolare il desiderio sessuale e la fertilità. Gli impieghi attuali riguardano prevalentemente gli effetti afrodisiaci e il trattamento della malattia di Parkinson anche se bisogna sottolineare che in Italia è difficile trovare integratori a base di estratti di questa pianta, perché sono vietati. Altri principi attivi della mucuna pruriens sono: glutatione, nicotina, caffeina, mucunina, mucunadina, prurienina, prurienidina. La mucunina e la mucinadina sono gli alcaloidi responsabili della reazione urticante della pianta. Le popolazioni dove la mucura pruriens si sviluppa, usano mangiare i semi bolliti che vanno lavati diverse volte prima di cuocerli, così come diverse volte va cambiata l’acqua di cottura in modo d eliminare la tossicità degli stessi semi. Oltre alle proprietà afrodisiache, l’interazione dei principi attivi della mucuna pruriens con il sistema ormonale e nervoso dell’uomo, produce altri effetti benefici, come in caso di depressione nervosa, anche se il principale effetto riguarda quello tonico dell’apparato sessuale. Estratti di mucuna pruriens sono anche impiegati per il trattamento dell’impotenza maschile.
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I principali usi della mucuna pruriens sono officinali e alimentari. Sia dei primi che dei secondi abbiamo già parlato al precedente paragrafo. Per quanto riguarda gli impieghi alimentari c’è da aggiungere che i semi di mucuna pruriens sono stati usati come sostituti del caffè per via della presenza di caffeina. Per impieghi terapeutici gli estratti di questa pianta si assumono attraverso precise forme commerciali, le più comuni e diffuse sono l’estratto secco in soluzione idroalcolica e l’estratto in capsule. Non è facile trovare in Italia rimedi erboristici di questo tipo, mentre la vendita degli stessi spopola nei siti di e-commerce, specie stranieri. Le capsule sono a base di estratto di radice bianca di mucuna pruriens e la dose consigliata è di una capsula da 200 mg, al giorno, da assumere con mezzo bicchiere d’acqua durante i pasti. In commercio ( online) si trovano anche capsule a base di estratto standardizzato da 400 mg. La dose consigliata è da due a cinque capsule al giorno a stomaco vuoto, ma come sempre, prima di assumere qualsiasi farmaco ( erboristico o tradizionale) è necessaria la prescrizione medica. L’assunzione eccessiva di estratti di mucuna pruriens può provocare effetti collaterali a livello neurologico ed è sconsigliata in caso di contestuale assunzione di farmaci, diabete, ipertensione, gravidanza e allattamento.
Una confezione di 125 capsule a base di mucuna pruriens, da 400 mg, costa 19 euro. Una confezione di 120 capsule da 200 mg, costa 26 euro. La variabilità del prezzo è legata al produttore, al marchio e alla parte della pianta utilizzata per estrarre i principi attivi.
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