Il Parco nazionale del Gran Paradiso si estende su un’area di circa 71 mila ettari suddivisi tra gli 800 metri dei fondovalle e gli oltre quattromila metri della cima del Gran Paradiso. Il Parco comprende, come già detto, la Valle d’Aosta e il Piemonte e confina con un Parco nazionale francese, il Vanoise. Il territorio è prevalentemente montuoso e ricco di ghiacciai. Il paesaggio è quindi quello tipico di alta montagna, con le case in pietra nella parte piemontese e in legno in quella di Aosta. La vegetazione dei boschi è colorata dalla presenza di abeti, larici, praterie alpine e ghiacciai che completano e arricchiscono questo fantastico scenario di alta montagna. Zone montane, rocciose, e ghiacciate si alternano anche a suggestive “ zone umide” ricche di laghi, cascate e torrenti. Alcune di queste sono molto note. Citiamo a titolo di esempio, la suggestiva cascata di Lillaz, nella piccola frazione di Cogne e i Laghi Dres e Doasin. Le cascate si formano per effetto dell’altezza elevata e del pendio scosceso. Queste conformazione geologica, unita alla struttura dei ghiacciai, genere la discesa violenta dell’acqua, generando quei magnifici “giochi d’acqua” conosciuti come cascate. Il territorio del Parco è anche composto da vaste praterie montane, brughiere, cioè margini erbosi posti ai confini dei boschi, e zone boscose propriamente dette. Qui si trovano alcune delle più interessanti specie florofaunistiche che esamineremo meglio nei paragrafi successivi.
Il Parco nazionale del Gran Paradiso è, insieme a quello d’Abruzzo, uno dei Parchi più antichi d’Italia. Venne, infatti, istituito nel 1922, in piena epoca fascista. L’importanza del Parco era nota già da tempo, visto che i membri della casa reale dei Savoia andavano a caccia proprio tra i boschi del Parco. Nel 1850, l’allora giovane re Vittorio Emanuele II andò a caccia nella zona del Parco: riuscì ad abbattere uno stambecco e ben sei camosci. Il sovrano rimase molto colpito dalla ricchezza faunistica della zona e decise di istituire la Riserva reale di caccia, ufficializzata nel 1856. In quel periodo, contadini e allevatori dovettero stipulare dei contratti per cedere i diritti venatori ai sovrani. Per evitare la caccia indiscriminata a camosci e stambecchi, il re istituì anche un corpo speciale composto da soldati e guardiacaccia. I sentieri vennero anche protetti da ampie mulattiere che ancora oggi costituiscono la protezione per la fauna del Parco. I sentieri protetti sono anche usati per interessanti esperienze di escursionismo. Nel 1920, Vittorio Emanuele III donò allo Stato una porzione della Riserva reale affinché si creasse un Parco nazionale. Il governo Mussolini collaborò all’istituzione del Parco nel 1922, anno di emissione del regio decreto che ufficializzava la creazione del Parco nazionale del Gran Paradiso. La gestione del Parco venne affidata, fino al 1934, a una commissione autonoma. Durante la guerra, anche l’area protetta subì gravi danni, come il resto d’Italia, e la cura del Parco venne trasferita a un altro ente. Nel 1991, grazie a una legge quadro, il Parco nazionale del Gran Paradiso, come gli altri parchi italiani, è stato sottoposto alla tutela da parte dello Stato.
La flora e la fauna del Parco nazionale del Gran Paradiso sono quelle tipiche di alta montagna. Tra le specie vegetali primeggiano gli alberi dei boschi, tra cui larici, pini, abeti, pioppi, frassini, castagni, querce, aceri montani, ciliegi, faggi e betulle. Il sottobosco è invece ricco di fragole, mirtilli, lamponi, rododendri e gerani di bosco. Le praterie, invece, si colorano di fiori durante la stagione che va da marzo ad agosto. Le specie fiorite sono tantissime e non è semplice citarle tutte. Tra le più suggestive ricordiamo il giglio martagone e il giglio di San Giovanni, entrambi specie tipiche montane. Oltre i 2500 metri di altitudine si trovano, anche se raramente, il genepì e la stella alpina. Anche la fauna è molto ricca. Tra questa spiccano i mammiferi, o meglio gli ungulati, come camoscio e stambecco. Il Parco inizialmente nacque per tutelare dall’estinzione proprio lo stambecco. Negli anni il Parco è stato ripopolato con alcune specie di predatori, tra cui il lupo. Nella praterie è invece diffusa la marmotta, roditore che predilige il letargo invernale. Presenti anche i volatili, tra cui lo sparviero, la poiana, la pernice bianca, l’allocco e la civetta. Nei laghi si trovano le trote e il salmerino di fontana.
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