Con il termine “prugno” si identificano diverse varietà di alberi da frutto. La principale classificazione di questi alberi è tra il prugno europeo e il prugno giapponese. Il termine botanico di questi alberi è Prunus domestica e Prunus salicina, comunemente conosciuti come susini europei e susini giapponesi. Quando si parla di potare il prugno bisogna, dunque, almeno sapere , quale varietà si sta coltivando, perché il loro comportamento vegetativo è completamente differente. Il prugno o susino europeo fruttifica infatti sui dardi fioriferi (i mazzetti di maggio), rami corti e vigorosi, mentre il prugno o susino giapponese fruttifica su rami misti e brindilli, che nel susino europeo non rivestono una grande importanza produttiva. La potatura del prugno può anche essere effettuata per fronteggiare diverse necessità o per specifici obiettivi colturali. In genere, il prugno viene potato per migliorarne la resa estetica, la forma e il portamento e per favorire la produzione. In questo senso si distinguono una potatura di formazione o allevamento e una potatura di produzione.
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La potatura di formazione o di allevamento si pratica nella pianta giovane, ovvero nei primi tre anni di vita. In genere è meglio non potare la pianta troppo piccola, perché la sua debolezza non le consente di sopportare potature drastiche. Quando la pianta avrà assunto una certa altezza, ma è ancora improduttiva, si potano gli astoni ad almeno ottanta o novanta centimetri da terra. Si individuano poi i rami da tagliare e quelli da lasciare. In genere si lasciano quelli laterali più vigorosi e sani. Saranno questi rami che potranno essere utilizzati per determinare la forma della pianta, forma che potrà essere a spalliera, a vaso , a palmetta, ecc. Per la forma a vaso, ad esempio, le branche laterali si aprono a 120 gradi, seguendo sempre la stessa angolazione dalla prima, fino all’ultima branca. Con questo metodo, il prugno assumerà la forma di un vaso aperto.
La potatura di produzione del prugno rientra negli interventi da praticare regolarmente, annualmente e con una certa sistematicità. Questa pratica è molto semplice da effettuare se si conoscono le caratteristiche vegetative della pianta che si sta coltivando. In pratica, bisogna sapere se si ha a che fare con il prugno europeo o con quello giapponese. Il primo fruttifica sui mazzetti di maggio che compaiono nei rami più robusti e vigorosi, mentre il secondo, nei rami misti e nei brindilli, rami lunghi e sottili. Nel prugno europeo si praticano dei tagli di raccorciamento sui rami più vigorosi, in modo da favorire la formazione dei mazzetti di maggio per l’anno successivo. Nel contempo si tagliano anche i rami secchi o vecchi per favorire il ringiovanimento della chioma. Nel prugno giapponese, la potatura di produzione o di ritorno si effettua sui rami misti e sui brindilli, accorciandoli a circa venti o trenta centimetri della loro lunghezza, in modo da stimolare nuovi getti.
La potatura del prugno varia in base al clima della zona in cui viene coltivato e alla varietà. Il prugno non va potato in inverno, per evitare che si indebolisca ed sviluppi malattie. In genere, il periodo ideale è a fine primavera, ovvero agli inizi di giugno, stagione in cui la pianta è forte e predisposta allo sviluppo delle gemme estive. In caso di albero coltivato in aree particolarmente calde ( dove si assiste a uno sviluppo vegetativo vigoroso) la potatura può anche essere eseguita in estate. Per favorire l’ingrossamento dei frutti si possono anche togliere manualmente i frutti più piccoli( frutticini).
Nel prugno già vecchio si può praticare anche la cosiddetta potatura di ringiovanimento, che consiste nell’asportare i rami nuovi troppo lunghi. Questi rami sono improduttivi e oltre a deformare la chioma, la infittiscono appesantendo ed indebolendo ulteriormente l’albero. Tutti i tsgli di potatuta del prugno ( ma anche di altri alberi e piante) vanno eseguiti con attrezzi puliti e disinfettati sia prima che dopo l'uso.
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