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Il melo è un albero da frutto molto versatile che permette di spaziare tantissimo con gli innesti. La pianta, infatti, può essere innestata su diversi altri alberi da frutto appartenenti alla stessa famiglia vegetale e quindi sul pero, su altre varietà di melo e sul susino. Qualche agricoltore ha persino innestato il melo sul biancospino. I risultanti dei diversi innesti dipenderanno sempre dalla bravura del coltivatore, dalle condizioni climatiche e dallo stato di salute delle parti innestate.
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Il melo, come già detto al primo paragrafo, si propaga con la tecnica dell’innesto a spacco diametrale. Questo tipo di innesto è detto anche a marza, cioè in un ramo della pianta madre ( detta portainnesto) viene innestata una parte di altra pianta ( ramo), contenente delle gemme e chiamata marza. Per innestare il melo si usa una marza contenente al massimo tre gemme. Questa si preleva dai rami più vigorosi dell’albero, anche se le sue dimensioni, per quanto riguarda il diametro, devono essere molto ristrette. La marza va privata delle foglioline basali e va tagliata a punta nella parte superiore, parte che dovrà essere collocata o inserita, cioè innestata, nel portainnesto. Per quanto riguarda quest’ultimo, si individua un rametto dei diametro di massimo due centimetri, che sporge dal tronco, e lo si taglia di netto a circa dieci centimetri dallo stesso, ottenendo una superficie tonda. Al centro della stessa si pratica uno spacco, profondo almeno cinque centimetri, dove sarà inserita la marza. Le due parti si legano con rafia agricola, mentre le ferite dei tagli dell’innesto si coprono con mastice.
Il melo garantisce buone probabilità di attecchimento se viene innestato nell’ultima parte dell’ inverno, preferibilmente entro la metà di febbraio. Se praticato correttamente, l’innesto attecchisce e produce le prime foglie già da aprile, mentre le gemme compaiono a partire dalla fine dello stesso mese. Dopo averlo effettuato, l’innesto va protetto con un sacchetto di plastica a cui aggiungere un ‘ulteriore copertura fatta con una busta di pane. La copertura va controllata periodicamente per evitare l’accumulo di condensa. Durante la fine di maggio è possibile che il melo venga attaccato dagli afidi. In questo caso bisogna intervenire tempestivamente, somministrando insetticidi antiafidi. L’intervento deve essere repentino e immediato, perché altrimenti la marzia rischia di essere gravemente danneggiata.
I risultati dell’innesto dipendono dalla bravura del coltivatore, dalle condizioni climatiche ( lo abbiamo già detto), ma anche dal tipo di pianta innestata sulla pianta madre. Molti si chiedono se convenga innestare il melo sul pero. Alcuni coltivatori praticano l’ innesto sul perastro, ovvero sul Pyrus amygdaliformis. Con questa tecnica l’albero fruttifica regolarmente, ma spesso produce frutti piccoli. Probabilmente tutto dipende dal tipo di pianta di melo usata per praticare l’innesto. Sul pero si possono innestare varietà di melo limoncello ( che produce mele gialle) e di mela rossa, l’importante è scegliere un portainnesto di pero con una buona esposizione solare e di temperatura e in buone condizioni vegetative. Qualche coraggioso ha persino innestato il melo su biancospini che crescono spontaneamente in zone aride. Questo innesto a volte attecchisce, facendo fruttificare delle mele rosa. L’albero però rimane piccolo. Il dibattito sui migliori innesti del melo è ancora molto acceso ed anima a tutto tondo le principali discussioni dei forum di agraria.
L’innesto del melo, come altri innesti, viene praticato con attrezzi specifici: coltello, forbici, seghetto e cuneo. Con il coltello, chiamato proprio “coltello per innesti”, si può prelevare la marza e si può effettuare il taglio del portainnesto. Il coltello è utile per le marze di piccole dimensioni. Il prelievo delle marze di piccole dimensioni si può effettuare anche con la forbice. Per i rami più grossi, meglio non usare le forbici, che lasciano sfilacciature sul legno. In questo caso è meglio il seghetto. Con questo attrezzo si può anche tagliare il ramo dove sarà praticato lo spacco centrale, spacco realizzabile con coltelli a forma squadrata. Con la lama del coltello si può anche modellare la marza creando la punta che ne permetterà l’innesto nello spacco. Per conformare perfettamente la marza e lo spacco del portainnesto, si può usare anche un altro attrezzo a lama, chiamato “incisore”. Infine, per impedire la chiusura dello spacco mentre si inserisce la marza, bisogna usare un cuneo. Completa il lavoro, la legatura con la rafia e l’aggiunta di mastice nelle ferite dei tagli. Tutti gli attrezzi per l’innesto devono essere puliti e disinfettati sia prima che dopo l’uso.
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