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Gli obiettivi dell’innesto, per quanto riguarda l’olivo, sono quelli di favorire una maggiore qualità nella produzione e la nascita di varietà più resistenti alle condizioni climatiche e alle caratteristiche del terreno. E’ infatti risaputo che l’olivo ama i climi temperati e non è in grado di resistere alle temperature troppo rigide o inferiori ai dieci grandi centigradi. Nel medio periodo, gli innesti dell’olivo hanno dato a vita a cultivar con un apparato radicale più robusto, in grado di attecchire nei terreni più difficili e in condizioni climatiche non proprio ottimali. I dati, su questo fronte, non sono però definitivi, perché nel lungo periodo anche i sistemi di propagazione per talea sembrano produrre gli stessi risultati, mentre restano marginali, o del tutto assenti, i risultati delle propagazioni per seme. Nella pratica degli innesti dell’olivo, considerate le peculiarità di questa specie arborea, si assiste a due tipologie di innesti: per seme e per talea.
L’innesto per seme utilizza come portainnesto una giovane piantina di olivo sviluppatasi tramite la semina. I semi si prelevano da varietà quali Cipressino, Frantoio e Canino. In alternativa è possibile usare i semi degli olivi che crescono nei vivai o quelli delle specie spontanee. L’epoca del prelievo è nel tardo autunno o inizio inverno. I semi vanno lavati e privati del grasso, per poi essere conservati in sacchetti di plastica e in un luogo fresco e asciutto. Ad agosto, o a settembre dell’anno successivo, si procede alla semina. Le nuove piantine di olivo germoglieranno al massimo entro un mese e mezzo. Nella primavera successiva dovranno essere rinvasate e l’innesto dovrà avvenire solo quando avranno raggiunto un anno e mezzo di vita. La seconda varierà di olivo ( nesto) viene introdotta nel portainnesto con la tecnica dell’innesto a corona, in cui all’interno del fusto del portainnesto, tagliato orizzontalmente, si pratica una fenditura in cui verranno inserite due o più rami con tre gemme ( le marze) con la punta più corta rivolta verso l’esterno.
L’innesto per talea combina assieme la propagazione tramite l’uso di talee, appunto, con la tecnica classica dell’innesto. Le talee sono delle parti vegetali prelevate al fine di dare vita a una nuova pianta. Il prelievo può riguardare le radici o i rami. L’innesto per talea si effettua per varietà in cui è difficile ottenere un buon apparato radicale. Le talee vengono, infatti, prelevate da specie che hanno notevole difficoltà a mettere radici. Le stesse si immergono, per pochi minuti, in un cassone a temperatura costante, con un certo grado di umidità ( il cassone riscaldato) e riempito di una soluzione ormonale. Le marze derivate dalle suddette talee si innestano in un portainnesto con uno sviluppo radicale più rapido. La tecnica di innesto praticata in questi casi è quella a spacco comune, in cui si utilizza una sola marza con tre gemme, da innestare in un portainnesto tagliato orizzontalmente.
L’olivo può essere innestato anche con altre tecniche di innesto, anche se comunemente vengono usate quelle a corona e a spacco comune. Le tecniche alternative sono l’innesto per approssimazione e quello a occhio o scudetto. Nell’innesto a occhio si preleva una porzione circolare di legno e corteccia contenente una gemma, che viene innestata nel portainnesto tagliato in orizzontale e in verticale per formare una T. Nell’innesto per approssimazione si legano tra loro dei rami di due piante vicine, per farle crescere contemporaneamente e favorire lo sviluppo di nuovi rami. Altra tipologia di innesto dell’olivo, è quello a “becco di luccio”, in cui i tagli per inserire le marze hanno delle lunghezze diverse. Negli innesti a marza, la lunghezza di queste ultime deve essere di circa 15 centimetri, mentre il portainnesto, tagliato dal ceppo o dai rami di piante adulte, deve essere lungo almeno sei centimetri.
Gli innesti dell’olivo si praticano a primavera, quando la pianta è in succhio e la circolazione della linfa consente un più facile distacco della corteccia e un maggiore attecchimento tra le zone cambiali del nesto e del portainnesto. La buona riuscita dell’innesto dipenderà anche da alcuni particolari accorgimenti, quali l’uso di coltelli con lame affilate e ben disinfettate e una corretta copertura della superficie innestata. Negli innesti a marza si procede ad inserire del mastice che ricopre tutta la superficie del portainnesto, mentre nell’innesto a occhio si procede a legare nesto e portainnesto con apposite corde agricole, mentre le ferite del taglio vengono coperte sempre con mastice o cera gialla. Ogni due settimane bisogna controllare la legatura per accertarsi che non produca danni o restrizioni nella crescita della pianta.
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