Papaveri - Papaver roheas

Introduzione al genere dei papaveri

“Ma in altro pensiero allora Elena entrò. Nel dolce vino, di cui bevean, farmaco infuse contrario al pianto e all’ira, e che l’oblio seco inducea d’ogni travaglio e cura”. Recita così un verso dell’Odissea di Omero, la quale si sofferma su questo nepente, un infuso ottenuto mediante l’utilizzo dei semi di papavero, segno che la conoscenza di questa pianta è davvero molto antica. Solitamente, col nome di papavero si indicano tutte quelle specie che appartengono al genere Papaver, oltre ad altre che sono invece riferibili alla famiglia della Papaveracee (distribuite in prevalenza nelle zone temperate e subtropicali dell’emisfero boreale).

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Specie e diffusione geografica

Il genere Papaver, comunque, comprende circa un centinaio di specie di erbe (in rari casi si tratta di suffrutici, vale a dire le piante perenni che si caratterizzano per la loro base di legno) di vario tipo, annue, bienni o, nella maggior parte dei casi, perenni. La diffusione geografica è molto variegata e si passa da alcune zone alpine o fredde fino all’Europa, l’Asia e l’Africa Boreale, e persino l’Africa meridionale e l’Australia. Le tipiche piante del genere sono ispide e dotate di latice, con foglie lobate o dissette; i fiori, invece, sono ermafroditi, vistosi, solitari su dei lunghi peduncoli, con degli splendidi boccioli reclinati. Il pistillo è unico e un disco raggiato e persistente riunisce tutti gli stimmi. Merita un cenno anche il frutto del papavero, spesso sfruttato a scopo terapeutico, ma non solo, visto che si tratta di una capsula con i pori situati immediatamente sotto il disco. Molto noti sono anche i semi di papavero, di dimensioni davvero minute e che vengono a maturità quando sono proiettati all’esterno in seguito alle oscillazioni del lungo peduncolo, oscillazioni provocate ovviamente dal vento.

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    I papaveri "italiani"

    C’è da dire, in questo senso, che la nostra flora comprende però soltanto quattro specie, la più comune delle quali è il Papaver rhoeas, detto anche “Papavero dei campi” o “Rosolaccio”: la pianta in questione, erba annua e ramosa, è alta dai venti centimetri fino a un metro ed è comunissimo nei luoghi incolti e tra le messi (specialmente nel grano). Come già anticipato, il papavero è anche usato nella medicina popolare. Un’altra specie ben diffusa è il cosiddetto Papaver hybridum, anch’esso annuo, dei campi, muri e argini delle strade. L’Italia può invece vantare il bellissimo Papaver alpinum, il quale si trova nella zona alpina delle Alpi e dell’Abruzzo: si tratta di una pianta perenne e di piccola statura, mentre la corolla vivacizza tutto l’insieme col suo caratteristico colore bianco o giallo-aranciata. L’Italia meridionale, poi, è ricca del Papaver somniferum, il cosiddetto “papavero da oppio”: è una pianta annua e dal fusto poco ramificato, la cui altezza può superare perfino il metro, contraddistinto da grandi fiori termali, bianchi o rosei (la coltivazione originaria, in questo caso, è dell’Asia Minore ed è proprio grazie al suo latice condensato che si ottiene l’oppio vero e proprio).


    I papaveri nel mondo

    Alcune specie del genere Papaver vengono addirittura coltivate a scopo ornamentale. A seguito di alcuni incroci e selezioni, sono state ottenute delle cultivar ornamentali di Papaver roehas come Shirley Single Mixed, a fiori bianchi, rosa, salmone e cremisi, e Shirley Double Mixed, a fiori con numero doppio di petali. Queste piante sono molto adatte al giardino di tipo roccioso, a formare delle caratteristiche bordure accanto a cespugli di margherite, di agerato, di lobelia, di liatris e di tagetes. Nel caso in cui dovessero essere recisi, questi fiori non avrebbero alcuna durata in qualsiasi tipo di vaso. Per lo stesso fiore reciso, infatti, viene invece coltivato il Papaver nudiculae, noto anche come il papavero d’Islanda, nonostante la sua reale origine sia della Siberia, delle Montagne Rocciose, dell’Alaska, della Svezia, della Norvegia, del Tibet, dell’Afghanistan e dell’Himalaya. Il nome così particolare della specie deriva dal fatto di possedere diverse foglie radicali a rosetta, di un verde chiaro intenso e portate da esili piccioli.


    La coltivazione

    La corolla è formata da quattro petali, di cui due interni più piccoli e due dal diametro maggiore e di colore bianco. I semi germinano in questo caso in quindici giorni: dopo un mese, poi, la piantina, la quale ha quattro foglie vare, viene trapiantata a dimora, per cui continuerà a ingrossarsi ed emettere foglie. Dopo quattro mesi dalla semina, inoltre, compaiono i boccioli che si ingrossano e si aprono: una volta raccolti gli steli, essi possono essere immersi per qualche secondo in acqua bollente, in modo da interrompere la fuoriuscita del latice e prolungare la durata del fiore reciso.


    Papaveri: Curiosità ornamentali

    Davvero interessante è anche il Papaver somniferum per il suo esclusivo uso da coltivazione. In effetti, tale pianta può essere agevolmente coltivata in qualsiasi tipo di giardino; tra l’altro, ne esistono varie specie a fiore doppio (come può essere, ad esempio, il Pink Chiffon) con colori vivaci ed emozionanti, come il rosa chiaro, assai piacevoli alla vista. Gli steli, in tal caso, sono alti fino a un metro, e sono la soluzione più adatta per creare e rinvigorire delle aiuole tra gli alberi più imponenti come magnolie o conifere dal portamento prostrato.



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