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Gli innesti, come già detto al paragrafo precedente, seguono un’unica regola che può assumere diversi nomi e diverse varianti in base alla specie coltivata. In genere gli innesti consistono nell’inserire nella parte bassa della pianta base, pezzi di una pianta simile, come rami, gemme e rami con gemme. La pianta base si chiama portainnesto, cioè è la specie che contiene materialmente le parti della nuova pianta innestata, mentre le parti nuove inserite si chiamano nesto. Gli innesti si effettuano sempre con piante appartenenti alla stessa famiglia, raramente con le stesse piante, ma con piante comunque affini. Un tipico esempio di innesto è quello del pero con il melo. Il risultato di questo innesto sono frutti decisamente più gustosi e resistenti alle avversità. Gli innesti con piante identiche sono sconsigliati non solo perché possono rivelarsi inutili, ma anche perché possono danneggiare il portainnesto. Stesso rischio per innesti con piante di specie troppo lontane tra loro che danno origine alle cosiddette “disaffinità”, cioè delle incompatibilità che possono manifestarsi fin da subito con la morte della pianta ( disaffinità totale) o in un momento successivo ( disaffinità ritardata). Le disaffinità di solito si presentano con accartocciamento delle foglie o con il loro ingiallimento precoce o con alterazione dei tessuti del parenchima vegetale, alterazione che impedisce alla pianta di ricevere i nutrienti essenziali alla sua crescita.
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Gli innesti si possono effettuare per diversi motivi e questi motivi cambiano sia se si opera in agricoltura che se si agisce nel campo del giardinaggio. Gli innesti in agricoltura hanno finalità quasi esclusivamente produttive, per garantire una qualità superiore dei frutti e per rendere le piante maggiormente resistenti alle avversità esterne e alle malattie che potrebbero comprometterne la produzione. Nel giardinaggio, invece, si innesta non solo per aumentare la resistenza della pianta alle malattie, ai parassiti e alle avversità ambientali, ma anche per correggere difetti della pianta e migliorarne la forma e il portamento. Gli innesti, se eseguiti in maniera corretta, sono in grado di regalare risultati sorprendenti dal punto di vista estetico e decorativo. Esistono specie vegetali dove gli innesti devono essere per forza effettuati perché le suddette specie altrimenti non crescerebbero. Si tratta di piante che non riescono a mettere radici e che non possono, dunque, propagarsi. In tal caso l’innesto rimane l’unico metodo di sviluppo della pianta.
Gli innesti si eseguono su alberi da frutto, cioè su specie arboree e legnose, mentre non si applicano sulle piante erbacee. Anzi si può ben dire che gli innesti restano il principale metodo di propagazione delle specie vegetali legnose. Si innestano, infatti, tutti gli alberi da frutto, tra cui melo, pero, ulivo, ciliegio, nespolo, agrumeti, vite, mandorlo, melograno e susino. Gli innesti fanno parte di una coppia di due differenti specie vegetali ( affini per famiglia) che vengono chiamate bionti. Gli innesti si possono praticare anche su piante grasse e a fiore. Molte rose pregiate sono tornate in auge grazie a degli innesti molto particolari. Innestare le rose è un’operazione molto delicata che permette anche di dare sfogo alla propria creatività ottenendo dei fiori magnifici che consentono di esaltare al massimo la resa estetica di un giardino.
Nella pratica comune del giardinaggio e dell’agricoltura esistono infinite tipologie di innesti. Alcune sono frequentemente adottate, altre meno. L’importante è usare quelle che si addicono meglio alla pianta coltivata. Quando nel portainnesto ( pianta principale o ospitante) si inserisce solo una gemma si avrà l’innesto a gemma, quando si inserisce un ramo con alcune gemme si avrà l’innesto a marza, che viene anche chiamato a spacco comune o inglese. Quando il ramo viene incastrato all’interno della fenditura a triangolo della pianta che funge da portainnesto, avremo l’innesto a incastro, quando due o più rami vengono inseriti tra la corteccia e il tronco dell’albero, si avrà, invece, l’innesto a corona. Un altro tipo di innesto è quello per approssimazione che consiste nell’unire due rami. L’innesto per approssimazione può avvenire anche in maniera del tutto naturale e casuale. E’il caso di alberi che crescendo vicini tra loro si autoinnestano collegando due dei loro rami.
All’interno delle principali tipologie di innesti appena descritti, si distinguono anche delle sottocategorie o varianti di innesti che prendono il nome dalla tecnica di inserimento usata. Gli innesti a gemma possono, infatti, essere a scudetto, con gemme prese da rami vigorosi e inseriti nella corteccia tagliata a T e coperta con mastice; a doppio scudo, cioè con la stessa tecnica ma con presenza di una terza gemma per eliminare eventuali disaffinità tra i due bionti( gemma del portainnesto e del nesto); a tassello, con gemma inserita in una porzione di corteccia tagliata in forma quadrangolare e ricoperta dalla stessa parte tagliata; a zufolo, variante dell’innesto a tassello, ma con taglio praticato longitudinalmente nella parte posteriore della corteccia. Tra gli innesti a marza si ricorda anche quello a spacco comune, con un taglio nel tronco del portainnesto che apre una fenditura di pochi centimetri dove inserire la marza. Nell’innesto a corona, la marza tagliata a V viene, invece, inserita nel tronco del portainnesto al di sotto della corteccia che viene opportunamente sollevata. Altri innesti con marza ( ramo con gemme) sono quello a cella, in cui più marze molto piccole vengono collocate in una piccola cella ricavata dal tronco. Tra le tipologie di innesti per approssimazione si distinguono, invece, quella semplice in cui si legano due rami, quello del portainnesto e della marza dopo avervi asportato la corteccia, e quello a intarsio in cui la legatura avviene dopo aver asportato sia la corteccia che una parte del legno.
Il periodo ideale per gli innesti non è identico per tutte le specie vegetali trattate. Si può innestare in inverno, in autunno, a primavera o in estate. Il periodo adatto cambia anche in base al tipo di innesto da effettuare. Gli innesti a gemma si eseguono a primavera o in estate. Nel primo caso si parlerà di innesto vegetante perché la gemma attecchirà dopo circa un mese dall’innesto. Se questo viene, invece, eseguito a fine estate, le gemme resteranno chiuse e attecchiranno solo nella primavera successiva, in tal caso si parlerà di innesto a gemma dormiente. Gli innesti a gemma vegetante si effettuano ad esempio, sul mandorlo, sull’ulivo, sulla noce e sul kaki, mentre quelli a gemma dormiente sul melo, pero, susino, agrumi, cotogno, rose, lillà, albicocco, pesco e alcune specie di alberi da fiore. Innesti a gemma si possono effettuare anche in autunno, ma solo su mandarino e nespolo. In tal caso avremo sempre degli innesti a gemma dormiente. Gli innesti a marza si possono effettuare a fine inverno o a primavera. Quelli a spacco si effettuano a fine inverno e vengono praticati nei vivai per alberi da fiore e per le viti. Gli innesti con spacco, in questa stagione, hanno maggiori probabilità di attecchire rispetto ad altri eseguiti in un periodo diverso. Negli innesti a spacco, infatti, la corteccia deve essere ben saldata. Gli innesti a corona si eseguono a primavera, su piante adulte, su agrumi e su drupacee. In questa stagione la pianta è in piena vegetazione e la corteccia si stacca più facilmente favorendo proprio l’esecuzione dell’innesto a corona.
Gli innesti, anche se rivestono un’importanza a volte fondamentale in agricoltura, sono molto utili nel giardinaggio, dove si possono creare particolari varietà di piante e fiori. Gli innesti, per il loro modus operandi, vanno considerati come delle operazioni per ottenere degli ibridi della pianta originaria i quali, grazie a quella nuova, potranno avere una colorazione, un portamento e una profumazione migliore. E’ il caso degli innesti per le rose. Le operazioni di innesto per questi magnifici fiori sono molto semplici da effettuare, ma richiedono tempo e pazienza. In genere, bastano circa due anni per ottenere dei roseti vigorosi e con un apparato radicale molto resistente. Le rose naturali si possono riprodurre anche per talea, ma quelle da giardino, spesso già ibride e con radici molto piccole, hanno bisogno di riprodursi proprio con l’innesto. Gli innesti per le rose si eseguono tramite un portainnesto di rose selvatiche. Le varietà che vengono consigliate dai florovivaisti sono la Rosa Multiflora e quella Canina. L’innesto delle rose si effettua in inverno. Durante l’autunno si interrano i semi delle bacche. Nella stagione invernale dell’anno successivo si avranno le piantine su cui innestare le parti della varietà di rosa desiderata.
Le piante grasse sono considerate delle piante di appartamento per eccellenza, vista la loro elevata resistenza alle alte temperature. Crescono bene in vaso e fioriscono donando all’ambiente petali dai colori intensi. Per esaltare l’effetto decorativo di alcune piante grasse si può ricorrere alla riproduzione per innesto. Innestare le piante grasse, ad esempio i cactus, è più semplice rispetto alle rose, specie per i tempi richiesti. L’innesto, infatti, dovrebbe attecchire entro un mese. Gli innesti per le piante grasse possono essere a spacco e vengono eseguiti quando la pianta è in piena funzione vegetativa. Per eseguire il taglio del portainnesto basta un coltello con lama ben affilata. L’innesto a spacco si esegue tagliando la pianta orizzontalmente nel punto in cui si è deciso di praticare la fenditura. All’interno di questa fenditura si inserirà la marza che verrà fissata non con mastice, ma tramite degli elastici. Una seconda soluzione di innesto è quello in cui il taglio per inserire la marza viene eseguito in verticale. Dopo l’innesto la pianta va posta al riparo dalla luce e in un ambiente caldo e protetto fino a quando non si saranno asciugate le ferite dei tagli.
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