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Paradossalmente, a livello normativo, il vino biologico non ha una definizione e sembra non esistere, ma ci sono tantissimi documenti, ma anche guide, che ne fanno riferimento come se fosse una definizione ormai adottata nell’enologia contemporanea.
E’ meglio sottolineare, però, come il vino biologico si può riscontrare soprattutto in virtù del fatto che sono le aziende stesse a mettere in evidenza tale procedimento di derivazione, così come ad alcuni particolari disciplinari che si caratterizzano proprio per fare riferimento al vino biologico, anche se quest’ultimo, dal punto di vista legale, non esiste.Una situazione paradossale, come dicevamo in precedenza, che però non viene certamente aiutata dalla posizione del Ministero delle politiche agricole, che ha riconosciuto diversi disciplinari in cui si fa riferimento al vino biologico, anche se in realtà manca una base legale che ne permetta il riconoscimento.Quindi, la struttura basica del vino biologico è sicuramente riferibile alle norme ed alle leggi in tema di agricoltura biologica, contenuto all’interno del regolamento della CEE 2092/91.Ad ogni modo, nonostante non ci sia un riferimento normativo vero e proprio, è importante mettere in evidenza come ci siano diversi disciplinari che vanno ad indicare quali siano i procedimenti suggeriti per poter ottenere il miglior vino biologico, così come quali siano le pratiche autorizzate e quali invece non possano essere messe in atto. EW-OL Piante di Cactus nel Deserto Tramonto Vettore Piccolo Giardino Bandiera Verticale in Poliestere a Doppia Faccia Stampato 12,5 x 18 Pollici Prezzo: in offerta su Amazon a: 11,31€ |
Nel momento in cui si fa riferimento alla vinificazione legata all’agricoltura biologica, quindi, il tema è sempre complicato ed intricato e, per tale ragione, ciascuna regione deve provvedere a disciplinare in maniera adeguata questa situazione.
Le regioni che sono più accorte per quanto riguarda la vinificazione biologica, hanno inserito all’interno dei loro disciplinari delle particolari normative, piuttosto approfondite, in cui viene utilizzata una maggiore precisione per fare riferimento al tipo di coltura ed al procedimento di vinificazione, mentre le regioni meno attente, da questo punto di vista, preferiscono garantire una maggiore libertà di movimento alle aziende vinicole, lasciando agli organi privati preposti al controllo un compito decisamente più arduo, che spesso va a collidere con l’aspetto della trasparenza, che dovrebbe essere, invece, messo sempre in primo piano.Al tempo stesso, la situazione rimane decisamente confusionaria, per via del fatto che i vecchi disciplinari non hanno ricevuto un congruo aggiornamento e, per tale ragione, non comprendono tutte quelle innovazioni che hanno coinvolto l’enologia nel corso dell’ultimo ventennio, in cui i problemi strettamente legati all’ambiente e la grande e rinnovata attenzione verso l’agricoltura biologica hanno certamente rappresentato nuovi filoni portanti dell’attuale società.
Giusto per fare qualche esempio concreto, dobbiamo mettere in evidenza come questi disciplinari che abbiamo da poco citato non riferiscono molto per quanto riguarda l’impiego di sostanze che vengono impiegate al posto dei solfiti.Le aziende che hanno un grande interesse verso l’agricoltura biologica e il vino biologico, però, hanno comunque la facoltà di richiedere l’intervento di gruppi ed organismi preposti al controllo, in modo tale da autorizzare l’impiego di nuove pratiche che non sono ancora comprese all’interno dei disciplinari.C’è anche da dire, come al solito, che i tempi della burocrazia italiana risultano essere essenzialmente lenti ed è proprio questa la ragione per cui ci troviamo decisamente indietro in confronto ad altre nazioni, come ad esempio la Francia, in cui la vinificazione biologica è una realtà piuttosto affermata e ben delimitata.
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