Nonostante possa vantare delle proprietà altamente utili ed importanti, l’aloe, come ogni altra pianta d’altronde, non può garantire l’immunità contro dei possibili effetti collaterail.
Studiando accuratamente l’etimologia del termine, possiamo notare come la parola aloe derivi dal greco àls-alòs, ovvero “sale”, molto probabilmente per via del sapore amaro che esprime, che potrebbe assomigliare a quello dell’acqua marina.Si tratta di una definizione molto importante, però, per capire come l’aloe possa essere certamente ricompresa nel gruppo di droghe ad amari.Le antiche donne che appartenevano al popolo Maya, infatti, strofinavano le foglie di aloe nei loro seni prima di poter allattare i propri bambini: il forte sapore amore poteva garantire uno svezzamento alquanto precoce, dal momento che il seno della mamma era reso poco appetibile.Gli effetti secondari per cui si ricorda l’aloe, però, sono in realtà tanti altri.Il succo di aloe corrisponde ad un purgante antrachinonico: tra la grande quantità di droghe ad antrachinoni che sono in grado di esercitare la stessa azione lassativa (come ad esempio il rabarbaro e la senna) l’aloe è senza ombra di dubbio quella più potente, visto che può vantare un’azione altamente irritante.Gli antrachinoni contenuti nell’aloe sono talmente irritanti che possono anche produrre delle vere e proprie ulcere della mucosa intestinale: ecco spiegato il motivo per cui l’estratto di antrachinoni non deve assolutamente essere assunto puro, ma sempre diluito.L’effetto lassativo che caratterizza il succo di aloe, inoltre, non ha un effetto immediato. In seguito all’assunzione del succo di aloe è necessario aspettare un periodo di tempo pari ad almeno sei- sette ore, in maniera tale che la droga possa esercitare la sua azione a livello dell’intestino crasso.Nel corso di questo arco di tempo, l’eventuale assunzione di altre tipologie di lassativi o di un’altra dose di aloe, con l’obiettivo o la speranza di aumentarne gli effetti purganti, è del tutto sconsigliata, per il semplice motivo che andrebbe ad ampliare tutta una serie di effetti collaterali.L’aloe viene inoltre sconsigliata in periodi come la gravidanza e anche nel corso della fase di allattamento: l’aloe, infatti, può passare nel latte materno, con l’effetto di renderlo assolutamente amaro e c’è la possibilità che si verifichino degli effetti collaterali anche nei confronti del bambino stesso.Inoltre, si sconsiglia l’uso del succo di aloe nel corso del ciclo mestruale, per il semplice fatto che potrebbe avere un effetto di potenziamento eccessivo del flusso di sangue.
Sarebbe sempre meglio evitare di dare l’aloe ai bambini, così come in tutti quei casi in cui si riscontra la presenza di varici, emorroidi, problemi renali e anche nei casi di patologia infiammatoria a carico dell’intestino, appendicite e morbo di Crohn.E’ assolutamente sconsigliato anche l’utilizzo prolungato del succo di aloe, semplicemente perché, come ogni altra droga ad antrachinoni, potrebbe provocare delle melanosi ed atonie del colon.Il succo di aloe non deve mai essere assunto insieme a dei farmaci diuretici tiazidici, cortisonici, liquirizia e glicosidi cardioattivi: si tratta di farmaci, infatti, che nel caso in cui seguissero una cura integrata con l’aloe, potrebbe aumentare eccessivamente la perdita di potassio, provocando la ipokaliemia.E’ altrettanto importante ricordare come l’assunzione di aloe integrata ad altre tipologie di farmaci, nel caso in cui vengano somministrati per os, può avere l’effetto di ridurre notevolmente l’assorbimento degli stessi.Nel corso degli anni si sono verificati diversi casi, seppur rari, di dermatite ed allergia in soggetti che presentavano una certa predisposizione allergica nei confronti del genere delle Liliacee.Per fare in modo di ridurre ai minimi termini i rischi e gli effetti collaterali connessi al succo di aloe, è sempre meglio utilizzarlo ed assumerlo rispettando in ogni caso le dosi che vengono consigliate e per un periodo piuttosto breve di tempo.L’international Aloe Science Council è un’importante associazione scientifica , ovvero la più autorevole al mondo in materia di aloe e sui prodotti che la sfruttano.
Se un qualsiasi prodotto in tutto il mondo che si basa sull’aloe presenta il logo della IASC e appare all’interno della apposita lista della IASC significato che è stato testato su base scientifica per un periodo di almeno dieci anni e non presenta alcun effetto collaterale al 100%.Nel caso in cui, al contrario, il prodotto a base di aloe non presenti il marchio e non rientri all’interno dell’apposita lista stilata dalla IASC, allora non ha superato i rigorosi test ed è meglio evitarne l’utilizzo.In pratica, il logo e l’iscrizione in una speciale lista della IASC sono la garanzia di avere a che fare con un prodotto a base di aloe di alta qualità, lavorato nel modo corretto e soprattutto sicuro, ovvero che non presenta alcun tipo di effetto collaterale.Di recente, la FDA ha provveduto a togliere dal mercato statunitense alcuni prodotti lassativi in cui era contenuta l’aloe, oltre a tanti altri ingredienti: la notizia ha fatto un gran scalpore, ovviamente, per la presenza dell’aloe e , da quel momento, si è diffusa la voce che l’aloe potesse essere tossica.Per avere una risposta piuttosto autorevole, in maniera tale da chiarire i dubbi sulla tossicità o meno dell’aloe, è meglio fare riferimento a quanto dichiarato dalla IASC che, come dicevamo in precedenza, è l’associazione scientifica più affidabile in materia di aloe, senza dimenticare il parere della famosa Food and Drug Administration.La IASC, all’interno del sito ufficiale, sottolinea come l’aloe, in sé, non è affatto tossica, altrimenti non potrebbero esistere più di 319 prodotti che sono stati approvati tramite la certificazione di qualità dalla stessa associazione no-profit.Sempre sul medesimo sito, abbiamo la possibilità di trovare decine e decine di ricerche in cui si sottolinea la non tossicità dell’aloe. Inoltre anche la FDA ha precisato che non è l’aloe presente nei prodotti ritirati dal mercato ad essere risultata tossica, ma tutto l’insieme di ingredienti che componevano tale sostanza.Di solito un succo di aloe vera che è stato prodotto secondo il tradizionale processo biologico non presenta effetti collaterali.
Per la produzione del succo di aloe, ad ogni modo, è necessario rispettare dei rigorosi ed inderogabili parametri e regole di estrazione, che permettono di evitare degli effetti indesiderati, che potrebbero essere presenti, al contrario, nel momento in cui sia stata effettuata una scarsa o non igienica lavorazione e produzione, ma anche l’aggiunta di conservanti può essere pericolosa, visto che potrebbe essere la causa del manifestarsi di stati allergici ed irritazioni.E’ molto importante che il succo di aloe vera subisca un processo di lavorazione che viene svolto seguendo determinati criteri, che sono rappresentati dalla coltivazione all’origine e dalla lavorazione del prodotto certificata biologicamente (ovvero in base alla normativa europea CE 2092/91).E' fondamentale che solamente il gel interno venga utilizzato per la formazione del succo, in maniera tale da evitare, in ogni caso, la presenza di aloina (che svolge una funzione eccessivamente lassativa), oltre al fatto di evitare anche l’aggiunta di conservanti come sodio benzoato e potassio sorbato) e che, soprattutto, nel corso delle varie fasi di lavorazione del prodotto, vengano rispettate le norme igieniche, in maniera tale da poter escludere in modo assoluto una contaminazione microbiologica del prodotto.
Ad ogni modo, come per ogni altro prodotto in cui sono contenute piante medicinali, è importante non abusare dell’aloe vera.Infatti, soprattutto per via di una sostanziale mancanza di dati scientifici e test clinici, il consiglio è quello (più per cautela che per effettivi pericoli ed effetti indesiderati) di non somministrare il succo di aloe come se fosse un integratore alimentare a tutti quei bambini che hanno un età che non supera i dodici anni e, al contempo, evitarne l’uso anche alle donne in stato di gravidanza.
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