Il Giardino di Boboli e i suoi ingressi si estendono su un’area di circa 45 mila metri quadri. Quest’area è visitata ogni anno da 800 mila visitatori provenienti da tutto il mondo. La superficie di questo Parco storico si muove inizialmente attraverso degli assi paralleli impostati durante il periodo rinascimentale. Nei secoli successivi, agli assi principali si sono aggiunte porzioni di superficie che si diramano verso altre direzioni e che ospitano viottoli coperti di ghiaia, laghetti, fontane, grotte e tempietti. Gran parte del Giardino di Boboli è attorniata da statue ed edifici da cui si può ammirare il resto della città di Firenze. Uno degli edifici più famosi, realizzati in pieno stile rococò, e il Kaffeehaus, padiglione settecentesco composto da volumi e balaustre sovrapposte. L’accesso al Giardino è garantito attraverso quattro vie d’accesso: Palazzo Pitti, Forte Belvedere, via Romana, Piazza Romana e un’altra entrata aggiuntiva sempre dalla piazza che dà sul Palazzo Pitti. Le zone del Giardino di Boboli, come già detto, si ispirano a un gusto puramente rinascimentale. Alcune di queste zone, nel tempo, si sono arricchite di particolari più settecenteschi e moderni. Ogni singola porzione del Giardino meriterebbe una dettagliata descrizione, ma sarebbe impossibile farlo all’interno di un singolo approfondimento. Per dovere di cronaca citiamo pertanto le zone più note: l’anfiteatro, il bacino del Nettuno, il giardino del Cavaliere, tutti compresi nel primo asse; a sinistra dello stesso, la Kaffeehaus, il prato di Ganimede, il giardino di Madama, l’Orto di Giove, il livello del Palazzo e la Grotta del Buontalenti. Nel secondo asse, il prato dell’Uccellare, il prato del Pegaso e il Viottolone. Ed infine, tante vie di collegamento tra una zona e l’altra,come la destra del primo asse, il primo, il secondo e il terzo viale trasversale. Il Giardino di Biboli ospita inoltre l’Isolotto, il Prato delle Colonne, la via che va verso Porta Romana, la limonaia, la zona di Annalena, la palazzina della Meridiana e il giardino del Conte. In ognuna di queste aree sono custodite statue, fontane, prati erbosi, alberi di limoni, padiglioni e specie vegetali di vario tipo,come agrumi, alberi di latifoglie e persino piante esotiche.
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La storia del Giardino di Boboli è molto più antica di quanto si possa immaginare. L’acquisto della proprietà su cui in seguito sarebbe stato costruito il Giardino risale infatti al 1341. Il nome Boboli deriva probabilmente dagli antichi venditori, ovvero la famiglia Borgolo, da cui nel 1418, Luca Pitti ( banchiere toscano) acquistò degli orti. Su queste stesse superfici, quaranta anni dopo, sarebbe stato costruito l’omonimo Palazzo che costituisce la via di accesso principale al Giardino. L’area verde nacque proprio come il giardino che apparteneva al palazzo del Granducato di Toscana. Lo stesso Giardino è collegato anche al Forte Belvedere, un avamposto militare che serviva per proteggere la famiglia reale. Il Palazzo di accesso al Giardino prese il nome della famiglia che lo fece costruire ( Pitti), famiglia che era nota rivale dei Medici. Eppure, a seguito di alterne vicende, Palazzo Pitti venne acquisito dai Medici nel 1549. A concludere l’affare fu Eleonora di Toledo, moglie di Cosimo de Medici. Grazie alla proprietà medicea, il Giardino venne abbellito, ampliato e ulteriormente restaurato. In seguito, Palazzo Pitti divenne anche la residenza dei Savoia. Nell’estate del 2013 ha anche ottenuto il meritato riconoscimento di Patrimonio dell’Umanità.
Il paesaggio del Giardino di Boboli si sposa con la forma dell’area verde, impostata come una sorta di triangolo allungato con forti pendenze da cui si diramano due assi principali perpendicolari che conducono alla Fontana del Nettuno. Al centro degli assi e oltre si assiste a un paesaggio fatto di piccoli e grandi viali, terrazze, sentieri, radure, statue, giardini con recinto e padiglioni che sembrano ricreare ognuno ambienti singoli e molto particolari. L’ampiezza di paesaggi ed ambienti all’intero del Giardino di Boboli fa usare spesso il termine “ Giardini di Boboli”, perché le aree verdi identificate come “giardini” sono più di una. In alcune di queste si trovano radure boscose, statue anche bizzarre, filari di cipressi, siepi, fitti boschetti chiamate “ragnaie”, che servivano per catturare in volatili, siepi di bosso, alberi ad alto fusto, lecci, cipressi, fontane e balaustre.
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