Il Parco nazionale della Val Grande si estende su una superficie di circa 15 mila ettari. L’area protetta ricade nella regione Piemonte e nelle provincia di Verbano, Cusio, Ossola. Il territorio è oggi caratterizzato da fitte radure boscose che rendono a volte difficile attraversarne i sentieri. In passato, invece, la Val Grande era popolata di pastori e agricoltori dediti all’allevamento e alla selvicoltura. Con il passare del tempo, le aree del Parco sono state via via abbandonate, mentre si è assistito al ripopolamento del territorio con arbusti di bassa montagna. Il bosco, dunque, ha sostituito l’uomo e tutte le sue attività. Il Parco della Val Grande nasce proprio con l’obiettivo di tutelare una “zona selvaggia”, una “wildness” come dicono gli inglesi. Il paesaggio è infatti boscoso e disabitato, quasi una landa desolata e deserta dove si può ascoltare solo il melodioso “canto” della natura. Gli escursionisti trovano questo Parco ideale perché i ripidi sentieri e i dirupi creati dai dislivelli dei monti rendono l’attività di montagna rischiosa e al tempo stesso eccitante. Il Parco comprende la Riserva naturale integrale della Val Grande, dove si trovano alcune delle cime montuose più importanti del territorio montano, tra cui Cima Pedum e Cima Sasso. In mezzo si trova anche il Lago Maggiore e poi la Val Grande vera e propria, costeggiata dalla dorsale che divide bassa Valgrande, da Casa dell'Alpino (Alpe Prà). Questa dorsale arriva fino a Bocchetta di Campo e alla Val Pogallo. L’accostamento tra le dorsali montuose crea sentieri ripidi e difficilmente percorribili. Una facile via d’accesso a Parco è costruita dalla frazione di Cicogna, tipico paese montano. Il Parco è caratterizzato anche da grandi bacini d’acqua più simili a fiumi che a torrenti.
Il Parco nazionale della Val Grande è stato istituito nel 1992, a seguito della legge quadro del 1991 che definiva e individuava tutte le aree naturali da proteggere e tutelare. Anche se disabitato e boscoso, il Parco della Val Grande vanta una storia recente. Quella relativa agli insediamenti del territorio si caratterizza per l’abbandono dei pascoli da parte degli allevatori e per la presenza di una notevole “macchia boscosa”. La storia della Val Grande è anche legata alla fine della seconda guerra mondiale, quando i nazifascisti avviarono il rastrellamento dei partigiani. Lungo i boschi della Val Grande furono catturati tantissimi partigiani; centinaia vennero uccisi. Era il 1944. In quei giorni turbolenti, il comando delle SS di Monza invase le zone della Val Grande e della frazione di Cicogna per catturare e fucilare il maggior numero possibile di partigiani. Case e baite vennero distrutte e in un solo giorno si assistette alla fucilazione di 42 partigiani. I danni furono ingenti, le vittime e i feriti innumerevoli. Oggi il Parco della Val Grande è un luogo da visitare ed esplorare. Gli uomini e le case lo hanno abbandonato, forse a seguito di alcuni cruenti episodi storici. Il bosco e la montagna però persistono, a testimonianza del valore eterno della natura.
Il Parco della Val Grande si caratterizza per la presenza di arbusti di bassa montagna, tra cui faggio, castagno e nocciolo. Il bosco, generalmente più giovane di altre superfici boscose, domina incontrastato questo paesaggio, che è quindi, anche per vegetazione, prettamente montano. Molto ricca, invece, la fauna, che annovera esemplari di camoscio, cervo, capriolo, lupo, volpe, cinghiale, faina, martora, tasso, donnola, ghiro, topo selvatico, scoiattolo, aquila reale, falco pellegrino, gufo reale, picchio nero, gallo forcello, merlo acquaiolo, averla piccola, luì bianco vipera, trota, scozzone e alcune specie di insetti endemici. Secondo antiche leggende popolari, il bosco della Val Grande sarebbe popolato dal basilisco, figura mitologica identificata come il “re dei serpenti”. Naturalmente si tratta solo di una favola, ma è bello immaginare un’escursione sui ripidi sentieri di un Parco che è suggestivo proprio come una favola.
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