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La potatura della mimosa è estremamente semplice da praticare, anche perché differisce sensibilmente da quella di altre piante. La mimosa, infatti, va potata solo quando è giovane, mentre in età matura si può anche lasciar stare. Per questo motivo, la potatura delle mimosa viene definita di “allevamento”. Con questo termine si indicano tutti quegli interventi di potatura che mirano a contenere la crescita eccessiva della pianta e a darle una forma ordinata. La potatura di allevamento della mimosa può essere praticata anche in maniera drastica, visto che la pianta, nei suoi primi anni di vita, mostra una vigoria davvero stupefacente. I tagli dei rami devono servire anche a dare alla pianta una forma ordinata o desiderata. In genere, le mimose coltivate in giardino vanno allevate con la forma dritta e i lati gonfi. In ogni caso, la potatura di allevamento deve dare alla mimosa una forma ordinata e compatta. Il primo intervento nella pianta giovane può essere drastico, cominciando a tagliare, a circa trenta centimetri, i rami che si dipartono dai grossi rami principali del tronco di base. Questo intervento rallenterà la vigoria vegetativa della mimosa facendola crescere in maniera più ordinata. Le potature successive dovranno sempre puntare al mantenimento della forma della pianta, tagliando i rami troppo lunghi o quelli che deturpano la chioma. Quando la mimosa sarà adulta, gli interventi si potranno diradare e saranno limitati solo alla rimozione delle foglie e dei rami secchi.
La mimosa si pota solo dopo la fioritura. La frequenza degli interventi varia in base alla specie. In genere, la potatura della mimosa giovane si effettua una volta l’anno, solo nella varietà “quattro stagioni” va effettuata due volte l’anno. Il periodo per potare la mimosa è la primavera, o meglio il mese di marzo, dopo che la pianta ha completato la sua fioritura. Ricordiamo, infatti, che la mimosa fiorisce tra gennaio e marzo. I rami e le foglie secche possono essere eliminati anche mensilmente.
Per potare la mimosa su usa un piccolo coltello, mentre non vanno bene le forbici o le cesoie. Il coltello serve solo a praticare delle incisioni sui rami, i quali, poi, vanno spezzati con le mani. La mimosa va potata con coltello e mani perché le forbici rischiano di danneggiare gravemente il legno dei rami. La misura di taglio può essere scelta a occhio, tagliando i rami lunghi che fuoriescono dalla forma ordinata della chioma. La regola suggerisce però di tagliarli di due terzi o della metà. La potatura più drastica va effettuata solo durante il primo taglio. La mimosa coltivata in vaso, dopo la potatura, va coperta per un mese e non va innaffiata con acqua calcarea, che causa ingiallimento fogliare. Nelle zone particolarmente ventose, la mimosa va potata più drasticamente, sfoltendo la chioma interna e cercando di mantenere i rami esterni sempre corti, perché in caso contrario potrebbero spezzarsi. Le mimose che fioriscono in febbraio possono anche subire la spuntatura delle punte, eliminando i rami cadenti o storti. Questo intervento darà alla pianta un portamento molto naturale, molto simile alla mimosa selvatica. Come si può notare, le tecniche per potare la mimosa sono tutte molto semplici da praticare. Il coltello per segare o incidere i rami va pulito e disinfettato prima e dopo l’uso. Anche le mani che dovranno spezzare gli stessi rami devono essere pulite e non aver toccato prima altre piante. Seguendo i giusti accorgimenti, la potatura della mimosa sembrerà un gioco da ragazzi e consentirà di avere una pianta sana, ordinata e rigogliosa. Da ammirare e regalare tutto l’anno e non solo per la Festa della Donna.
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