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Come detto al paragrafo precedente, l’oziorrinco è un coleottero appartenente alla famiglia dei curculionidi. I curculionidi sono scarabei che presentano una testa a forma di proboscide dotata, nella parte finale, della bocca. Come tutti i curculionidi, l’oziorrinco è fitofago, si nutre, cioè, di vegetali. La differenza tra questo insetto e gli altri appartenenti alla stessa famiglia, sta nel luogo in cui le femmine depongono le uova. Quelle del’oziorrinco lo fanno sotto il terreno, mentre negli altri insetti, sopra le foglie. Che siano sopra, sotto il terreno o le foglie, le larve di oziorrinco e gli esemplari adulti sono in grado di procurare ingenti danni alle piante. Il coleottero adulto, oltre alla testa a proboscide, presenta un dorso, un torace e un addome tondo o semisferici. Il dorso è colorato di nero e talvolta chiazzato con macchioline gialle. L’insetto può avere dimensioni comprese tra diciotto millimetri e un centimetro. La larva, invece, presenta corpo bianco, una testolina rossiccia e le stesse dimensioni dell’insetto adulto.
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L’oziorrinco adulto attacca i giovani alberi da frutto e ornamentali. L’insetto, di giorno, vive nascosto nel terreno, dove scava dei rifugi per deporre le uova. Di notte, invece, esce all’aperto a caccia di nutrimento. Durante la sua lunga passeggiata notturna, l’oziorrinco risale il tronco dell’albero e divora le foglie, per poi rientrare nei rifugi il mattino successivo. Anche le larve sono molto dannose. Queste, svernando nel terreno, si nutrono delle radici dell’albero provocandone la morte. I danni alle piante sono sia estetici che produttivi. Le piantine giovani, a causa dell’azione delle larve, non saranno più in grado di svilupparsi, mentre l’albero più adulto vedrà compromessa la struttura della sua chioma. L’attacco dell’insetto adulto è riconoscibile dalle erosioni a mezzaluna presenti sulle foglie. Queste strutture, oltre a subire un danno estetico, subiscono anche un grave danno vegetativo perché vedono compromessa la loro capacità fotosintetica.
La lotta all’oziorrinco è essenzialmente biologica. Con questo coleottero, infatti, è impossibile praticare la lotta chimica, perché l’infestazione avviene lungo un arco di circa quattro mesi, all’inizio dell’estate ( maggio -giugno) e all’inizio dell’autunno ( settembre- ottobre). La lotta chimica a questo insetto comporterebbe un uso massiccio di anticrittogamici molto tossici. Per ucciderlo, bisognerebbe, infatti, somministrarli ininterrottamente per almeno due settimane, rischiando danni sistemici alla pianta e inquinamento dell’ambiente. Molto efficace è, invece, la lotta biologica, che si serve di metodi per impedire la risalita dell’insetto lungo il tronco dell’albero. Per evitare che l’oziorrinco raggiunga le foglie, la base del tronco va protetta con apposite fasce impregnate di sostanze naturali che ne bloccano il movimento. Queste fasce possono anche essere realizzate con cartone impregnato di vischio naturale. Il vischio si spalma con un pennello sulla superficie esterna della fascia, la quale dovrà fasciare proprio la circonferenza del tronco partendo dalla base e fino a un’altezza di quaranta centimetri. In assenza del vischio si possono usare anche altre sostanze incollanti, sempre naturali e reperibili nei negozi di giardinaggio. I coleotteri già presenti sulle foglie si possono eliminare scuotendo la chioma e facendoli ricadere su un telo o una superficie di paglia posti alla base dell’albero. Una volta catturati, gli esemplari di oziorrinco vanno bruciati. Diversa, invece, la lotta alle larve. Queste ultime vivono nascoste nel terreno e necessitano di prodotti in grado di stanarle o di intrappolarle. Escludendo a priori l’uso di sostanze chimiche, che nel caso dell’oziorrinco non servono, si può ricorrere a prodotti a base di nematodi. Questi sono dei vermi comprendenti migliaia di specie. Tra queste si trovano pure dei vermi antagonisti delle larve di oziorrinco. I nematodi s i inseriscono nel terreno tramite gli strumenti per l’irrigazione. Da ricordare, però, che questi vermi agiscono a temperature comprese tra quindici e trenta gradi e in terreni ben umidi e drenati. La lotta biologica alle larve di oziorrrinco funziona, infatti, su terreni morbidi e sabbiosi, mentre risulta poco efficace nei suoli argillosi e troppo compatti, che impediscono ai vermi di muoversi o strisciare con facilità.
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