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Tutti conosciamo la melanzana viola, Solanum melongena, nelle sue varietà rotonde, ovali o allungate: nel nostro paese è arrivata nel Medioevo, dall’India. Dopo un primo periodo di sospetto (il suo nome significa “mela insana”) si è capito che, spurgata e cotta, era una vera delizia: è così entrata a far parte della cucina tradizionale, specialmente del Sud Italia. La melanzana rossa è una sua stretta parente: la specie è denominata Solanum aethiopicum, essendo originaria dell’Etiopia. È un ortaggio molto popolare in Africa orientale, dove trova un clima ideale per la crescita: caldo e secco. Proprio per questa ragione i coloni italiani dell’inizio del secolo scorso hanno cominciato ad apprezzarla. In particolare i Lucani, tornati in patria dopo le vicende belliche, provarono ad introdurre questa solanacea nelle loro campagne, intuendo che si sarebbe acclimatato perfettamente.
Questo ortaggio sta attirando l’attenzione dei ristoratori e delle associazioni di salvaguardia del nostro patrimonio agricolo e gastronomico: è stata quindi creata una DOP “Melanzana Rossa di Rotonda”. Sue caratteristiche peculiari sono: dimensione ridotta dei frutti (dal diametro di circa 8 cm), colore della buccia (inizialmente verde scuro, poi arancio e infine rosso vivace) e particolare aromaticità. La polpa, molto consistente, anche senza essere spurgata, ha solo leggerissimi accenni amari che contrastano con i toni fruttati, aciduli e qualche accenno di piccantezza. Il suo gusto è molto particolare, lontano da quello della melanzana che consumiamo abitualmente: è più simile invece a quello dei pomodori. La bassa concentrazione di acido clorogenico la rende immune all’annerimento “da taglio”.
Anche chi non vive in Basilicata può procurarsene i semi: sono abbastanza comuni on line e, in primavera, si cominciano a trovare anche le piantine pronte, nei vivai. Dal punto di vista organolettico non otterremo le identiche caratteristiche della DOP, dovute alle particolari condizioni pedoclimatiche, ma vale la pena tentare, anche solo in un grosso vaso sul balcone: alle volte è l’unica maniera per assaggiare una particolare varietà.
La semina deve avvenire alla fine dell’inverno, al coperto, dando molta luce e calore. Si trapianterà al raggiungimento dei 10 cm di altezza (verso maggio): in campo lasciamo almeno 40 cm tra una piantina e l’altra, nella fila e tra le file. Irrighiamo abbondantemente e concimiamo, prima con stallatico, poi con un granulare per pomodori (ricco di potassio).La raccolta si effettua nei mesi centrali dell’estate. Per ottenere il massimo da questo ortaggio bisogna attenderne la piena maturazione: la buccia appare rossa in maniera omogenea e la consistenza è morbida al tocco. L’ideale è consumarlo subito: grigliato, fritto o stufato, ma anche cruda. La sua forma rotonda lo rende perfetto da farcire: è un allegro contenitore per primi estivi, ma dà il meglio riempito di salsiccia e formaggi (ottimo il caciocavallo) e poi gratinato in forno.
Si presta anche alla conservazione: tradizionalmente queste melanzane si mettono in barattoli sott’olio o sott’aceto, condite con aglio ed erbe aromatiche. È anche molto diffusa l’abitudine di essiccarle sotto un portico ombreggiato e arieggiato: potranno così essere consumate per tutto l’inverno, magari in abbinamento ai pomodori, preservati alla stessa maniera. Non dimentichiamo però che anche le foglie sono commestibili: stufiamole con spinaci o bietole, usiamole come base per frittate o come involucro per involtini.
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