Il broccolo calabrese non necessita di grandi cure, e la sua coltivazione permette di avere anche nella stagione più fredda un ottimo ortaggio dalle proprietà benefiche infinite. Quando la piantina nel semenzaio risulterà essere ben sviluppata, si procede con la messa a dimora in piena terra. La distanza da mantenere tra una piantina e l'altra è di circa 50/60 cm. Dopo un ciclo di coltivazione che può durare anche tre/quattro mesi, il broccolo calabrese viene raccolto per essere consumato. La raccolta delle varietà precoci viene effettuata a fine estate, mentre quelle tardive saranno disponibili per tutto l'inverno. Per asportare le infiorescenze è bene utilizzare un coltellino ben affilato. Una volta raccolte possono essere conservate anche per un periodo piuttosto lungo in frigorifero oppure in ambienti freschi.
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Per la messa a dimora in piena terra del broccolo calabrese è bene scegliere punti in cui il terreno risulta ricco di sostanze nutritive e ben drenato. Eventualmente provvedere al preventivo trattamento con un buon concime organico, da mescolare al terreno in fase di lavorazione. Alcuni trattamenti a base di rame vengono programmati nel corso di una agricoltura biologica per eliminare particolari malattie. Il rincalzo per proteggere il colletto della pianta, e la pacciamatura per dargli una maggiore protezione contro il freddo intenso invernale, completano le semplici operazioni di coltivazione del broccolo calabrese. La pacciamatura può risultare molto utile anche nei mesi più caldi, per preservare più a lungo l'umidità del terreno e mantenere libera la zona circostante da erbacce infestanti.
Di facile adattamento, il broccolo calabrese predilige un ambiente caldo temperato. L'esposizione della pianta dovrà essere soleggiata ed al riparo da venti forti che potrebbero danneggiare irrimediabilmente il colletto del broccolo calabrese. I principali parassiti che possono colpire la specie sono: la mosca del cavolo, l'agrotide e la tipula. La mosca va a colpire le radici provocando la morte della pianta, l'agrotide interessa principalmente il colletto, mentre la tipula può recare seri danni sia alle radici che al colletto. Vi è poi una farfalla considerata molto pericolosa dagli agricoltori. La cavolaia, che prende il nome appunto dalla tipologia di coltivazioni che predilige, può deporre moltissime uova che, schiudendosi, diventano larve in grado di distruggere interi raccolti. La malattia più diffusa riguarda il marciume delle radici. Per questo motivo è importante assicurarsi che il terreno in cui andremo a mettere a dimora la pianta sia sempre ben drenato.
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