Il Parco Nazionale del Cilento, Vallo Diano e Alburni si estende, come già detto, su un’area di oltre 180 mila metri quadri. L’area ricade nella regione Campania e nella provincia di Salerno, comprendendo circa ottanta comuni e otto comunità montane. Il territorio del Parco è caratterizzato da montagne, colline e aree costiere. Scarse, invece, le aree pianeggianti. La zona a nord si caratterizza per la presenza di rocce stratificare e variamente colorate chiamate Flysch del Cilento, mentre quella a sud e più interna presenta una roccia prevalentemente calcarea. La struttura delle zone montane è prevalentemente rocciosa. Le zone pianeggianti si trovano in prossimità dei fiumi, situati nella Valle di Diano e sulla costa. Tra i corsi d’acqua più importanti ricordiamo l’Alento, che si riversa nella zona costiera e il Tanagro, nella Valle di Diano. Tra i monti più noti citiamo il Cervati, gli Alburni e il Gelbison, conosciuto anche come Monte Sacro. Altre cime di interesse sono il Monte Centaurino, il Cocuzzo, Motola e Bulgheria. La costa del Parco del Cilento si presenta piuttosto bassa e sabbiosa. Il litorale, inoltre, è caratterizzato da suggestive grotte e insenature.
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Il Parco del Cilento è stato riconosciuto nel 1991 grazie all’applicazione di una legge quadro istituita nello stesso anno. Della creazione del Parco si parlava già dal 1973, per proteggere l’area da una selvaggia speculazione edilizia. In quegli anni, il Ministero dell’Ambiente istituì due riserve naturali: quella del Monte Cervati e quella del Fiume Calore, per un totale di 36 mila ettari. Queste aree rappresentarono un primo importante passo verso l’istituzione del futuro Parco Nazionale del Cilento, che oggi conta oltre 180 mila ettari. L’Ente gestore del Parco è stato istituito nel 1995, mentre nel 1997 è la zona è diventata Riserva della biosfera. L’anno successivo, nel 1998, è arrivato il riconoscimento dell’Unesco che ha dichiarato l’area “Patrimonio dell’Umanità”. Nel 2010, inoltre, il Parco del Cilento è stato la prima area protetta nazionale a diventare Geoparco. Nel 2011 il Parco si è dotato anche di una moderna biblioteca multimediale che raccoglie circa 20 mila volumi appositamente digitalizzati.
Il Parco del Cilento ospita un ricchissimo patrimonio di flora e fauna. La prima è rappresentata da quasi duemila specie, di cui il 10% endemico, cioè tipico della zona. La specie più rinomata e forse la più importanre è la Primula di Palinuro, scelta anche come simbolo del Parco. Altre specie da ricordare sono il giglio marino, il garofano delle rupi e la campanula napoletana. La fascia costiera ospita anche il ginepro, la ginestra e il lentisco, mentre l’area rupestre si caratterizza per la presenza della Finocchiella della Lucania. Nell’area protetta si trovano anche diverse specie di orchidee selvatiche. Variegata anche la fauna, che appare molto diversificata a causa delle differenti caratteristiche del territorio. Sui monti si ritrovano l’aquila reale, il lupo, la lepre appenninica e la coturnice. Queste ultime due specie sono le prede preferire dell’aquila reale. L’avifauna del parco non comprende sono l’aquila, ma anche il corvo imperiale, il falco pellegrino e il gracchio corallino.
Sono tante le “bellezze” paesaggistiche da visitare al Parco del Cilento. L’area, infatti, è ricchissima di musei, siti archelogici e sentieri da percorrere in bici o praticando il trekking, cioè a piedi. Tra i luoghi d’arte più interessanti ricordiamo Velia, Paestum e La Certosa di Padula. Le prime due sono siti archeologici dove hanno soggiornato antichi filosofi e dove si trovano resti della Magna Grecia. L’ultima, la Certosa di San Lorenzo di Padula, è uno dei monumenti più grandi d’Italia. Per la presenza dei siti archeologici e dei monumenti, l’Unesco ha conferito al Parco il prestigioso riconoscimento di Patrimonio dell’Umanità. Il soggiorno nei dintorni del Parco viene garantito dalla presenza di numerosi bed and breakfast ed agriturismi, dove si può gustare anche la prelibata cucina campana. Ulteriori informazioni per la visita al Parco si possono reperire consultando il sito dell’Ente gestore.
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