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Il Parco nazionale del Vesuvio si estende, come già detto, su una piccola superficie, poco più di ottomila ettari. L’area ricade interamente nella provincia di Napoli, comprendendo i più noti comuni partenopei, tra cui Ercolano, Torre del Greco, Torre Annunziata, Ottaviano, sede dell’ente gestore del Parco, e Somma Vesuviana. Il Parco è rappresentato esclusivamente dall’area che gravita attorno al Vesuvio. L’area protetta comprende un vulcano a recinto con un cono esterno, il Monte Somma, ormai spento, dove si apre un altro cono interno più piccolo, il Vesuvio, ancora attivo. Il percorso del Parco è caratterizzato da ben nove sentieri che si affacciano sulle principali zone vulcaniche e laviche del territorio campano. Questi sentieri si possono attraversare per delle brevi o lunghe escursioni, presentando caratteristiche che possono rendere il loro attraversamento semplice o complicato. I sentieri più noti sono la valle dell’Inferno e la salita al cratere del Vesuvio. La valle dell’Inferno rappresenta il sentiero più lungo del Parco, si snoda per oltre dieci chilometri e permette di ammirare diverse formazioni vulcaniche. Il percorso però è caratterizzato da tornanti ( in salita e in discesa) piuttosto ripidi che ne rendono difficoltoso l’attraversamento. Il sentiero più frequentato è invece quello della salita al cratere del Vesuvio. Attraverso questo sentiero si scende verso il cono del vulcano per poi ritornare al Piazzale Ercolano, punto da cui ha inizio l’escursione.
Il Parco Nazionale del Vesuvio ha una storia lunghissima che affonda le sue radici nelle più lontane ere geologiche. Gli sconvolgimenti preistorici diedero infatti origine ai vulcani e alle discese laviche i cui resti persistono ancora oggi. In questo territorio caratterizzato da valli di lava è poi emerso un paesaggio con un terreno fertile e facilmente coltivabile. I prodotti di questa terra sono infatti tra i più gustosi e prelibati del mondo e se non fosse per le attività umane, che in alcuni luoghi della Campania hanno causato l’inquinamento di interi terreni agricoli, vedi il caso della “terra dei fuochi”, i prodotti campani sarebbero certamente i migliori del mondo. Il territorio fertile attirò in passato anche le comunità degli antichi Romani, che si stabilirono alle falde del Vesuvio per dedicarsi alle attività agricole. Il vulcano è anche tristemente noto per la catastrofica eruzione che nel 79 d.C portò all’intera distruzione di Ercolano e Pompei. Oggi, i resti di queste due antiche località attirano milioni di turisti da ogni parte del mondo. Per quanto riguarda la storia recente, l’istituzione del Parco venne prevista con la legge quadro del 1991, mentre il decreto definitivo venne emanato nel 1995. All’interno del Parco si trova anche la discarica di Cava Sari, sita nel comune di Terzigno, oggetto di un’annosa polemica che ha assunto una certa importanza anche a livello nazionale.
Nonostante la piccola superficie, il Parco nazionale del Vesuvio vanta un patrimonio florofaunistico davvero invidiabile. La flora conta tantissime specie tipiche della macchia mediterranea, mentre la fauna, specie rare, endemiche e da proteggere. Nella parte più arida si trovano le foreste, reinserite dall’uomo per evitare fenomeni franosi, mentre sul versante del Monte Somma, più umido, si trovano dei boschi misti. La fauna annovera il coniglio selvatico, la faina, la lepre, la volpe e il moscardino. Per quanto riguarda gli uccelli spiccano lo sparviero, la poiana, il gheppio, il pellegrino, l’Upupa, la tortora colombaccio, il picchio rosso maggiore, il codirossone, il passero solitario, il codibugnolo, il picchio muratore, il corvo imperiale e la cincia mora. In inverno sono presenti anche la beccaccia e il tordo. Durante la migrazione appaiono tante altre specie di uccelli provenienti dall’area sud sahariana. Presenti anche alcune specie di rettili, tra cui il ramarro e il biacco, quest’ultimo è un serpente del tutto innocuo. Il Parco del Vesuvio è anche animato da tante farfalle colorate che di notte e di giorno volano sopra le magnifiche fioriture primaverili della flora tipica di quest’area vulcanica.
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