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Comunemente diffuso nelle isole del Pacifico, il fiore di ibisco è il simbolo dello Stato delle Hawaii dal 1923. E’ tradizione donarlo in ghirlande a collana alle autorità statali e ai turisti in segno di benvenuto ospitale e, secondo un’antica credenza popolare, incita a cogliere le opportunità. Le donne hawaiane portano questo fiore tipico tra i capelli dietro l’orecchio sinistro, per mostrare il loro status di single, o dietro al destro, se impegnate, oppure dietro a entrambe le orecchie, quando vorrebbero un nuovo amore pur essendo già accompagnate.
In Cina, l’alberello di ibisco (‘Hibiscus rosa-sinensis’) incarna la ricchezza e la fama, mentre il fiore delicato rappresenta la ragazza non sposata. In Corea del Sud, dove il fiore di ibisco (‘Hibiscus syriacus’, ‘Mugunghwa’) è l’emblema nazionale, identifica l’immortalità, nonostante la sua delicatezza, l’amore perpetuo nei matrimoni e l’invincibilità militare in guerra. Nel culto indù, è offerto alla dea Kali e a Ganesha. Introdotto sulla penisola malese nel XII secolo, l'ibisco cinese (‘Bunga Raya’, ‘fiore della festa’) è il simbolo della nazione (dal 1960), coniato e stampato su monete e banconote che, con i petali rossi, rappresenta la vita, il coraggio e la rapida crescita del Paese. Almond Blossom by van Gogh. Puzzle 1000 Teile Prezzo: in offerta su Amazon a: 13,32€ |
Il fiore colorato e luminoso di ibisco è il tatuaggio tribale più rappresentativo delle isole Hawaii: simbolo di grande potere e rispetto, in bianco equivale a purezza e illuminazione interiore, in viola a ricchezza. Da migliaia di anni, l’arte tradizionale tatoo polinesiana riprende gli elementi naturali (acqua, animali, fiori, ecc.) hawaiani; si è diffusa ovunque con interpretazioni moderne appassionando i giovani, soprattutto le ragazze. Ogni membro delle tribù hawaiane era tatuato in segno di appartenenza con la tecnica tradizionale ‘Kakau’ a inchiostro nero (succo di canna da zucchero con noci kukui) per ottenere felicità e benessere dagli dei.
Oggi i tatuaggi esotici del fiore di ibisco, appariscente e dai colori vivaci, soprattutto giallo (tra i disponibili rosso, arancio, rosa, bianco, verde, lavanda, blu, viola), sono richiesti per la bellezza della forma semplice (cinque petali liberi uniti alla base a tromba), di grande versatilità su diverse parti del corpo maschile e su fondoschiena, ombelico, anca e polso femminili. Questo tipo di tatuaggio è prediletto dai nativi o dai discendenti hawaiani per rispetto verso la loro patria, ma anche da appartenenti ad entrambi i sessi di qualunque nazionalità in segno di lealtà, devozione e fedeltà al proprio partner (tatuando il suo nome attorno al fiore); in ricordo di un amore finito o del primo in assoluto, dei momenti indimenticabili trascorsi alle Hawaii, dello stile di vita rilassato di quel popolo, oppure come sinonimo della vita troppo breve come quella del fiore di ibisco.Tra i fiori tatuati a gruppi si inseriscono foglie, steli, o altre parti della pianta per conferire un aspetto più naturale, senza mai aggiungere elementi di altre specie vegetali, semmai personaggi di fantasia come fatine e angeli. A detta dei tatuatori, figure in stile tribale hawaiano, come danzatrici di hula oppure onde oceaniche, rendono più originale il tatuaggio di un singolo fiore di ibisco sul corpo maschile.Il delizioso tè senza caffeina di fiori di ibisco, color rosso rubino, ottimo caldo o freddo, dal sapore intenso di frutti di bosco e limone, è noto come ‘Karkadè’ in Italia, in Egitto e in Sudan. Già sorseggiato dai faraoni egiziani per rinvigorirsi dal caldo del deserto e ritenuto un afrodisiaco, si è diffuso come ‘Roselle’ o ‘Bissap’ in Africa occidentale, ‘Flor de Giamaica’ in Messico, ‘Gongura’ in India e in Brasile, e a livello internazionale.
Andrebbe preparato in una pentola rivestita di smalto per non distruggere i sali minerali, le vitamine (soprattutto vitamina C), i flavonoidi e le proantocianidine (agenti antiossidanti naturali) contenuti. Ne sono state provate le proprietà diuretiche e il ruolo sul controllo della pressione arteriosa. In Messico è assunto dalle persone con problemi renali, ma anche come infuso aggiungendo molto zucchero. In Giamaica e in molte isole dei Caraibi, una bevanda rinfrescante ottenuta miscelando fiori di ibisco con altre erbe, radici, spezie, è tradizionalmente servita fredda con zucchero di canna nel periodo natalizio; l’ibisco viene anche mescolato al rum o al vino giamaicano. In Senegal, la diffusissima bevanda nazionale di ‘bissap’ è preparata con il succo di fiori rossi di ibisco (‘Hibiscus sabdariffa’ o ‘roselle’), adatti per preparare marmellate e sciroppi, mentre i calici verdi si consumano come spinaci piccanti nel ‘thiéboudieune’, piatto tradizionale di riso con pesce. Lo sciroppo di ibisco, che deriva dai nativi australiani, viene servito con acqua frizzante e con un fiore fresco come decorazione, oppure con vodka in proporzione doppia, ghiaccio, con o senza un limone. In Malesia, è in commercio un drink a base di succo di fiore di ibisco, fiore utilizzato come colorante alimentare in gelatine con l’addensante agar-agar, ananas a fette e verdure cotte. Alcune specie di ibisco sono, infatti, una fonte naturale del colorante alimentare E163 in sostituzione del rosso sintetico E 127. Il fiore essiccato di ibisco, consumato come una prelibatezza in Messico, è anche candito e inserito come guarnizione. Nelle isole del Pacifico e nei Caraibi, i fiori di ibisco vengono conditi in insalata, utilizzati per preparare marmellate ed essiccati per tisane.Tra i malesi, il decotto di radici di ibisco era un rimedio tradizionale in caso di febbre e un collirio per occhi irritati; i fiori servivano da esorcismo contro le epidemie e le malattie. L’infuso di petali era utilizzato come espettorante nella bronchite; dopo essere stato esposto alla rugiada, era consigliato in caso di gonorrea. Si usava anche il decotto di fiori bianchi e rossi come antidoto al veleno. Il succo di fiori bianchi di ibisco era assunto in presenza di difterite. Le foglie venivano applicate in impacco per alleviare mal di testa, foruncoli, piaghe, gonfiori; i petali di ibisco rosa erano utilizzati per calmare le infiammazioni cutanee. In India si impiegava il calice dei fiori gialli per le proprietà lenitive e protettive; anticamente rientrava in preparazioni di profumi e balsami rinfrescanti. Nelle Filippine, invece, la poltiglia di boccioli veniva applicata sui rigonfiamenti tumorali. Fiori rossi di ibisco si mescolavano a semi di papaya ad uso abortivo in Olanda, dove le ostetriche aiutavano le partorienti con la mucillagine e il succo delle foglie di ‘Hibiscus tiliaceus’. All’ibisco venivano riconosciute proprietà medicamentose dalla fitoterapia cinese e indiana. La medicina ayurvedica utilizzava i petali di ibisco, soprattutto della varietà a fiori bianchi e a fiori rossi, insieme ad altre erbe, per preparare un olio medicato per prevenire la caduta e l’ingrigirsi dei capelli, stimolarne la ricrescita e, in generale, per risolvere la forfora e altri problemi al cuoio capelluto; foglie e fiori ridotti in poltiglia con poca acqua diventavano un impasto schiumoso adoperato come shampoo condizionante; estratti di foglie e di fiori di ibisco erano un emmenagogo efficace per regolare il ciclo mestruale; con le radici si trattavano le malattie veneree e si preparavano miscele contro la tosse. Gli antichi testi ayurvedici riconoscevano ai petali di ibisco anche proprietà anticoncezionali.
Per tradizione indiana, con fiori e foglie cotti nel burro chiarificato si ottiene una tintura per annerire le sopracciglia e truccare il contorno degli occhi. In India e in Cina, i capelli sono trattati con un olio contenente fiore e foglie di ibisco come stimolante, antiforfora, lucidante, e con aceto e fiori, quali emollienti e condizionanti naturali. L’infuso dei petali di ibisco è uno shampoo delicato e ammorbidente per bambini in Polinesia, nel sud-est asiatico, nel centro e nel Sudamerica. I fiori erano adoperati per lucidare le scarpe in Giamaica, in Indonesia e in alcune nazioni africane, dove l’ibisco era denominato, infatti, il ‘fiore delle scarpe’.
Dalla corteccia dell’ibisco (‘Hibiscus canabinus’) si ricavano delle forti fibre che, nelle aree calde subtropicali, possono raggiungere fino a 3 metri di lunghezza e che sono impiegate per produrre tessuti grezzi, reti, carta e, in Polinesia, gonnelline di paglia e parrucche. Nelle Filippine, i bambini immergono gli steli di papaia nel succo appiccicoso di fiori e foglie di ibisco (‘gumamela’) pressati come cannucce per soffiare le bolle. L’uso ornamentale delle piante di ibisco è diffuso per allestire siepi e file divisorie a fiori colorati lungo strade, autostrade e giardini: le varietà più comuni a questo scopo sono l'ibisco cinese, soprannominato la ‘Regina degli arbusti tropicali’, nelle aree tropicali e subtropicali, e l'Hibiscus syriacus (‘Rosa di Althea’ o ‘Rosa di Sharon’) nelle zone temperate.
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