Il Parco Nazionale dell’Appennino Lucano – Val D’Agri Lagonegrese è considerato un’area naturale protetta. Si trova in Basilicata ed è stato istituito nel 2007. Questa zona è, in ordine di tempo, l’ultimo parco nazionale ufficialmente riconosciuto in Italia. Probabilmente ce ne saranno altri, anche se il riconoscimento del Parco Appennino Lucano ha una storia lunga e travagliata. L’importanza dell’area venne già segnalata con una legge del 1991 e poi ulteriormente ribadita con un’altra norma del 1998. Il decreto istitutivo del Parco venne emanato nel 2006, ma non ottenne il parere favorevole della Conferenza Unificata. Il riconoscimento ufficiale è pertanto slittato all’anno successivo, il 2007, quando l’area è stata identificata come protetta e di rilevante interesse naturalistico e paesaggistico. All’origine dei ritardi nel riconoscimento, ci sarebbero le probabili pressioni delle multinazionali petrolifere, che avevano tutto l’interesse ad avere pieno possesso delle risorse energetiche presenti nell’area in questione. La storia del Parco è la tipica vicenda del mondo moderno, dove gli interessi e gli intrecci burocratici si incontrano sempre per mettere i bastoni tra le ruote. Oggi, il Parco è aperto al pubblico, anzi a tutto il mondo, per offrire un meraviglioso spettacolo fatto di natura, paesaggi incontaminati, flora e fauna rare e da proteggere.
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Il Parco Appennino Lucano si trova, come già detto, in Basilicata. Si estende su un’area di quasi 69 mila ettari e comprende ventinove comuni della Basilicata e nove comunità montane. Il territorio del Parco è suddiviso in tre aree che vengono rispettivamente classificate di rilevante e forte interesse paesaggistico e naturalistico e con un grado di antropizzazione inesistente, limitato ed elevato. L’area “numero tre” è quella considerata a forte rilevanza paesaggistica, storica e culturale ed ad elevato grado di antropizzazione, cioè a forte intervento umano volto alla modifica e alla valorizzazione dell’ambiente naturale. Le prime due aree hanno invece subito un limitato intervento da parte dell’uomo e si presentano “quasi” incontaminate. La superficie del Parco si estende in gran parte dell’Appennino Lucano, incontrando i monti Volturino, Pierfaone e il massiccio del Sirino. Tra questi monti sono comprese anche le piccole montagne del massiccio della Maddalena in cui è racchiusa la valle del fiume Angri. Attraverso questo paesaggio si possono raggiungere due rinomate e vicine aree protette: il Parco Nazionale del Cilento e quello del Pollino, che rientrano nel network regionale delle aree protette.
Il Parco Appennino Lucano si caratterizza per la fitta vegetazione e la lussureggiante presenza di boschi. I sentieri di montagna sono popolati da querce e boschi di frassino, carpino bianco, roverella e orniello. Nelle cime più alte si possono trovare anche latifoglie, aceri e abeti bianchi. Nella zona del comune di Laurenzana, invece, si trova un rinomato bosco di abeti rossi. La fauna del Parco è, invece, arricchita dalla presenza del lupo, del cinghiale e della lontra, che si può avvistare in prossimità del fiume Angri. Sono stati segnalati anche avvistamenti di un orso morsicano, forse proveniente dal vicino Parco d’Abruzzo.
Il Parco Appennino Lucano è caratterizzato da sentieri ricchi di storia, cultura e tradizioni. Presso alcuni borghi, in passato, dei monaci eressero pure dei santuari. Ogni anno, i comuni limitrofi organizzano delle manifestazioni e delle processioni per la visita a questi santuari. Gli eventi si colorano così di fede, folclore e tradizione, in uno scenario in cui si alternano boschi, pascoli e prati. Molto seguite anche le sagre dei prodotti tipici o le escursioni nella rinomata zona archeologica di Grumentum. La visita al Parco può essere prenotata e organizzata contattando l’ente gestore. Il periodo ideale per la visita è compreso tra agosto e l’inizio d’autunno, quando le comunità montane e le amministrazioni comunali organizzano sagre, fiere ed eventi di forte impatto turistico e culturale. In ogni caso, le prenotazioni sono possibili tutto l’anno, perché la natura merita di essere ammirata in ogni momento e in ogni stagione.
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