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Il kaki, come già detto al paragrafo precedente, è un albero abbastanza semplice da coltivare, poiché le sue esigenze nutritive sono strettamente collegate alla qualità del terreno. Tutto ciò facilita enormemente le concimazioni e le irrigazioni, anche se bisogna evitare gli eccessi di umidità e le temperature eccessive. L’unica debolezza del kaki risiede nei suoi rami e nella pesantezza dei frutti. I primi, molto esili e sottili, tendono a spezzarsi sotto il peso dei frutti maturi e tondeggianti. La sproporzione tra questi due componenti vegetativi causa anche la prematura cascola ( caduta) dei frutticini e ciò determina anche l’aumento degli insetti e dei moscerini attratti dagli zuccheri rilasciati dai cachi caduti sul suolo. Se l’albero soggetto alla cascola è coltivato in giardino, non sarà un bello spettacolo guardare l’invasione degli insetti. A questo disagio si può porre fine proprio con la potatura. Bisogna però premettere che il kaki non necessita di potature drastiche, ma solo della rimozione dei rami in eccesso ( che deturpano la forma della chioma) o di quelli rotti, secchi o spezzati. I rami che si incrociano tra loro si possono anche spostare o incurvare manualmente senza tagliarli.
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Il kaki è forse l’albero da frutto con le minori esigenze di potatura. In genere, se la pianta si presenta sana e con una chioma normale, non c’è molto da tagliare: basta eliminare solo i rami rovinati. Alcuni alberi di kaki però possono presentare dei problemi nell’estetica della chioma o nella produzione, dove si assiste alla cascola del frutti per effetto del loro peso sui rami. In tal caso bisogna procedere alla sfoltitura dei rami in eccesso. Questo intervento di potatura viene essenzialmente definito di produzione, perché si procede a intervenire anche nei rami produttivi in soprannumero. La potatura del kaki consiste, infatti, di alcuni tagli di eliminazione dei rami produttivi e di quelli improduttivi, secchi, malati, rotti e spezzati. I tagli di eliminazione ( completa asportazione del ramo) possono riguardare anche i polloni , rami dritti che si originano dalla base del tronco e che sottraggono energia alla pianta. Durante la potatura bisogna anche ricordare che il kaki fruttifica sui rami di un anno, questi, quindi, sono rami produttivi e bisogna asportarne pochissimi. La potatura consente comunque di alleggerire e arieggiare la chioma. Per quanto riguarda l’asportazione dei rami produttivi, bisogna limitarsi solo a quelli esili e sottili che non sarebbero in grado di sopportare il peso dei frutti. Bisogna fare attenzione a non essere troppo drastici o a togliere troppi rami: questa azione potrebbe bloccare la totale produzione dei frutti.
Il kaki va potato a fine inverno, dopo aver superato i rigori invernali. Gli interventi devono essere effettuati lontano dal periodo vegetativo e da quello della fruttificazione. Per la potatura si usano appositi attrezzi per tagli agricoli, come forbici e cesoie. Per i rami più grandi si può usare il segaccio, mentre per i rami troppo alti, lo svettatoio. Gli attrezzi devono per ben affilati per praticare tagli netti, precisi e senza sfilacciature nella corteccia. Gli stessi utensili devono anche essere puliti e disinfettati prima e dopo l’uso, per impedire la trasmissione di malattie alla pianta. La guarigione delle ferite di taglio si può velocizzare usando del mastice agricolo. La potatura del kaki,come si sarà potuto notare, è molto semplice da eseguire e non richiede quasi mai il ricorso a potatori esperti. Basta soltanto evitare i tagli drastici, imprecisi o eccessivi e ricordare la regola numero uno della potatura degli alberi da frutto: meglio potare poco che potare troppo.
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