Il Parco Nazionale dell’Appennino Tosco-Emiliano comprende un territorio di circa 23 mila ettari. L’area si estende lungo la dorsale appenninica della Toscana e dell’Emilia Romagna attraversando le province di Lucca, Massa Carrara, Parma e Reggio-Emilia. Parte del territorio, circa sedicimila ettari, ricadono nel territorio emiliano, mentre i restanti settemila sono compresi nel territorio toscano. Il Parco Appennino comprende anche ben quattro importanti riserve naturali: Lamarossa, Orecchiella, Pania di Confino e Guadine Pradaccio. Il Parco comprende un territorio montano con ben 11 note cime appenniniche, tra cui il già citato Pania di Confino. Questa catena montuosa non supera i 1700 metri, mentre altre cime, tra cui il Monte Cusna e il Mone Prado, superano i duemila metri. L’area è costellata di altre catene montuose, tra cui il Monte Vecchio e il Monte Orsario, nel versante a nord dell’Appennino. Nello spazio delimitato dai monti si estendono ampi prati da pascolo dove è possibile trovare fauna e flora tipiche della zona.
Come già detto, il Parco Nazionale dell’Appennino Tosco-Emiliano è stato istituito nel 2001. Della sua gestione si occupa l’Ente Parco, classificato come “Ente pubblico autonomo non economico” e sottoposto alla vigilanza del Ministero dell’Ambiente. Il Parco Appennino è dunque uno dei parchi nazionali più giovani d’Italia ( ce ne sono in tutto quattro) e nasce dalla fusione di parti di territorio una volte comprese nel Parco Regionale dei Cento Laghi e del Gigante. Quest’ultimo è stato soppresso ed inserito nel Parco Appennino, mentre quello dei Cento Laghi ha cambiato la denominazione in Parco Regionale delle Valli del Cedra e del Parma. Come si può notare dalla storia del Parco Appennino, il territorio è vasto e molto particolare, anche perché all’interno dello stesso insistono i monti della dorsale appenninica, i boschi tipici del paesaggio montano, le vallate e i prati. Il legname dei boschi del Parco è stato utilizzato dagli Estensi nel lontano 1415. La produzione di legname porta alla nascita di una segheria fondata sempre dalla famiglia D’Este nel 1600.Oggi, questa segheria è stata trasformata in un rifugio per escursionisti.
Gli amanti della natura possono trovare nel paco tantissime specie vegetali e moltissima fauna. Tra la flora tipica ricordiamo la primula appenninica, il salice erbaceo, la genzianella e la silene di Svezia. In primavera, i prati del Parco producono le giunchiglie, che colorano di bianco le prateria della Logarghena. La flora del Parco è sottoposta a una protezione speciale e all’assoluto divieto di raccolta. Questo divieto tende a impedire la raccolta indiscriminata di piante e fiori e l’eventuale danneggiamento del paesaggio. Le aree boschive, raggiungibili tramite sentieri guidati, sono ricche di abeti bianchi, faggi e castagni. Noto è il bosco dell’Abetina Reale, che confina con la Garfagnana. Altre specie vegetali tipiche, chiamate “relitti” per via delle mutate condizioni dell’habitat originario, sono la piantaggine delle Alpi, la soldanella della silice, la margherita alpina e il trifoglio bruno. Anche queste specie sono protette e ne è vietata la raccolta. Altrettanto interessante è anche la fauna del Parco, tra cui spiccano il lupo, il falco pellegrino, il cervo, il tritone alpestre, la poiana, l’arvicola delle nevi e i chirotteri ( pipistrelli).
Il Parco Appennino si può visitare nei tempi e nei modi indicati dall’Ente Parco Appennino Tosco –Emiliano. Gli uffici dell’Ente sono aperti al pubblico da lunedì a venerdì dalle ore dieci alle tredici e il martedì e giovedì dalle 15,30 alle 17,30. La visita al Parco comprende percorsi guidati nei boschi e nelle praterie e altre attività come escursionismo e osservazioni naturalistiche. I sentieri boscosi sono inoltre dotati di suggestivi rifugi, mentre i prodotti tipici si possono gustare durante sagre paesani o in rinomati agriturismi della zona.
COMMENTI SULL' ARTICOLO