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Sebbene in passato in campo medico si faceva largo uso del pepe, oggi esso è considerato prevalentemente alimento legato al mondo culinario. Ciò nonostante, ancora si trovano prodotti a base del principio attivo contenuto in larga quantità nelle bacche del pepe, che comunque anche in ambito fitoterapico viene prevalentemente assunto sotto forma di alimento da unire ad altri cibi: si tratta della piperina. La piperina è la molecola responsabile della sensazione di calore o dolore provata quando si mangia il pepe; si tratta di una sensazione fuorviante, nel senso che non dipende davvero dalla presenza di qualcosa di doloroso né da un calore eccessivo, ma ciò è sufficiente a provocare, in seguito alla sensazione e in rapporto ad essa, una quantità variabile di endorfine in grado di suscitare prima un lieve stato di euforia, dopo benessere e sonnolenza. Dal punto di vista più strettamente fitoterapico, il pepe viene utilizzato in presenza di alcune infiammazioni dell'apparato gastroenterico, oppure con uso esterno per lenire alcuni dolori cronici, come nevralgie e disturbi reumatici. La piperina favorisce inoltre l'assorbimento delle sostanze contenute nei cibi, e dunque per questo viene impiegata anche in casi di denutrizione e alimentazione scorretta. La funzione termoenergetica permette l'impiego nel pepe anche nei diversi casi in cui si rende necessario il controllo del peso e dell'assorbimento delle sostante nutrienti.
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Il pepe si coltiva soprattutto in ambienti tropicali, dei quali è originario, e cresce come vegetazione spontanea anche in Cina. Si tratta di una pianta perenne che può raggiungere anche diversi metri di lunghezza, della quale per uso fitoterapico ed alimentare vengono utilizzate solamente le bacche, che si sviluppano da infiorescenze a spiga rette da lunghi piccioli. Esistono circa settecento specie di pepe, ma solo alcune vengono impiegate come spezie. Le piante crescono prevalentemente in ambienti umidi e alluvionali, con temperature elevate, e la loro riproduzione viene effettuata tramite talee. Le bacche dei diversi tipi di pepe vengono trattate in maniera differente a seconda della specie per dare vita al prodotto finale. Il pepe nero si ottiene dai frutti raccolti ancora acerbi e lasciati essiccare al sole. Le bacche del pepe bianco vengono invece raccolte mature e lasciate macerare in acqua. In questo modo, le parti esterne si staccano e vengono eliminate, mentre il prodotto restante viene lasciato essiccare al sole. Per il pepe verde si utilizza la bacca acerba, che viene essiccata o conservata in salamoia o aceto. Stesso procedimento anche per il pepe rosso, che però viene ottenuto da bacche mature.
Come anticipato, il pepe viene prevalentemente venduto sottoforma di bacche essiccate e successivamente messe in commercio intere, tritate, oppure spezzettate, per essere pronte per il consumo. Esistono però anche dei prodotti che si ottengono dal pepe e che vengono utilizzati in campo medico: essi sfruttano il principale principio attivo, la piperina, per dare vita a farmaci in grado di favorire l'equilibrio gastrenterico, il corretto assorbimento delle sostanze nutrizionali da parte dello stomaco e dell'intestino e dunque per tenere il peso sotto controllo così come l'apporto di sostanze nutritive. Per uso topico si possono trovare creme o utilizzare decotti da apporre sulle zone affette da dolori cronici, come le artriti o i reumatismi, per provare sollievo dal dolore. Si tratta tuttavia di azioni antidolorifiche, non curative.
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