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Questa pianta ha talmente tante varietà che la si può coltivare dalla Val Venosta a oltre 2000 metri di quota fino alle coste mediterranee della Sicilia. Non illudetevi però sulla sua adattabilità: le varietà che resistono al freddo (alcune fino addirittura a -35 gradi) non tollerano il caldo mediterraneo, così come gli albicocchi della Sicilia difficilmente tollerano temperature sotto lo zero. Occorre dunque che scegliamo per il nostro giardino una cultivar locale che sia adatta al nostro microclima. Sulla concimazione occorre intervenire tra maggio e settembre ogni anno apportando stallatico. L'albicocco richiede abbondante azoto (circa 10g per kg di albicocche prodotte). Non si devono tuttavia somministrare dosi eccessive in quanto la pianta produrrebbe troppo legno debole: per questo motivo è più consigliabile dividere la quantità in razioni da distribuire in 4/5 somministrazioni. Allo stesso modo il potassio (17g/kg di frutti prodotti) e il fosforo (4g/kg di frutti). Oltre a servire per irrobustire la pianta, il potassio ci renderà più zuccherini i frutti riducendone l'acidità.
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Una volta che l'albero è ben radicato, non servirà doverlo innaffiare, a meno che si presentino periodi di straordinaria siccità. E' importante che innaffiamo regolarmente ed in modo abbondante durante il primo anno di vita. Quando la pianta si sarà formata e non necessiterà dunque della potatura di formazione, potremo occuparci della potatura di produzione, generalmente dal terzo anno. L'albicocco va potato in primavera (si definisce infatti "potatura verde"), eccetto per leggere potature di ritorno, che peraltro non tutte le varietà richiedono. Se accorciamo i rami misti troppo lunghi e vigorosi, andremo a stimolare la comparsa di gemme apicali. I rami che spuntano alla base della pianta, potremo rimuoverli tranquillamente anche in estate, non appena li notiamo. La potatura del prunus armeniaca inciderà sulla quantità e quasi per nulla sulla qualità dei frutti. Altra cosa da tenere assolutamente in considerazione è che si tratta di una pianta molto delicata che cicatrizza lentamente e con molta difficoltà. Per questo occorre disinfettare gli strumenti, non potare in modo drastico e coprire le ferite per evitare malattie fungine e batteriche.
A proposito di malattie, diciamo che il prunus armeniaca ha davvero diversi nemici. La malattia più pericolosa per questa pianta è la Sharka, detta anche la Vaiolatura delle Drupacee. Questo virus viene spesso trasmesso dagli afidi. Sui frutti i sintomi sono ben evidenti: maturazione irregolare, caduta precoce, frutti deformati, la polpa diventa spugnosa e marcisce. Gli afidi non sono però l'unico parassita animale nemico del nostro albicocco: troviamo anche le cocciniglie, che possono indebolire pesantemente l'albero. Segnaliamo anche la tignola, che provoca un rapido disseccamento dei germogli e la monilla, parassita fungino che causa la marcescenza dei frutti. La riproduzione avviene o tramite seme o con innesto. La seconda è la via più usata e consigliata poiché col seme non si ha la sicurezza che la pianta possa crescere con la stessa forza e che i frutti abbiano lo stesso sapore di quello da cui abbiamo ricavato il seme. Solitamente viene innestato su mirabolano (Prunus cerasifera), specie ha dimostrato di conferire all'albicocco maggiore forza, sviluppo più rapido e spesso frutti precoci.
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