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Sono davvero numerosi i portainnesti che vengono impiegati per la pianta del melo: quelli che sono maggiormente diffusi corrispondono al franco, al paradiso, al dolcino e a tutta quella serie di portainnesti clonali.
L'innesto sul franco permette alla pianta del melo di raggiungere un ottimo sviluppo e, allo stesso tempo, consente di garantire alla pianta stessa una buona longevità, dando ancora maggior risalto alle caratteristiche dei frutti, ma ha lo svantaggio di cominciare la produzione piuttosto in ritardo.Il dolcino e il paradiso, al contrario, sono dei portainnesti che vengono sfruttati sopratutto per la produzione di forme di melo dalle dimensioni piuttosto contenute e presentano i vantaggi di garantire produzioni precoci e anche piuttosto importanti dal punto di vista quantitativo.Proprio con questi ultimi portainnesti, c'è la possibilità di effettuare la raccolta dei frutti del melo già a partire dal primo anno successivo all'impianto. Tutti gli altri portainnesti che vengono utilizzati, sono quelli che vengono ricavati da cloni di dolcino e paradiso e si possono inserire in differenti categorie a seconda della vigoria che garantiscono alle piante che vengono innestate su di essi.Quest'ultima tipologia di portainnesti si caratterizza per essere impiegata solamente per tutti quei frutteti da produzione e la decisione su quale di essi sfruttare cambia in relazione alle esigenze da soddisfare, come ad esempio la tipologia di terreno, il clima della zona e il tipo di varietà di melo. Nespolo del Giappone - Pianta da frutto antico Portainnesto COT.BA 29 su vaso da 22 - albero max 180 cm - 4 anni Prezzo: in offerta su Amazon a: 25,5€ |
Alla stregue di tante altre piante, anche il melo dovrebbe essere sottoposto alla concimazione. Si tratta di un'operazione che deve essere eseguita con costanza possibilmente annuale, sfruttando del letame giunto ad un ottimo punto di maturazione, ma in alternativa c'è la possibilità anche di utilizzare dei concimi di provenienza organica, magari provvedendo all'aggiunta di concimi chimici complessi, che sono formati da azoto, fosforo, potassio e microelementi.
Inoltre, non dobbiamo dimenticare come ci sia la possibilità di sfruttare delle percentuali maggiori di azoto e fosforo nel corso della stagione primaverile, in maniera tale da garantire un migliore sviluppo della pianta di melo sia per quanto riguarda la parte aerea sia per quanto concerne quella radicale.Le percentuali di fosforo e azoto si dovrebbe mantenere più altre di tutte le altre componenti lungo l'intera estate, fino ad arrivare al mese di settembre, in modo tale da garantire una migliore messa a frutto; inoltre, è importante sottolineare come il potassio si caratterizzi per condizionare in maniera notevole la colorazione dei frutti del melo.La moltiplicazione della pianta del melo si verifica in diverse modalità; prima di tutto, c'è la possibilità di effettuare la propagazione per seme, poi per margotta di ceppaia e, infine, tramite propaggine di trincea, in modo tale da poter ricavare i portainnesti. Per quanto riguarda la potatura, dobbiamo evidenziare come ci sia anche l'opportunità di puntare su quella meccanica, ma bisogna considerare certamente l'habitus di fruttificazione.Dal punto di vista delle patologie, ma sopratutto dei parassiti che possono andare a creare una minaccia seria per la pianta del melo, troviamo sicuramente in prima fila gli afidi, che hanno la caratteristica di svilupparsi sui germogli e su tutte le foglie della pianta, garantendo un effetto che le costringe ad accartocciarsi.
Le cocciniglie, invece, rappresentano un'altra tipologia di parassiti che può costituire un serio pericolo per la pianta del melo, dal momento che hanno la capacità di apportare i maggiori pericoli ai rami, ma anche nei confronti delle foglie e dei frutti, provocando un indebolimento generale della pianta del melo.La tignola, invece, corrisponde ad una larva che apporta un pericolo particolarmente importante: si tratta del fatto che va a nutrirsi dei germogli e di tutte le foglie della pianta del melo. Un'altra seria minaccia per l'incolumità della pianta del melo è rappresentata dalla carpocapsa: stiamo parlando di una larva che ha la particolare caratteristica di nutrirsi con i frutti del melo e, per tale, ragione li va a danneggiare in modo irrimediabile.Dal punto di vista delle malattie di provenienza fungina maggiormente diffuse, che possono attaccare questa particolare pianta, troviamo senza ombra di dubbio l'oidio: si tratta di una muffa bianca che si sviluppa sulle foglie e sui germogli, mentre c'è da sottolineare anche la presenza della ticchiolatura, che va a danneggiare le foglie e i frutti, provocando la comparsa di macchie necrotiche dalla tipica colorazione bruna.Tra le altre carenze che provocano una spaccatura dei frutti della pianta del melo, dobbiamo certamente sottolineare la cascola dei frutti e la rugginosità suberosa. Una delle più importanti malattie di carattere batterico è rappresentata dal fuoco batterico, mentre tra le crittogame troviamo anche il mal bianco, che è in grado di apportare seri danni alla pianta ed ai frutti del melo.Tra le varie forme di allevamento dell'albero del melo, troviamo sicuramente quella che viene denominata ad alberello, in cui si ha la necessità di piantare un pollone, che dovrà immediatamente essere tagliato ad un'altezza che dovrà essere compresa tra i 120 e i 170 centimetri dal terreno.
Proprio da questo punto, durante il primo anno di vita, verranno emessi altri rami. Nel momento in cui inizierà il secondo anno di crescita, ci sarà la necessità di mantenere almeno tre di tutti i rami che si svilupperanno, provvedendo a ridurli in lunghezza di circa 20 centimetri: saranno proprio i rami accorciati che, nel corso della stagione vegetativa successiva, andranno ad emettere altri rami.Nel momento in cui inizierà il terzo anno di sviluppo, ci sarà la necessità di ridurre anche i rami appena cresciuti ad una lunghezza pari a 20 centimetri, garantendo alla chioma portante di acquisire sempre maggiore solidità.Ecco spiegato il motivo, per questa tipologia di forma, il suggerimento è quello di utilizzare come portainnesto il franco o, in alternativa, un clonale di ottima vigoria.La forma di allevamento a vaso nano, invece, viene utilizzata nella maggior parte dei casi per la coltivazione del melo all'interno di spazi piuttosto limitati, come i giardini piccoli, e si caratterizza per il fatto di essere particolarmente semplice da realizzare.La prima cosa da fare sarà quella di piantare un pollone di un anno e poi effettuare un taglio a 40 centimetri dal terreno: nel corso del primo anno vegetativo, tale pollone andrà a produrre diversi rami. Nel corso dell'anno successivo, si dovrà provvedere a mantenere almeno tre rami vigorosi, che dovranno subire un taglio ad un'altezza di circa 20 centimetri e da essi si potranno ricavare, durante il secondo anno di crescita, ben sei rami che presenteranno una disposizione in modo circolare vicino al fusto.Proprio questi rami, dopo che sono spuntati nell'estremità, andranno a realizzare la chioma portante: per questa particolare forma di allevamento della pianta del melo, il consiglio è quello di utilizzare un portainnesto clonale a bassa vigoria.Per quanto riguarda la forma di allevamento denominata a palmetta o spalliera, dobbiamo evidenziare come si utilizzi spesso nel momento in cui si ha intenzione di guarnire muri o recinzioni. Con questa forma di allevamento, si parte piantando un pollone di un anno, che dovrà subire un taglio ad un'altezza pari a 50 centimetri da terra e, nel corso dell'anno successivo, dovrà mantenere un numero di rami almeno pari a quattro. Tutto ciò che si dovrà fare è disporre questi rami su due piani e agganciarli ad un sostegno. Per quanto riguarda il sostegno, dobbiamo sottolineare come ci sia la possibilità di utilizzare un filo di ferro, che viene sempre accompagnato da due paletti ai lati della pianta, che hanno la funzione di sostenerlo, ma in alternativa c'è anche l'opportunità di sfruttare un traliccio.Per quanto concerne la forma di allevamento a palmetta o spalliera, il consiglio è quello di impiegare dei meli innestati su portainnesti clonali che presentano una media vigoria.
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