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Il falso chiodino si sviluppa da aprile a novembre sui tronchi di alberi vivi e sul terreno all’interno dei resti degli alberi morti. Questo duplice comportamento fa rientrare il fungo sia nella categoria dei parassiti che in quella dei saprofiti. I primi si nutrono di alberi vivi, mentre i secondi, di materia organica morta.
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Il falso chiodino presenta un cappello sferico, lievemente a campana e molto carnoso, del diametro da tre a sette centimetri. Questa parte è colorata di giallo. Il gambo è cilindrico, sottile e di colore giallo più scuro alla base. A differenza del chiodino buono, il falso chiodino non presenta anello, questo viene sostituito da alcuni filamenti. Le lamelle sono a raggi, annesse al gambo, inizialmente di colore giallo, poi verde e in seguito brunastre. Il gambo può essere lungo da sette a dodici centimetri.
La carne del falso chiodino è di colore giallastro, con un odore sgradevole e un sapore amarognolo. Si consiglia di non fare la prova dell’assaggio per distinguerla dal vero chiodino, perché questa specie è molto velenosa. Le spore sono ellittiche, massive e di colore viola, bruno o porpora.
Il falso chiodino è un fungo molto velenoso, anzi velenosissimo. Se ingerito può provocare gravi sintomi gastrointestinali. La sua ingestione in grandi quantità provoca anche la morte. L’avvelenamento da ingestione di falso chiodino causa anche una sindrome chiamata parafalloidea, con manifestazioni patologiche ad esito anche mortale simili a quelle causate dall’amanita phalloides.
Il nome scientifico del fungo deriva dal greco “Hypho” che significa ‘tessuto’ e dal termine “loma” che significa ‘ornato di frange’. Il secondo nome del fungo detiva dal latino “fasciculus”, che significa ‘fascetto’, per via della sua abitudine di comparire in gruppi.
Se si è inesperti, si sconsiglia di andare a caccia di funghi. Il falso chiodino infatti viene frequentemente scambiato per quello vero. Molti cercatori, dopo l’assaggio, hanno accusato gravi sintomi da avvelenamento. In caso di dubbi si consiglia sempre di far controllare gli esemplari raccolti dagli esperti della Asl più vicina.
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