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Non tutte le viti si debbono innestare. Esistono delle varietà già nate dagli innesti che non hanno alcun bisogno di subire questa procedura, mentre quelle che nascono da seme, devono necessariamente essere innestate. Ha bisogno dell’innesto la vite selvatica a cui appartengono le varietà di viti più conosciute, quali quella europea e le varietà americane. Queste ultime si sono rivelate particolarmente resistenti alla filossera e vengono usate come portainnesto per consentire la propagazione delle nuove piante di vite. L’innesto della vite selvatica deve essere effettuato tra varietà simili e quindi, ad esempio, vite americana come portainnesto e vite europea da cui si ricava l’uva e il vino, mentre l’innesto non va eseguito tra vite canadese ( specie rampicante con funzione ornamentale) e vite americana. La vite canadese si propaga solo per talea, per propaggine o per seme. Conoscere le singole varietà da innestare consente di evitare errori o il mancato attecchimento dell’innesto.
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Per la vite si possono praticare diverse tipologie di innesto: a corona, a scheggia, a stella, a triangolo, a spacco inglese doppio e semplice, a zeta, a ponte, a pezza, a maiorchina ed a occhio, detto anche a scudetto o zufolo. Gli innesti più utilizzati per la vite sono quello a spacco ( nelle sue diverse varianti), a occhio, a scheggia e a maiorchina. Il tipo di innesto condiziona anche il periodo entro cui effettuarlo. Quelli a spacco inglese doppio e a scheggia si effettuano nel periodo compreso tra fine inverno e inizio primavera ( febbraio - marzo); mentre quelli a spacco semplice, a occhio, e a maiorchina si effettuano in estate ( luglio - agosto).
L’innesto a spacco è praticato frequentemente per gli alberi da frutto ( vite compresa). Rientra nella gamma degli innesti legnosi perché si tende a praticare lo spacco proprio nella parte legnosa della pianta. Lo spacco è indicato per i rami più vigorosi e robusti delle piante adulte. Lo spacco semplice consiste nel praticare, sul ramo monco del portainnesto, un taglio che interessa il raggio del tronco su cui verrà applicata una marza o nesto, composta da un tralcio con una o due gemme. Il doppio spacco inglese consiste nel tagliare il ramo più grosso e nel praticarvi uno spacco che interessa tutto il suo diametro all’interno del quale saranno applicate due marze ( tralci con gemme). Lo spacco si pratica con un coltello adatto agli innesti e va effettuato sul ramo della pianta usata come portainnesto. Le marze da innestare si prelevano dai resti della potatura invernale ( tagli di rami). Questo materiale deve essere prima di tutto sano, senza lesioni e senza segni di malattie o deposito di uova di insetti e parassiti. Le marze vanno trattate con torba umida e spruzzate con un fungicida. Il materiale, così trattato, può essere avvolto in un sacchetto della spazzatura e conservato in un luogo fresco. Gli innesti a spacco possono anche essere erbacei, cioè praticati sui tralci vigorosi delle piante più giovani. In questo caso si pratica un taglio diagonale sia sul portainnesto che sulla marza che devono combaciare perfettamente tra loro. La tenuta dell’innesto a spacco, sia legnoso che erbaceo, viene garantita da carta adesiva e mastice. Per evitare che il vento provochi la piegatura della pianta bisogna ricorrere anche a un laccio per legarla.
L’innesto a occhio o a scudetto è un’altra antica tipologia di innesto praticata anche nei vivai per la propagazione di diverse specie ornamentali e alberi da frutto. Si tratta di un innesto utilizzato anche per la vite. I risultati di attecchimento di questo tipo di innesto non sono però elevati come quelli a spacco. Il nesto, in questa pratica, è costituto da una gemma prelevata dai rami più legnosi e vigorosi della pianta. Proprio perché si procede a innestare solo la gemma senza rami, si parla anche di innesto a gemma. Il portainnesto deve essere molto piccolo di spessore e non superare il centimetro e mezzo. Sullo stesso si pratica un taglio a forma di T dove si inserirà la gemma. L’attecchimento di questo innesto dipenderà dalle condizioni del nesto. Quest’ultimo si preleva a luglio, da tralci lunghi circa sei centimetri e con un occhio centrale costituito dalla gemma. Con il trincetto si deve effettuare un taglio verticale nella parte posteriore della gemma, in modo da permetterne la fuoriuscita. Il taglio deve permettere anche di tagliare la corteccia del legno senza romperla. Lo stesso taglio si effettua nel portainnesto, dove verrà inserito il nesto fermato con nastro isolante. Quando il taglio per il prelievo della gemma viene effettuato nella parte posteriore della stessa, si parla anche di innesto a zufolo. L’innesto a occhio si effettua con gemma dormiente. Questa parte vegetale rimarrà , infatti, così, fino alla primavera successiva. L’innesto a scheggia unisce, tra loro, un nesto, formato da un ramo con gemme, applicato su una scheggia laterale del portainnesto. La tenuta dell’innesto viene garantita dalla legatura con lacci. L’innesto alla maiorchina è una variante di quello a scheggia, solo che invece della marza, nel taglio laterale si inserirà una gemma posata su una piccola parte di corteccia. Sembra che quest’ultima tipologia di innesto garantisca elevate probabilità di attecchimento.
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